Sindrome dell’intestino corto
Prof. Federico Bozzetti
Chirurgo Generale Medico Chirurgo - Professore a contratto, specialista in Chirurgia Generale ed in Oncologia Creato il: 16/10/2024La sindrome porta a una diminuzione dell’area superficiale disponibile per l’assorbimento dei nutrienti, il che può portare a seri problemi di malassorbimento e malnutrizione.
Cause
La sindrome dell’intestino corto, come detto, si associa a una serie di procedure o malattie che compromettono il corretto funzionamento dell’intestino tenue, che quindi riescono ad assorbire correttamente i nutrienti contenuti nel cibo. Tra le cause principali rientrano:- resezione intestinale: la causa più comune della sindrome è la rimozione chirurgica di una parte significativa dell’intestino tenue. Questo può essere necessario a seguito di condizioni come ileo o resezioni intestinali per malattie infiammatorie intestinali, tumori intestinali, traumi o ischemia intestinale;
- malattie intestinali: alcune malattie intestinali, come il morbo di Crohn, possono portare a danni significativi all’intestino tenue, aumentando il rischio di sviluppare la sindrome;
- malattie congenite: in rari casi, la sindrome può essere conseguenza in forma congenita per via di un’anomalia nello sviluppo dell’intestino tenue.
Sintomi
La sindrome dell’intestino corto ha una sintomatologia che può variare molto a seconda della causa scatenante e della gravità della malattia, che può dipendere dalla quantità di intestino funzionante residuo.In genere, il sintomo più comune è costituito dalla diarrea, che si presenta con feci molli e molto liquide. La diarrea è spesso persistente e per questo motivo può essere associata a fenomeni di disidratazione, per via della quantità di acqua che viene perduta con essa, e di perdita di peso.
Altri sintomi generici sono legati a problemi digestivi che includono gonfiori e crampi addominali, stanchezza e malessere generale, nausea, vomito e bruciori di stomaco.
Inoltre, la ridotta capacità di assorbimento dell’intestino può portare a una carenza di nutrienti fondamentali, come le vitamine, che possono quindi provocare patologie secondarie correlate.
Diagnosi
La presenza della sindrome dell’intestino corto si può comunemente sospettare in tutti quei pazienti che, in sede di visita specialistica, lamentano e manifestano una sintomatologia caratterizzata da diarrea persistente e all’anamnesi riferiscono un recente intervento di resezione dell’intestino o malattie intestinali croniche. Per ottenere una conferma diagnostica, quindi, il medico specialista può ritenere utile chiedere di eseguire alcuni esami specifici, come:- esami del sangue: i medici possono eseguire esami del sangue per valutare i livelli di elettroliti, vitamine, minerali e proteine, che possono essere sotto la norma a causa del malassorbimento intestinale e quindi presentare una sindrome da malassorbimento;
- test delle feci: possono essere utilizzati per valutare la presenza di grassi non digeriti, che è comune nei pazienti a causa del malassorbimento;
- esami strumentali: gli esami di diagnostica per immagini, come TAC, radiografie o risonanze magnetiche, possono essere utilizzati per valutare l’anatomia dell’intestino tenue e identificare eventuali anomalie strutturali.
Rischi
Essendo una sindrome legata a un malassorbimento di nutrienti, questa può produrre numerose complicanze correlate, che includono:- osteoporosi: l’incapacità di assorbire calcio e vitamina D può danneggiare il ricambio osseo, causando fenomeni di osteoporosi;
- denutrizione: in generale, la sindrome dell’intestino corto può impedire di assorbire un gran numero di nutrienti importanti, causando una grave perdita di peso e problemi che possono interessare vari distretti dell’organismo;
- ritardo nella crescita dei bambini: a causa della malnutrizione che questa condizione patologica può comportare nel paziente che ne è affetto.
Cure e Trattamenti
In genere, la sindrome dell’intestino corto nella sua fase iniziale (ossia subito dopo l’intervento di resezione intestinale) prevede il ricorso alla nutrizione parenterale, ossia per via endovenosa in modo da non mettere sotto stress l’intestino. Nei pazienti che hanno subito una resezione intestinale molto significativa la nutrizione parenterale deve essere mantenuta a vita.Superata la prima fase, ai pazienti con la sindrome viene consigliato di fare piccoli pasti e con contenuto ridotto di carboidrati, in quanto possono favorire la comparsa di episodi di diarrea. Per evitare quest’ultima viene anche indicata l’assunzione di un antidiarroico (spesso la loperamide) che riduce la frequenza della diarrea dopo i pasti. Spesso, ai pazienti viene anche indicata una supplementazione di vitamine, calcio e magnesio per evitare fenomeni di carenze.
In alcuni casi, i pazienti possono sviluppare un aumento della produzione di acido a livello dello stomaco; pertanto, viene spesso indicato anche un antiacido di tipo inibitore della pompa protonica (per esempio, l’omeprazolo o il pantoprazolo).
Tra le terapie possibili rientra anche quella farmacologica a base di teduglutide, un analogo dell’ormone GLP-2 che consente di rigenerare la mucosa intestinale e rallentare il transito degli alimenti, migliorando l’assorbimento dei nutrienti.
Nei pazienti per cui la nutrizione orale è impossibile e quella parenterale è fortemente controindicata, si può fare ricorso, se è presente un donatore di organi compatibile, a una procedura di trapianto dell’intestino tenue.
Bibliografia
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