Mielofibrosi

Dr. Massimo Offidani
Ematologo Medico Chirurgo, specialista in Ematologia Creato il: 27/01/2025La malattia è caratterizzata da anemia, ingrossamento della milza e vari sintomi e spesso il midollo osseo si presenta fibrotico per un accumulo di collagene al suo interno.

Cause
Il midollo osseo è un tessuto molle che si trova all'interno delle cavità ossee, come il centro delle ossa lunghe e delle ossa piatte, ed è responsabile della produzione di tre tipi principali di cellule del sangue: globuli rossi (eritrociti), globuli bianchi (leucociti) e piastrine. Queste cellule sanguigne svolgono ruoli cruciali nel trasporto di ossigeno, nella difesa immunitaria e nella coagulazione del sangue. Tutte queste cellule sono forme differenziate delle cellule staminali ematopoietiche. Queste sono quindi fondamentali per il ripristino e il mantenimento del tessuto ematopoietico.La mielofibrosi è una malattia del midollo osseo caratterizzata da una sostituzione progressiva del tessuto midollare normale con tessuto fibroso cicatriziale. Questa condizione porta a una produzione inefficiente di cellule del sangue e alla compromissione delle funzioni ematopoietiche del midollo osseo.
Le cause esatte della mielofibrosi primaria non sono completamente comprese, ma si sa che le mutazioni genetiche giocano un ruolo chiave. Le più comuni mutazioni genetiche osservate nei pazienti con mielofibrosi coinvolgono il gene JAK2, che è presente nel DNA delle cellule staminali ematopoietiche. La mutazione rende il gene perennemente attivo e causa uno squilibrio di popolazione tra le cellule alterate e quelle sane.
La mielofibrosi può essere primaria, e quindi imputabile alla presenza della mutazione su JAK2, o secondaria, sviluppandosi come conseguenza di altre neoplasie mieloproliferative come la policitemia vera o la trombocitemia essenziale.
Tra i fattori di rischio principali per lo sviluppo della mielofibrosi si individuano:
- età avanzata: sebbene il motivo non sia chiaro, si è notato che la mielofibrosi interessa maggiormente i pazienti oltre i 50 anni;
- agenti chimici: l’esposizione per lungo tempo a sostanze come toluene e benzene può causare mutazioni genetiche, tra cui quelle responsabili della malattia;
- radiazioni: i pazienti sopravvissuti a disastri atomici o che sono stati esposti al torotrasto (un mezzo di contrasto radioattivo usato nella prima metà del Novecento) hanno un maggior rischio di sviluppare numerosi tumori, tra cui la mielofibrosi.
Sintomi
I sintomi della mielofibrosi hanno un’evoluzione molto lenta, che esordiscono in modo molto subdolo e impercettibile e progressivamente diventano sempre più debilitanti. La sintomatologia include spesso:- affaticamento: è uno dei sintomi iniziali più comuni della mielofibrosi. Il paziente può sentirsi stanco e privo di energia anche dopo il riposo;
- splenomegalia ed epatomegalia: l'ingrossamento della milza e del fegato è un segno tipico della mielofibrosi. Questo è legato all’accumulo di cellule staminali ematopoietiche e può comportare un senso di disagio per la pressione esercitata dai due organi sui tessuti circostanti;
- anemia: la produzione insufficiente di globuli rossi ha come prima conseguenza l’anemia, che spesso è la prima causa dell’affaticamento e si può manifestare anche con altri sintomi, come pallore, vertigini e dispnea;
- trombocitopenia: la mielofibrosi può portare a una riduzione del numero di piastrine nel sangue, chiamata trombocitopenia. Ciò aumenta il rischio di emorragie gravi;
- leucopenia: nelle fasi avanzate della malattia, il conteggio dei globuli bianchi nel sangue può diminuire significativamente, causando una leucopenia con conseguente indebolimento del sistema immunitario.
Diagnosi
La diagnosi di mielofibrosi inizia con l'analisi della storia medica e un esame obiettivo, che solitamente include una palpazione della milza per valutarne l’eventuale ingrossamento e la misurazione della pressione arteriosa. Successivamente, lo specialista può ritenere utile approfondire le indagini diagnostiche, mediante ulteriori esami, quali ad esempio:- esami del sangue: consentono di valutare i conteggi ematici completi, compresa l'emocromo, la conta piastrinica e la conta dei globuli bianchi. Questi test possono rivelare anomalie come anemia, trombocitopenia o leucocitosi. Inoltre, vengono spesso valutati i livelli di enzimi epatici e la funzione renale;
- biopsia del midollo osseo: durante questo procedimento, viene prelevato un campione di midollo osseo da una delle ossa (tipicamente dal bacino) utilizzando un ago speciale. Il campione viene quindi esaminato al microscopio per valutare la presenza di fibrosi midollare, la morfologia delle cellule del midollo osseo e altre anomalie;
- analisi genetiche: viene eseguito un test per identificare eventuali mutazioni genetiche associate alla mielofibrosi, come mutazioni di JAK2. Questi test possono aiutare a confermare la diagnosi e a guidare il trattamento.

Rischi
La mielofibrosi è una condizione grave e che può produrre un gran numero di complicanze pericolose per il paziente; quelle più rilevanti includono:- ipertensione portale: si manifesta a causa del ristagno di sangue nella milza e aumenta la pressione all’interno della vena porta, che unisce quest’ultima al fegato; può provocare gravi danni a carico del fegato;
- emorragie e infezioni: la trombocitopenia comporta una maggiore suscettibilità a emorragie e offre una via di accesso a patogeni che possono causare infezioni a cui il sistema immunitario, indebolito per la leucopenia, può rispondere in modo inadeguato, mettendo a rischio la sopravvivenza del paziente;
- danni d’organo: le cellule staminali mutate possono diffondersi anche ad altri organi (polmoni, midollo spinale etc.), dando luogo alla produzione di cellule del sangue in luoghi non adatti e causando danni;
- leucemia: in alcuni casi, la mielofibrosi può evolvere in leucemia mieloide acuta, una forma aggressiva di cancro del sangue.
Cure e Trattamenti
La mielofibrosi presenta una sola forma di terapia completamente risolutiva ed è costituita dal trapianto di midollo osseo. Tuttavia, questa procedura può essere molto rischiosa e pertanto, laddove possibile, si preferisce fare ricorso a terapie di natura sintomatica, che includono:- inibitori di JAK2: nei pazienti con mielofibrosi primaria, la terapia preferenziale è l’utilizzo di agenti come i modulatori di JAK2 (es. ruxolitinib) che consente di contenere la sintomatologia;
- stimolatori dell’eritropoiesi: per combattere l’anemia si possono impiegare degli androgeni o farmaci promotori dell’eritropoiesi come eritropoietina e talidomide, che favoriscono la produzione dei globuli rossi;
- trasfusioni periodiche: possono essere impiegate come trattamenti di compensazione per l’anemia;
- radioterapia e chemioterapia: si basano sull’uso di radiazioni o farmaci citotossici per eliminare le cellule staminali malate; solitamente permettono di ridurre la dimensione della milza;
- splenectomia: consiste nell’asportazione chirurgica della milza e viene impiegata quando questa raggiunge dimensioni eccessive che non rientrano nella norma con la chemioterapia.
Bibliografia
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