Linfangite
Prof. Vincenzo Sangrigoli
Chirurgo Vascolare Medico Chirurgo, specialista in Angiologia Medica ed in Chirurgia Vascolare Creato il: 29/06/2017 Ultimo aggiornamento: 29/12/2023Con il termine linfangite si intende un'infezione dei vasi linfatici distribuiti in tutto il nostro corpo, prevalentemente in contatto con le vene. I vasi e le ghiandole linfatiche (linfonodi) provvedono al ritorno della linfa, il liquido che risiede negli spazi fra cellule e tessuti periferici, verso la grande circolazione.
L’insieme delle cause che conducono al Linfedema Cronico, localizzato nella maggior parte dei casi negli arti inferiori, determinano una riduzione o ostruzione della circolazione linfatica, come alcune malattie congenite, infettive (soprattutto da parassiti), tumorali, metaboliche, cardiache o traumatiche. Possono soffrirne tutti i soggetti, ma soprattutto quelli affetti da malattie vascolari. Tra questi ultimi, gran parte dei pazienti di linfangite ha le gambe gonfie a causa di un’insufficienza linfatica cronica, in cui la linfa non circola o è limitata nella circolazione.
Cause
Questa infezione è una comune complicazione dei soggetti, specialmente tra coloro che lavorano nelle campagne o nei boschi, senza una protezione adeguata da spine vegetali o schegge di legno, ecc. Da quando le macchine per lavori agricoli e giardinaggio sostituiscono gran parte del lavoro manuale, si è molto ridotto il rischio di infezione.
Fino al secolo scorso veniva definita come “Erisipela” o, volgarmente, con il termine di “Risipola”.
Tra le cause più comuni di un linfedema cronico (gamba gonfia), può esserci una piccola o grande ferita di una gamba sana che infetta i linfatici. Tuttavia, possono causare l’infezione anche:
- grattamento involontario notturno
- cellulite infettiva
- raramente, sifilide;
- talvolta, dermatofitosi.
Ad oggi, un’importante concausa la rappresenta anche l’obesità patologica. Il peso corporeo eccessivo, infatti, per l’alta pressione nei vasi venosi e linfatici, rende più difficoltoso sia il movimento che la circolazione del sangue e della linfa.
Sintomi
I sintomi principali sono:
- gamba, o arto interessato, caratterizzato da gonfiore, con senso di tensione;
- arto interessato intensamente arrossato;
- presenza su di un arto di vescicole, che trasudano linfa e che si trasformano in ulcerazioni di varie dimensioni;
- manifestazioni sistemiche quali: febbre, cefalea, brividi, tachicardia, ecc.
In tali circostanze, il prurito ed il conseguente grattamento generano un “circolo vizioso” ed il quadro clinico peggiora molto velocemente. Se trascurati, tali sintomi, tenderanno nel tempo ad intensificarsi ed estendersi, fino a diventare intensamente dolorosi.
Diagnosi
Ad oggi la linfangite acuta è ancora poco conosciuta e soggetta a interpretazioni errate.
Per lo Specialista esperto è, tuttavia, sufficiente un’occhiata per capire di cosa si tratta. Ciononostante, è necessario seguire un esame obiettivo e analizzare la storia clinica del paziente.
Nel dubbio che possano associarsi malattie vascolari arteriose e/o venose, è necessario effettuare anche un esame Ecocolordoppler.
Nel corso delle prima visita è possibile eseguire due semplici ed immediati esami diagnostici:
- ecografia dei tessuti superficiali e profondi delle gambe. Esame che serve a evidenziare quale sia la sede, la causa ed il grado di gonfiore (Linfedema) dell’infezione.
- studio Microscopico e Colturale del liquido raccolto su un tampone sterile. Consente di rintracciare i batteri responsabili e di capirne la natura.
Qualora vi fosse il sospetto - o evidenza - di un insufficienza arteriosa e/o venosa nel paziente, bisogna approfondire tramite un esame Ecocolordoppler vascolare al fine di poter elaborare un piano di prevenzione e cura specifica.
Rischi
L’infezione si trasmette alle ghiandole e, provocando la Linfoadenite, l’organismo reagisce con febbre alta e spossatezza. In questa fase è importante non trascurare il paziente poiché, nei peggiori casi, può condurre ad uno stato infettivo (settico) generalizzato (sepsi e setticemia), potenzialmente fatale.
Nel caso la malattia si sviluppa in una gamba con altre malattie vascolari arteriose o venose (come arteriosclerosi o vene varicose) c’è il rischio che possa aggravare il decorso in modo determinante e pericoloso. Nelle arterie già sofferenti può aggravare l’ostruzione ed accelerare la riduzione dell’apporto sanguigno, fino all’ischemia critica (mancanza acuta di sangue).
Nei pazienti portatori di varici o insufficienza venosa cronica aumenta le cause di gonfiore, ulcerazioni e dolore delle gambe. Allo stesso tempo, inoltre, forma facilmente una flebite infettiva (settica), talvolta seguite da trombosi ed embolia settica. In questi casi, tali patologie hanno generalmente un decorso estremamente più severo di quelle non infettive (non settiche).
Cure e Trattamenti
La cura si basa soprattutto sulla terapia antibiotica generale e locale. Tale terapia deve essere stabilita sulla base dell’esame colturale. Nel caso, tuttavia, si sospetti un rischio trombotico (rischio per trombosi venosa o flebite), bisogna associare agli antibiotici la somministrazione di eparina a basso peso molecolare (in dosaggi di prevenzione o terapeutici, secondo i casi).
Dal momento che l’infezione si instaura soprattutto in gambe gonfie, è anche indispensabile provvedere mediante una terapia fisica al fine di attenuare - urgentemente - il gonfiore acuto e cronico. La terapia può consistere in:
- riposo a letto (continuo) per alcuni giorni, con medicazioni e impacchi di acqua sterile. È necessario mantenere una posizione supina, con le gambe sollevate su due cuscini (o su di un apposito supporto) per mantenere le ginocchia flesse di circa 120°;
- medicare le gambe con pomate antibiotiche ed antinfiammatorie specifiche;
- impacchi continui, meglio se notturni, che interessino la zona che va dalla radice della coscia fino al piede compreso).
Bisogna attenersi al riposo finché il gonfiore e l’infiammazione non passano. Solamente a quel punto, si potranno indossare le calze elastiche accuratamente misurate. La contropressione deve essere, inoltre, indicata dallo Specialista.
Quando il paziente sarà guarito dall’episodio acuto, non dovrà comunque interrompere le cure. La maggior parte dei pazienti è, infatti, portatrice di Linfedema Cronico, motivo per il quale vi è la necessità di trovare le cause attraverso ulteriori esami diagnostici.
Dal momento che parliamo di un’infezione cronica, il paziente tenderà ad avere ricadute che tendono ad essere sempre peggiori. Bisognerà mantenere sempre il primo risultato delle cure, con costanza nelle terapie e tenendo sotto costante controllo clinico il gonfiore - qualora fosse possibile - le sue cause.
Si segnala l’indispensabilità nell’uso quotidiano delle calze elastiche almeno per i primi 6-12 mesi.
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