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Linfedema

Dr. Mirko Campisi

Dr. Mirko Campisi

Chirurgo Generale Medico Chirurgo, specialista in Chirurgia Generale e in Ortopedia e Traumatologia - Ecografista - Linfologo Creato il: 13/03/2018 Ultimo aggiornamento: 20/09/2023

Il linfedema, noto anche come edema linfatico, rappresenta una patologia ancora poco conosciuta e difficile da diagnosticare.  

Si tratta di una condizione causata da un'alterazione del sistema linfatico: a volte, un'insufficienza meccanica, altre volte, un'insufficienza dinamica. Queste "alterazioni" linfatiche possono comportare un funzionamento non corretto dei vasi linfatici, o, addirittura, a una cessazione della loro funzione. Ciò comporta un accumulo di liquidi e, quindi, di sostanze negli spazi intercellulari.

Il linfedema si classifica in diversi stadi:

  1. Il primo stadio, nel quale si verifica un accumulo di linfa, che determina un edema. Tale edema, inizialmente, è passeggero ed è riducibile manualmente. I sintomi possono risultare poco chiari e confusi con altre malattie. Tra questi, citiamo: i crampi saltuari, specie notturni, il formicolio e, qualche volta, anche prurito;
  2. Il secondo stadio è invece rappresentato da quella fase in cui, insieme all'accumulo di linfa, ristagnano anche proteine e altri cataboliti cellulari. L’edema, a questo punto, risulta più difficile da ridurre. Presenta sintomi come: la pesantezza, i dolori crampiformi e prurito. Tale sintomatologia diviene sempre più persistente e costante, specialmente la sera;
  3. Il terzo stadio, nel quale la sottocute diventa più "dura". Ciò accade a causa del ristagno persistente della linfa, con formazione di una fibrosi diffusa del tessuto. In questa fase, non è più possibile ridurre l’edema. A questo stadio, corrisponde il grado più alto di linfedema, che viene chiamato elefantiasi.
  4. esistono anche un quarto e quinto stadio, con patologia linfatica inveterata ed invalidante, che, quasi sempre, comporta un intervento chirurgico e, più precisamente, una microchirurgia.
Linfedema

Cause Cause

Il linfedema può essere classificato in:

  • primitivo o congenito, qualora sia presente dalla nascita;
  • secondario (acquisito), ossia conseguente ad un trattamento chirurgico; tipico è il linfedema dell'arto superiore secondario a mastectomia (rimozione chirurgica della mammella per carcinoma).

Sintomi Sintomi

Relativamente alla sintomatologia, va detto come la pesantezza delle gambe rappresenti il segno più importante e comune del linfedema. A tal proposito, si parla di:

  • edema linfatico, quando le gambe iniziano a gonfiarsi;
  • elefantiasi, quando le gambe assumono forme e consistenza enormi.
Tali condizioni convincono il chirurgo a ricorrere a un intervento di microchirurgia.

Alla sintomatologia precedentemente esposta, infine, possono talvolta correlarsi anche episodi di febbre, infezioni batteriche o fungine, oppure episodi di linfangite
 

Diagnosi Diagnosi

Per quanto riguarda la diagnosi del linfedema, questa è sostanzialmente clinica. Si basa, dunque, su una visita scrupolosa e dettagliata, eseguita da uno specialista in Linfologia.

Oltre alla visita clinica, possono essere associati anche esami strumentali diagnostici. Tra questi, l'esame cardine fondamentale è rappresentato dalla scintigrafia linfatica.

Ultimamente, chi scrive sta mettendo a punto anche l'approccio ecografico con valutazione dei tralci fibro-connettivali, tipici del linfedema.

Rischi Rischi

Il rischio maggiore del linfedema è riferito al fatto che questa malattia crea disturbi della deambulazione, fino a condurre a vere e proprie invalidità del soggetto che ne è affetto.

Solo una percentuale piccola di linfedema, nonché alcune condizioni cliniche associate, qualora dovessero essere trascurate, possono trasformarsi in patologia tumorale.

Cure e Trattamenti Cure e Trattamenti

La terapia del linfedema si basa su diverse metodiche fondamentali, tra cui:

  • la terapia fisica (linfodrenaggio manuale, linfodrenaggio meccanico computerizzato, pressoterapia sequenziale, endermologie, tutori elasto-compressivi); l'approccio farmacologico, che prevede l'utilizzo di diuretici, drenanti del circolo linfatico, antibiotici e diete specifiche;
  • quella laserterapica (laserterapia con infrarossi che permette di decongestionare la stasi linfatica e di riattivare il sistema linfatico stesso);
  • l'approccio chirurgico, con particolare riferimento, come già enunciato precedentemente, alla microchirurgia derivativa e ricostruttiva.

L'unione di tali trattamenti, opportunamente regolati in base al singolo caso e al singolo paziente, consentono di ottenere risultati che, altrimenti, non sarebbe stato possibile raggiungere con la semplice attuazione di un singolo approccio terapeutico. Non a caso, si parla infatti di protocollo combinato, che è riconosciuto oramai in ambito internazionale come il "gold standard" nella cura del linfedema.

Una delle ultimissime novità terapeutiche, a livello mondiale, (ideata e modificata da chi scrive) nel 2020-2021, a seguito di studi specifici su tale argomento, è stato l'utilizzo di una apparecchiatura sinora mai usata in campo riabilitativo. Si tratta delle ESWT (onde d'urto), una metodica che sta sempre più prendendo spazio in ambito medico.

L'onda d'urto radiale è una metodica non invasiva, che permette di disgregare i tralci fibrosi, tipici del linfedema e del fibrolipedema. È indolore e permette altresì una neo-angiogenesi venosa e linfatica, consentendo a quest'ultimo, ed al sistema linfatico in toto, di "riabilitarsi", di riprendere sostanzialmente la sua normale funzione.

La metodica ha una facile fase di apprendimento ed è praticabile su molte tipologie di pazienti. Chi scrive l’articolo sta già ampiamente utilizzando tale metodica, finalizzata al trattamento delle patologie linfatiche dell'apparato genitale.

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