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Entesite

Dr. Daniele Tradati

Dr. Daniele Tradati

Ortopedico Medico Chirurgo, specialista in Ortopedia e Traumatologia Creato il: 12/03/2024
L’entesite consiste in un’infiammazione dell’entesi, ossia della giunzione tramite cui i legamenti e i tendini si innestano sulle ossa. Possono manifestare un gran numero di entesite, tra le più frequenti rientrano:
 
  • epicondilite (gomito del tennista) ed epitrocleite (gomito del golfista);
  • tendinite di Achille, che colpisce il tallone;
  • fascite plantare, che interessa la pianta del piede;
  • sindrome della cuffia dei rotatori, che interessa le spalle;
  • pubalgia, che colpisce la zona dell’inguine.
Entesite

Cause Cause

La grande maggioranza dei casi di entesite sono legati a sovraccarichi funzionali, ossia all’applicazione di una sollecitazione dei tendini o dei legamenti che di per sé sarebbe innocua ma che diventa dannosa in quanto eseguita in maniera ripetuta nel tempo. 

Proprio in virtù di ciò, non è raro che le entesiti siano conseguenza di attività generalmente svolte in ambito lavorativo o sportivo, come:
 
  • esecuzione errata di colpi, generalmente nel golf o nel tennis (da cui, l'epicondilite, ovvero il gomito del tennista);
  • scrittura a macchina;
  • lavori manuali ripetitivi (ad esempio, pensiamo all’azione continua del martellare).
Meno comunemente, a causare o favorire la comparsa delle entesiti possono essere traumi singoli, come incidenti o infortuni di varia natura, o a malattie, tra cui: l’artrite reumatoide e altre malattie reumatiche, l’artrite psoriasica, il diabete, la gotta e le malattie a carico della tiroide.
 

Sintomi Sintomi

In generale, i sintomi delle entesiti possono variare notevolmente da persona a persona, in base alla gravita dell’infiammazione, dalla presenza di eventuali malattie sottostanti e di fattori come l'età e lo stile di vita. Come molte delle infiammazioni di tipo articolare, le entesiti producono una serie di sintomi facilmente riconoscibili, quali:
 
  • dolore, generalmente più intenso quando si sollecita l’entesi dopo un periodo di inattività (ad esempio, al risveglio) ma che può essere presente anche a riposo;
  • rigidità dovuta alla fibrosi dell’entesi colpita; questa può essere più evidente al mattino o dopo un periodo di inattività e tende a migliorare con il movimento;
  • gonfiore dell’articolazione, che si può presentare tesa e sensibile al tatto;
  • sensazione di calore nella zona dolorante; questo è il risultato del processo infiammatorio che porta a un aumento del flusso sanguigno nell’area anatomica interessata dalla condizione patologica.

Diagnosi Diagnosi

La diagnosi di entesite deve essere posta da uno specialista e si basa innanzitutto su un’anamnesi accurata della sintomatologia, in modo da comprendere la localizzazione, l’intensità e i fattori scatenanti del dolore. Inoltre, sempre in fase di anamnesi, l’ortopedico può informarsi sullo stile di vita del paziente, in modo da valutare eventuali esposizioni a fattori di rischio (ad esempio, sport praticati, professioni svolte, ecc.), nonché individuare anche la presenza di eventuali patologie che possono favorire la comparsa dell’entesite.

Per porre una diagnosi accurata, solitamente, può essere utile l’esecuzione di alcuni esami di laboratorio (utili per individuare la presenza di malattie reumatiche) ma soprattutto di esami strumentali, quali ecografia e risonanza magnetica, per determinare le lesioni dei tessuti molli ed eventuali complicanze.
 
Entesite

Rischi Rischi

Le entesiti possono avere un impatto considerevole sulla qualità della vita dei pazienti, in quanto il dolore causato dall’infiammazione può diventare molto intenso, arrivando ad impedire lo svolgimento di attività quotidiane. Ad esempio, ciò può avvenire nel caso delle fasciti e della tendinite di Achille, dove il dolore può persino impedire di camminare.

Inoltre, un trattamento inadeguato può portare a complicanze particolarmente fastidiose della condizione, che possono coinvolgere:
 
  • deformazioni ossee, le quali possono influire anche pesantemente sulla capacità di movimento dell’articolazione infiammata;
  • calcificazione, che consiste nell’indurimento del tessuto fibroso e provoca una minore elasticità e mobilità della zona interessata;
  • cronicizzazione dell’infiammazione, con il dolore e tutto il resto della sintomatologia che diventano persistenti;
  • rottura dell’entesi, che quindi necessita di un intervento chirurgico per la ricostruzione.

Cure e Trattamenti Cure e Trattamenti

Come la maggior parte delle lesioni a carico di muscoli e articolazioni, il protocollo di riferimento è rappresentato dal cosiddetto PRICE, che consiste in:
 
  • protezione, generalmente con l’uso di fasciature o tutori per impedire nuove sollecitazioni sulla zona infiammata;
  • riposo, ossia evitare tutte le attività che possono aumentare l’infiammazione;
  • applicazione di ghiaccio sulla zona infiammata, al fine di ridurre l’afflusso di sangue; in genere è bene applicare ghiaccio, con opportune protezioni, circa 4-5 volte al giorno per 15-20 minuti ciascuna;
  • compressione, generalmente con una fasciatura, in quanto favorisce la rigenerazione del tessuto infiammato;
  • elevazione, sempre al fine di ridurre l’afflusso di sangue e quindi l’infiammazione.
L’uso di antinfiammatori, come FANS (per esempio, l’ibuprofene) o corticosteroidi, riesce spesso a ridurre la sintomatologia dolorosa, ed è pertanto suggerito in caso di dolori molto forti, ma può comportare effetti collaterali dannosi anche ai fini del recupero. Infatti, un abuso di corticosteroidi può aggravare le lesioni tendinee.

Una volta che il dolore si è attenuato, generalmente dopo una o due settimane, è bene svolgere un’attività di riabilitazione, generalmente di tipo fisioterapico, finalizzata al recupero della funzionalità dell’entesi coinvolta. 

Gli esercizi per il recupero della mobilità sono rappresentati soprattutto dallo stretching, utile per migliorare l’elasticità del tendine colpito, e dal rinforzo muscolare per garantirvi maggiore sostegno.
Se i trattamenti conservativi non portano a una riduzione della lesione entro 8-12 mesi, è possibile anche procedere per via chirurgica al fine di rimuovere i tessuti infiammati.
 

Bibliografia

  • Schett G, Lories RJ, D'Agostino MA, Elewaut D, Kirkham B, Soriano ER, McGonagle D. Enthesitis: from pathophysiology to treatment. Nat Rev Rheumatol. 2017 Nov 21;13(12):731-741.
  • McGonagle D, Gibbon W, Emery P. Classification of inflammatory arthritis by enthesitis. Lancet. 1998 Oct 3;352(9134):1137-40.
  • Watad A, Cuthbert RJ, Amital H, McGonagle D. Enthesitis: Much More Than Focal Insertion Point Inflammation. Curr Rheumatol Rep. 2018 May 30;20(7):41.
  • Koppikar S, Eder L. The management of enthesitis in clinical practice. Curr Opin Rheumatol. 2020 Jul;32(4):380-386.

L'informazione presente nel sito deve servire a migliorare, e non a sostituire, il rapporto medico-paziente. In caso di disturbi e/o malattie rivolgiti al tuo medico di base o ad uno specialista.

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