Utero retroverso
Dr. Silvano Zaglio
Ginecologo Medico Chirurgo, specialista in Ginecologia ed Ostetricia ed in Andrologia Creato il: 12/09/2024La retroversione dell’utero può avvenire per vari motivi, che includono condizioni fisiologiche, come la menopausa, anomalie congenite o patologie della regione pelvica e ha come principale conseguenza la comparsa di dolore pelvico. In genere, circa un quarto delle donne in età fertile sperimenta questa condizione.
Cause
Le cause dell’utero retroverso possono essere molteplici. Nei casi di retroversione primaria, o congenita, l’anomalia è presente già alla nascita. Viceversa, nei casi di retroversione secondaria, l’utero si trova inizialmente in posizione normale ma, a seguito di una condizione generalmente patologica, può ruotare.La maggior parte dei casi di utero retroverso secondario origina dalla presenza di fibromi uterini o di infiammazioni, che possono causare aderenze intrauterine o deformità della cavità con conseguente spostamento dell’utero dalla sua posizione originale. Più raramente, possono essere coinvolte delle patologie della zona pelvica, come l’endometriosi, alcune forme di tumori o la malattia infiammatoria pelvica; anche in questo caso, lo spostamento è dato dalla presenza di tessuto neoformato.
In alcuni casi, la retroversione può svilupparsi come conseguenza della menopausa, che comporta un calo del livello di estrogeni e quindi una perdita di forza dei legamenti uterini, o di alcune manovre ginecologiche, che includono parti molto difficili o aborti. In questi casi, infatti, la muscolatura del pavimento pelvico si allunga e indebolisce, potendo favorire l’indebolimento della parete.
Nelle donne particolarmente magre, l’utero retroverso può svilupparsi come conseguenza della ptosi, ossia l’abbassamento degli organi.
Sintomi
La presenza di sintomi legati all’utero retroverso è legata soprattutto alle cause scatenanti e all’entità della retroversione. Nella grande maggioranza dei casi, l’utero retroverso è completamente asintomatico e non interferisce né con la fertilità né con la gravidanza.Occasionalmente possono verificarsi alcuni sintomi lievi, come un senso di pesantezza al basso addome e, in alcuni casi, dolori localizzati che possono intensificarsi durante i rapporti sessuali (dispareunia) e prima o durante le mestruazioni. Infatti, la retroversione dell’utero comporta una maggiore difficoltà nell’espulsione del materiale mestruale, richiedendo quindi una contrazione più intensa e dolorosa dei muscoli uterini.
Tra gli altri sintomi comuni della condizione possono rientrare disturbi intestinali e vescicali, legati alla compressione che l’utero retroverso esercita sugli organi circostanti, e altri sintomi generici, che possono includere cefalea, irritabilità e tosse nervose.
Diagnosi
La diagnosi dell’utero retroverso è posta mediante visita specialistica con un ginecologo e si basa inizialmente su un’attenta anamnesi, che include la valutazione scrupolosa della storia clinica della paziente (analizzando ed esaminando la presenza di fattori di rischio come potrebbero essere, ad esempio, la menopausa o le patologie uterine), nonché la presenza eventuale di sintomi che possono far ipotizzare la condizione.Successivamente si fa ricorso a un esame obiettivo ginecologico, con l’osservazione diretta della cavità pelvica, ed eventualmente a procedure di diagnostica ecografica, come l’ecografia pelvica o quella transvaginale.
Rischi
L’utero retroverso è una condizione generalmente lieve e che non comporta particolari evoluzioni. In generale, la maggior parte dei rischi collegati alla patologia è da imputare alla presenza di altre patologie.Se la condizione è causata dalla malattia infiammatoria pelvica, per esempio, il rischio maggiore è dato dalla formazione di cicatrici nelle tube, potenzialmente ostacolando l’accesso degli ovuli fecondati all’interno dell’utero, con il rischio di provocare gravidanze extrauterine o infertilità.
Se invece la retroversione origina da una neoplasia, il rischio maggiore è legato alla diffusione del tumore ad altri tessuti o organi distanti, con conseguente peggioramento della prognosi e delle prospettive di sopravvivenza della paziente.
In casi estremamente rari (l’incidenza è circa dello 0.3%), la retroversione dell’utero può comportare una sindrome da incarceramento uterino, che si verifica durante la gravidanza e comporta l’impossibilità per l’utero di espandersi correttamente, con un forte rischio di aborti spontanei ricorrenti.
Cure e Trattamenti
Molto spesso, l’utero retroverso non richiede alcun trattamento, soprattutto se non comporta sintomi particolarmente fastidiosi per la paziente. Inoltre, nella maggior parte dei casi, questa è una condizione che si risolve spontaneamente nella maggior parte dei casi.Infatti, molto spesso l’utero recupera la sua posizione originale già in seguito a una gravidanza, in quanto questo si espande per ospitare il nascituro e, nel recupero delle sue dimensioni iniziali tende anche a recuperare la normale orientazione anteversa.
Se l’utero retroverso non si risolve spontaneamente, in genere il trattamento tipico può prevedere il suo riposizionamento per via manuale o chirurgica, con conseguente terapia di rafforzamento della muscolatura pelvica.
Nei casi di utero retroverso secondario, il trattamento preferenziale prevede la risoluzione della patologia sottostante, per esempio con l’uso di antibiotici per la malattia infiammatoria pelvica o con un intervento chirurgico per trattare eventuali tumori pelvici.
Il trattamento sintomatico dell’utero retroverso invece include solitamente un trattamento farmacologico, come l’uso di antidolorifici.
Bibliografia
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