Fibromatosi uterina

In casi rari si osserva una condizione definita fibromatosi uterina diffusa, in cui l’utero risulta globalmente aumentato di volume a causa della presenza di numerosi noduli, solitamente di piccole dimensioni e scarsamente delimitabili, che tendono a confluire tra loro, determinando un indurimento dell’organo e una perdita della normale elasticità delle sue pareti.
I fibromi sono influenzati dagli ormoni, e per questo tendono a crescere gradualmente nelle donne in età fertile, talvolta anche durante la gravidanza. Dopo la menopausa, la loro crescita tende ad arrestarsi e, in alcuni casi, i fibromi uterini possono regredire, con una diminuzione del loro volume. La fibromatosi uterina colpisce prevalentemente donne di età compresa tra i 30 e i 50 anni.
I fibromi si classificano in base alla loro localizzazione in:
- sottomucosi, quando si sviluppano a livello della mucosa uterina (endometrio), andando quindi a coinvolgere la cavità uterina;
- intramurali, quando sono localizzati all'interno del tessuto muscolare dell'utero;
- sottosierosi, quando si sviluppano verso l’esterno dell’utero, modificandone il profilo.

Cause
Attualmente non sono note le cause dirette della fibromatosi uterina, una condizione clinicamente evidente nel 20% circa delle donne in età fertile, ma riscontrabile in oltre il 70% dei casi di utero rimosso chirurgicamente (isterectomia). L’incidenza risulta più elevata nelle donne di origine afrocaraibica.Tra i fattori che potrebbero contribuire allo sviluppo della fibromatosi si annoverano la familiarità, l'obesità e le condizioni associate a un iperestrogenismo relativo. Al contrario, l’uso prolungato di contraccettivi orali e un numero elevato di gravidanze a termine sembrano associarsi a una minore incidenza della patologia.
Sintomi
La fibromatosi uterina può non dare alcun sintomo oppure manifestarsi con disturbi legati alla dimensione e/o alla localizzazione dei noduli. Tra i sintomi possiamo trovare, ad esempio, fibromi di grandi dimensioni situati anteriormente possono comprimere la vescica, ostacolandone la normale distensione e provocando, tra l'altro, una minzione frequente. Se invece i noduli si trovano posteriormente, in prossimità del retto, possono causare disturbi intestinali. In generale, più i fibromi sono voluminosi, maggiore è la probabilità che provochino senso di peso, dolore pelvico e/o dispareunia profonda (dolore durante i rapporti sessuali). I fibromi intramurali, inoltre, possono talvolta essere associati a dolori mestruali.La fibromatosi uterina diffusa, così come i fibromi intramurali e sottomucosi, sono spesso implicati nei casi di mestruazioni particolarmente abbondanti, che possono portare, in alcuni casi, a uno stato di anemia anche marcata. I fibromi sottomucosi, inoltre, possono essere associati a episodi di spotting. In particolare, nelle pazienti in postmenopausa, questi fibromi possono causare perdite di sangue a livello genitale (sanguinamenti uterini anomali), rendendo talvolta necessario un intervento chirurgico, solitamente non previsto in questa fase della vita della donna.
La presenza di fibromi uterini, in particolare quelli di tipo sottomucoso, può essere associata a problemi di infertilità. In alcuni casi, tuttavia, si è osservato un miglioramento delle probabilità di concepimento anche dopo il trattamento di fibromi intramurali, sebbene su questo punto non vi sia ancora un consenso unanime.
Diagnosi
La diagnosi della fibromatosi uterina avviene prevalentemente tramite ecografia. I fibromi di dimensioni maggiori, oppure quelli che modificano il profilo dell’utero, possono essere individuati anche durante una visita ginecologica; tuttavia, in questi casi, si ricorre comunque all’ecografia per confermare e affinare la diagnosi. I fibromi di piccole dimensioni, invece, vengono spesso scoperti in modo del tutto casuale nel corso di un’ecografia pelvica di controllo.L’isteroscopia diagnostica e/o la sonoisterografia rappresentano esami più invasivi, impiegati nei casi in cui l’ecografia sollevi un sospetto diagnostico riguardo a fibromi sottomucosi, oppure per studiarne con maggiore precisione la localizzazione, ad esempio in vista di un intervento chirurgico programmato.
È fondamentale non trascurare la diagnosi differenziale tra fibromi e sarcomi uterini, poiché, a differenza dei primi, i sarcomi sono tumori maligni. Per questo motivo è essenziale tenere sotto controllo l’evoluzione di queste neoformazioni: ad esempio, la crescita di un fibroma in epoca post-menopausale richiede ulteriori approfondimenti. Anche le caratteristiche ecografiche, in particolare il tipo e l’intensità della vascolarizzazione, forniscono indicazioni importanti. In caso di sospetto di malignità, la risonanza magnetica può rappresentare un valido supporto diagnostico.
Rischi
La fibromatosi uterina, cioè la presenza di fibromi (o miomi) nell’utero, di solito non è una malattia pericolosa.I possibili problemi dipendono però dal tipo di fibroma:
- fibromi peduncolati: quelli “appesi” a un peduncolo possono attorcigliarsi su se stessi (andando incontro a torsione), andare in necrosi (cioè, “morire”) e provocare un dolore intenso che a volte richiede un intervento chirurgico urgente. Se sono peduncolati sottomucosi possono anche essere espulsi spontaneamente attraverso la vagina, con dolore più o meno forte e/o perdite di sangue;
- fibromi molto grandi o poco vascolarizzati: possono necrotizzarsi, dando febbre e dolore;
- perdite di sangue abbondanti o prolungate: cicli mestruali molto intensi o perdite croniche causate dai fibromi possono provocare anemia di grado variabile;
- fertilità e gravidanza: in particolari situazioni i fibromi possono essere collegati a difficoltà di concepimento, aborti o contrazioni premature durante la gravidanza;
- rischio di trasformazione maligna: la possibilità che un fibroma diventi un sarcoma (tumore maligno) è bassa, tra lo 0,2 % e lo 0,7 %. Di solito questo rischio non influenza le scelte terapeutiche.
Cure e Trattamenti
La presenza di fibromi uterini non comporta sempre sintomi evidenti, né implica automaticamente la necessità di un trattamento. Tuttavia, in presenza di un desiderio di gravidanza, è importante capire quando toglierli: i fibromi che modificano l’anatomia della cavità uterina vanno rimossi, poiché possono ostacolare il concepimento o aumentare il rischio di interruzione spontanea della gravidanza.Nel caso in cui la paziente non intenda più avere figli, la valutazione su quando toglierli deve essere più articolata. Bisogna considerare diversi aspetti: la presenza e l’intensità dei sintomi, l’età, le caratteristiche ecografiche delle lesioni (soprattutto se vi sono dubbi sulla loro benignità), la crescita del fibroma nel tempo e, non meno importante, le preferenze individuali della paziente.
Tra le diverse opzioni terapeutiche, rientrano:
- la chirurgia, in particolare l’isterectomia (con o senza conservazione della cervice uterina), rappresenta la soluzione “definitiva” per il trattamento dei fibromi. La miomectomia, che consiste nella rimozione dei miomi preservando l’utero, non impedisce invece la comparsa di nuovi fibromi nel tempo, soprattutto nelle donne in età fertile. L’intervento chirurgico può essere eseguito per via isteroscopica, laparoscopica o laparotomica (con incisione addominale), a seconda del caso. In alcuni casi selezionati, l’utero può essere rimosso anche per via vaginale;
- in presenza di cicli abbondanti o irregolari legati alla fibromatosi, esistono alternative alla chirurgia rappresentate da terapie farmacologiche. Tra queste vi sono gli estroprogestinici (come la pillola anticoncezionale), farmaci che inducono una menopausa temporanea e altri che determinano l’assenza di ciclo mestruale (amenorrea) pur mantenendo normali livelli di estrogeni. Questi trattamenti, però, possono essere impiegati solo per periodi limitati e, talvolta, vengono utilizzati come preparazione a un successivo intervento chirurgico;
- in casi selezionati, la radiologia interventistica offre la possibilità di embolizzare le arterie uterine che alimentano i fibromi. Attraverso piccoli cateteri inseriti nelle arterie femorali, si interrompe l’afflusso di sangue ai fibromi, determinando spesso una riduzione significativa dei sanguinamenti grazie alla loro progressiva necrosi. Tuttavia, in alcuni casi, è possibile una successiva ripresa della crescita;
- un’ulteriore opzione non chirurgica è rappresentata dal trattamento con HIFU, una tecnica a ultrasuoni focalizzati che genera calore per distruggere i fibromi sotto guida ecografica o mediante risonanza magnetica. Questo approccio, indicato solo in casi selezionati, non richiede incisioni sull’addome.
È fondamentale instaurare un dialogo aperto con il proprio ginecologo di fiducia, affinché si possa individuare la soluzione più adeguata, non solo da un punto di vista clinico, ma anche rispetto alle esigenze e alla sensibilità della singola paziente, che vive in prima persona la condizione.
Bibliografia
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