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Favismo

Dr. Pierluigi Alfieri

Dr. Pierluigi Alfieri

Ematologo Medico Chirurgo, specialista in Ematologia Creato il: 19/03/2018 Ultimo aggiornamento: 27/12/2023

Con favismo si indica un’alterazione del metabolismo dei pentosi fosfati, una via metabolica che si occupa di produrre acidi nucleici, alcune delle sostanze più importanti per l’organismo. Il termine favismo è legato al fatto che chi soffre di questa patologia può andare incontro a una grave anemia, in caso di ingestione di fave.


 
Favismo

Cause Cause

Il favismo è una malattia ereditaria, legata a un gene situato sul cromosoma X. Per questo motivo, i soggetti di sesso femminile (che possiedono due cromosomi X) possono ricevere il gene alterato solo da uno dei due genitori e, pertanto, non mostrare i sintomi della malattia; tuttavia, la presenza del gene alterato nel patrimonio genetico può rendere le donne dei portatori sani di favismo.

I soggetti di sesso maschile, invece, possiedono un solo cromosoma X; perciò, se ricevono il gene alterato da uno dei genitori sviluppano la malattia, diventando portatori malati. Tuttavia, è bene sottolineare che il padre può trasmettere il cromosoma X solo alle figlie femmine. 

Il favismo, come detto, è legato alla carenza dell’enzima glucosio-6-fosfato deidrogenasi (G6PD). Questa, a sua volta, induce una carenza di glutatione, una sostanza che i globuli rossi usano per proteggersi da sostanze ossidanti comunemente contenute negli alimenti e nei farmaci. 

Proprio la carenza di glutatione fa sì che, in caso di esposizione a sostanze ossidanti, i globuli rossi del soggetto si frammentano, provocando un’anemia emolitica acuta.

Le fave, come anticipato in precedenza, sono tra gli alimenti che possono indurre la suddetta anemia, in quanto contengono due sostanze a elevato potere ossidativo, che possono indebolire le membrane dei globuli rossi in assenza di glutatione. 

Tra le sostanze che possono indurre anemia emolitica rientrano anche alcune abbastanza comuni, come:

  • primachina;
  • salicilati;
  • sulfonamidi;
  • derivati della vitamina K.

Se sono affetti da favismo, i neonati possono andare incontro ad anemia emolitica durante l’allattamento qualora la mamma assuma alcune delle sostanze a rischio. 

Tra le cause scatenanti dell’anemia emolitica rientrano anche alcune infezioni, come:

  • epatite A, B;
  • polmonite;
  • febbre tifoide;
  • cytomegalovirus.

L’implicazione è che conviene che i soggetti con favismo e i familiari che con loro convivono e possono trasmettere loro delle infezioni siano regolarmente vaccinati.

Sintomi Sintomi

Il paziente affetto da favismo ha una vita normale e può scoprire di essere a rischio quando si espone a sostanze a rischio o in caso di infezione, inducendo quindi l’anemia emolitica.  

La rottura dei globuli rossi ha come prima conseguenza quella di riversare nel sangue le sostanze contenute al loro interno, tra cui l’emoglobina; pertanto, i pazienti che vanno incontro a emolisi potranno avere urine colorate di rosso (emoglobinuria). Talvolta, ciò può essere associato a dolori alla schiena o all’addome

Lo smaltimento dell’emoglobina, tuttavia, può sovraccaricare i reni, portando, in alcuni casi, a insufficienza renale acuta. Nello smaltimento attraverso il fegato, invece, l’emoglobina viene convertita in biliverdina e, successivamente, il bilirubina, una sostanza di colore giallo che può dare un colorito giallo agli occhi e alla pelle dei pazienti; in questi casi si parla di ittero da emolisi.

Diagnosi Diagnosi

Un individuo può sapere se è affetto da favismo prima di sviluppare i sintomi. Infatti, tramite una valutazione del medico, è possibile individuare la malattia mediante alcuni esami specifici (screening) effettuati sui neonati, soprattutto in zone dove la malattia è molto diffusa. 

In ogni caso, bisogna considerare la possibile presenza di favismo se, nella storia familiare, sono presenti casi di: 

  • epatomegalia; 
  • calcoli della colecisti, detta anche colelitiasi
  • ittero; 
  • anemia emolitica. 

Inoltre, uno specialista può eseguire uno screening su soggetti di sesso femminile, tenendo conto della lyonizzazione del cromosoma X.

Il favismo è una condizione abbastanza diffusa in Europa e nell’area mediterranea, in Sardegna, nello specifico, il riscontro di favismo è molto frequente. Inoltre, la malattia presenta diverse varianti: 

  • la variante mediterranea è meno resistente all’emolisi, in quanto presenta valori di enzima molto più bassi;
  • la variante africana è, invece, più resistente all’emolisi.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha, inoltre, rilasciato una classificazione, seguita in tutto il mondo, che distingue cinque classi di favismo per quantità di enzima G6PD e gli effetti che ne conseguono:

  • classe I: attività enzimatica inferiore al 10%. I pazienti affetti possono avere un’emolisi anche senza assumere sostanze a rischio. È molto rare e spesso associata ad anemia emolitica cronica non sferocitica;
  • classe II: attività enzimatica  inferiore al 10%. Non presenta emolisi basale né anemia cronica. Include la più comune variante mediterranea e la variante union;
  • classe III: attività enzimatica 10-60%. Più resistente all’emolisi, include la variante africana e Seattle;
  • classe IV: attività enzimatica 60-100%;
  • classe V: attività enzimatica aumentata. Al momento è registrato un solo caso.

Rischi Rischi

Più comunemente, l’emolisi da favismo è autolimitante e provoca i sintomi sopra citati. Nelle forme più gravi, invece, questa può portare gravi danni a livello epatico e renale

Nel caso dei neonati, il rischio è più elevato in quanto un episodio emolitico può sovraccaricare il fegato, costantemente impegnato a smaltire littero fisiologico.

Cure e Trattamenti Cure e Trattamenti

Nel trattamento del favismo si può agire prima di una crisi emolitica o durante essa.

La principale forma di trattamento in assenza di crisi consiste nella prevenzione del rischio, ossia nell’evitare accuratamente l’esposizione a sostanze che possono innescare l’emolisi. 

In generale, in presenza di persone affette da favismo, è bene prestare attenzione per evitare possibili contaminazioni, possibili soprattutto in ambito alimentare. Ciò è possibile trattando separatamente le fave e controllando, lavando accuratamente i cibi che si sospettano essere entrati in contatto con esse. 

In ambito farmacologico, invece, è fondamentale rivolgersi a un medico prima di assumere farmaci o integratori a rischio.

In caso di una crisi emolitica è possibile eseguire un primo esame delle urine in autonomia mediante uno stick, ma i risultati devono sempre essere verificati in ospedale. Nei casi più gravi, infatti, può essere necessaria una trasfusione di sangue.

Bibliografia

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