Dismorfia
Dr.ssa Daniela Di Spigno
Psichiatra Medico Chirurgo, specialista in Psichiatria - Psicoterapeuta Creato il: 14/02/2024Questa condizione può avere un impatto significativo sulla vita quotidiana della persona affetta, influenzando l’autostima, le relazioni interpersonali e la qualità complessiva della vita, in quanto chi ne soffre tende a prestare attenzione ossessiva a questi difetti, controllandoli costantemente o cercando di nasconderli.
Circa il 2% della popolazione generale soffre di dismorfofobia. Si manifesta, il più delle volte, durante la fase dell’età adolescenziale, con le donne che ne risultano leggermente più colpite rispetto agli uomini.
Cause
Nella comparsa della dismorfofobia intervengono fattori biologici ma anche ambientali. Dal punto di vista biologico, alcuni studi suggeriscono un'associazione tra la dismorfofobia e il cattivo funzionamento di alcuni neurotrasmettitori chiave coinvolti nella regolazione dell'umore e del comportamento, tra cui la serotonina. Tuttavia, la comprensione di questi meccanismi è ancora in evoluzione.Anche alcuni fattori di predisposizione genetica possono svolgere un ruolo, in quanto la dismorfofobia tende a manifestarsi più spesso in famiglie con casi di disturbi d'ansia o di depressione. Inoltre, una bassa autostima e/o ansia sociale possono aumentare il rischio; infine, la dismorfofobia spesso ha radici nelle esperienze personali, come il bullismo o la pressione sociale per conformarsi a standard estetici irrealistici. La società contemporanea, inoltre, pone spesso l'accento sull'immagine corporea perfetta veicolata dai media e dai social media, giocando un ruolo nello sviluppo del disturbo.
Non è raro trovare casi di comorbilità nei pazienti con dismorfofobia; infatti, la condizione è più frequente in chi ha ricevuto diagnosi di condizioni come:
- ansia sociale;
- disturbi della personalità;
- disturbo ossessivo-compulsivo;
- disturbi del comportamento alimentare;
- depressione.
Sintomi
Il sintomo principale della dismorfofobia è rappresentato da una preoccupazione intensa e persistente riguardo a presunti difetti fisici, che sono spesso inesistenti o considerati irrilevanti dagli altri. Questa può essere dovuta a condizioni come diradamento dei capelli, acne o cicatrici o, più generalmente, semplicemente alla forma e alle dimensioni di alcuni elementi del viso (naso, orecchie) o del corpo (gambe, glutei, seno etc.).Altri sintomi comuni includono:
- ricerca costante di rassicurazioni dagli altri, come richiedere frequenti pareri sulla propria immagine corporea;
- ricorrere ad escamotage per nascondere presunti difetti fisici, quali, ad esempio, far crescere la barba per coprire una cicatrice o indossare un cappello per celare un leggero diradamento dei capelli;
- ossessione su dettagli minori, che può portare il paziente ad un eccessivo ricorso a procedure cosmetiche o interventi chirurgici;
- comparazione frequente con gli altri, percepiti come modelli estetici a cui ambire.
Diagnosi
A seconda dei casi, la vergogna che i difetti provocano nei pazienti è tale da rendere difficile la diagnosi di dismorfofobia.Questa si basa sostanzialmente sull’anamnesi, che può essere indirizzata in presenza dei sintomi precedentemente citati, soprattutto se questi portano a problemi significativi in ambito scolastico, lavorativo e/o sociale. La sintomatologia riferita dal paziente viene confrontata con i criteri diagnostici presenti nel DSM-5. Verranno valutati, inoltre, anche i comportamenti, nonché i pensieri e l'immagine che ha di sé il paziente.
La diagnosi di dismorfofobia va distinta da quella di disturbi del comportamento alimentare, in quanto quest’ultima è più adatta ai pazienti che mostrano preoccupazione solo per la forma e il peso corporeo, e da quella di disforia di genere, in cui la preoccupazione è legata ai soli tratti sessuali. È comunque bene notare che queste due condizioni possono coesistere con la dismorfofobia.
Rischi
La dismorfofobia è una condizione che può diventare fortemente invalidante per chi ne soffre, compromettendo in maniera significativa la capacità di rapportarsi con gli altri e rendendo difficile anche mantenere delle performance accettabili in ambito scolastico e lavorativo. Inoltre, in assenza di un trattamento adeguato, il disturbo può portare anche un gran numero di comorbidità con altri disturbi, come:- depressione: generalmente motivata dalle preoccupazioni costanti riguardo al proprio aspetto e dal disagio che queste provocano;
- ansia sociale: il timore di essere giudicati negativamente a causa dell’aspetto fisico può portare a un aumento dell’ansia sociale, rendendo difficile per le persone affette partecipare a situazioni sociali;
- isolamento sociale: la vergogna e l’ansia possono assumere un’entità tale da spingere chi soffre di dismorfofobia a isolarsi completamente, per evitare rapporti con gli altri;
- disturbi alimentari: alcuni soggetti con dismorfofobia possono sviluppare comportamenti alimentari problematici;
- abuso di sostanze: alcuni pazienti possono fare ricorso a sostanze per affrontare l’ansia e lo stress correlati alla dismorfofobia, aumentando il rischio di dipendenza. Tra le sostanze abusate, ad esempio, può figurare anche l’alcol.
Cure e Trattamenti
I pazienti con dismorfofobia tendono a sottoporsi, quando possibile, anche a interventi di chirurgia estetica ma questi, nei fatti, sono spesso ininfluenti per la loro percezione. Infatti, il trattamento della condizione richiede un approccio multidisciplinare che agisca sul comportamento del paziente anziché sul suo aspetto fisico. La cura del dismorfismo comprende, di solito, una combinazione tra terapia cognitivo comportamentale e terapia farmacologica.L’uso di farmaci antidepressivi come gli inibitori della ricaptazione di serotonina ha mostrato una buona efficacia nei pazienti con dismorfofobia.
Il ricorso alla terapia cognitivo-comportamentale ha come obiettivo quello di invogliare i pazienti a ad affrontare situazioni di disagio (principalmente di natura sociale) e ridurre l’esecuzione di gesti tipici del disturbo (guardarsi ossessivamente allo specchio, confrontarsi continuamente con gli altri etc.). La terapia, infine, ha lo scopo di aiutare il paziente a sviluppare una visione estetica di sé più accurata.
Bibliografia
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