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Depressione

Dr. Stefano Oliva

Dr. Stefano Oliva

Psichiatra Medico Chirurgo, specialista in Psichiatria - Psicoterapeuta Creato il: 29/06/2017 Ultimo aggiornamento: 20/09/2023

Il nostro organismo è regolato attorno ad un certo livello di energia vitale, che può aumentare o diminuire, a seconda delle esperienze contingenti, ma senza mai discostarsi eccessivamente dal nostro punto di equilibrio. Quello che ciascuno di noi potrebbe considerare come il suo livello normale di umore. Esiste, infatti, una sorta di software interno, che si occupa di mantenere automaticamente il nostro umore e la nostra carica energetica attorno ad un livello definito dalle nostre caratteristiche individuali.

Il meccanismo che regola stabilità dell'umore può, per motivi complessi, non funzionare in maniera adeguata, proprio come accade per tutti gli altri meccanismi di regolazione destinati a stabilire i nostri equilibri.

In alcuni individui, il livello di energia vitale può quindi diminuire in maniera significativa, anche in mancanza di un marcato fattore scatenante. In questo modo, si genera una vera e propria patologia dell’umore, ossia la Depressione (o Disturbo Depressivo). 

A seguito di ciò, non soltanto viene meno la gioia di vivere, la voglia di fare, l'autostima, il senso di auto-efficacia, l'ottimismo, ma la persona è pervasa da:

  • un angoscioso senso di inutilità e di inadeguatezza;
  • da un cupo e indefinito senso di colpa e di svogliatezza;
  • da una visione pessimistica circa se stessi e il proprio futuro. In determinati casi, può causare il desiderio di farsi da parte, di scomparire, di spegnere tutto in maniera brusca, anche con gesti estremi e drammatici.

Approfondimenti

Cause Cause

Le cause alla base del Disturbo Depressivo dell'Umore sono complesse e articolate. In parte, sono note e, in parte, ancora no. Gli studi più recenti suggeriscono che si tratta di una patologia con radici che affondano:

  • nel terreno biologico-biochimico, costitutivo del nostro hardware;
  • nel terreno socio-relazionale;
  • in quello psicologico (il nostro sistema operativo).

Non è pensabile curare il Disturbo Depressivo dell’Umore soltanto con la forza di volontà, dandosi una spinta oppure uscendo forzatamente di casa o dal letto. Questo proprio perché la Depressione è la malattia che inficia la forza di volontà, la carica energetica, lo spirito vitale, il desiderio e la creatività.

Non bisogna mai dare per scontato il nostro benessere psico-fisico. Esso, non a caso, è da considerarsi mai scontato, essendo il frutto di misteriosi e sottili equilibri interni. Il venir meno di uno di questi equilibri, può comportare conseguenze anche tragiche.

Per il nostro organismo, è facile cadere in depressione in situazioni particolari della vita. Pensiamo, ad esempio, dopo distacchi affettivi bruschi, come una morte, un abbandono o una separazione. Il rallentamento depressivo delle funzioni psichiche avrebbe, in questo caso, un ruolo riparativo, andando a costituire un momento di transizione e di crisi. Ciò, dopo aver superato la cosiddetta fase del lutto, genera una nuova possibilità creativa e costruttiva, una nuova possibilità di vita.

Per questo motivo, lo stato depressivo fisiologico rappresenta una condizione transitoria, che può presentare una durata di qualche giorno, qualche settimana, ecc. Generalmente, si risolve autonomamente, con un processo automatico di auto-cura. Qualche volta, però, tale programma interno, che dovrebbe attivarsi solo in condizioni ben controllate (per esempio, in seguito a un lutto), può accendersi senza ragione, con intensità e durata inusitate. Questa situazione provoca una vera e propria malattia.

Il motivo per cui ciò si manifesta è, come esposto in precedenza, molto complesso, articolato e non completamente noto. Ci sono, certamente, tanti fattori concausali e di rischio, tra cui:

  • cause genetiche: è chiara la presenza di una possibile predisposizione allo sviluppo di un Disturbo dell'Umore, che probabilmente è presente nel proprio DNA;
  • cause biochimiche: è noto il ruolo di alcune sostanze, chiamate neurotrasmettitori (Serotonina, Noradrenalina, Dopamina, ecc.), nel causare fenomeni depressivi, qualora diminuiscano di quantità, in alcune aree cerebrali. Non è completamente chiaro, però, perché ciò si verifica. Quel che è certo è che, se questo fenomeno si verifica, si genererà una Depressione. I farmaci antidepressivi principali cercano, con modi diversi, di ripristinare un equilibrio nelle quantità disponibili di questi neurotrasmettitori. Molto di frequente, purtroppo non sempre, dopo aver cominciato una cura farmacologica adeguata, si assiste alla totale scomparsa dei sintomi depressivi, trascorse 2-6 settimane dall'inizio del trattamento;
  • rischio psicologico e socio-relazionale: il funzionamento complessivo del nostro Sistema Operativo e dei nostri programmi specifici (software), così come della nostra capacità di conoscere e avere confidenza con le nostre emozioni, può ricoprire un ruolo importante nel generare alcuni quadri depressivi. Non sempre, infatti, la psiche umana è capace di metabolizzare, in maniera adeguata, fattori di stress, che percepiamo dall'esterno. Pensiamo, ad esempio, allo stress relazionale, lavorativo, sociale, unito alla salute fisica, e altro ancora. Fattori di stress possono arrivare anche dall'interno, come possono essere, l’insicurezza, la bassa autostima, le disarmonie di funzionamento, l’ansia patologica, ecc. In seguito a ciò, il meccanismo che genera benessere può incepparsi e, come conseguenza, si avrà la Depressione; 
  • rischio correlato ad altre problematiche: diverse patologie fisiche o taluni comportamenti (come potrebbero essere l’abuso di sostanze stupefacenti, di alcol o di gioco d'azzardo) possono presentare conseguenze quali un quadro depressivo. In queste situazioni, occorre non soltanto occuparsi della cura della Depressione, ma anche di quello che, chiaramente, ha contribuito, o sta continuando a farlo, alla sua genesi.

Sintomi Sintomi

Ogni individuo può manifestare una sintomatologia depressiva in maniera diversa. Ciononostante, saranno comuni vari sintomi, tra cui:

  • anedonia, ossia scarso piacere nel fare le cose; 
  • abulia, ovvero scarsa voglia di fare; 
  • apatia, che consiste nella riduzione dello spirito vitale;
  • iporessia: disturbi dell’appetito, più spesso in senso negativo;
  • insonnia, ovvero i disturbi del sonno, che consistono in difficoltà nell’addormentarsi, nel risveglio precoce o in ricorrenti risvegli notturni, nonché sonno non riposante;
  • sensi di colpa;
  • perdita dell'autostima o perdita del senso di fiducia verso le proprie capacità di cavarsela o di fiducia e stima da parte degli altri;
  • frequenti rimuginazioni negative;
  • pensieri ossessivi pessimistici;
  • ansia costante e, a volte, anche molto acuta;
  • pensieri di inutilità;
  • voglia di lasciare la vita;
  • diversi malesseri fisici vaghi, come senso di nodo alla gola, di oppressione toracica, di dolori diffusi o cefalea; stitichezza o diarrea frequente.
In alcuni individui, la Depressione si manifesta in una maniera chiamata atipica, ossia con prevalenza di:
 
  • irritabilità e ipersensibilità alle critiche;
  • sintomi vegetativi opposti rispetto alla manifestazione classica, quali aumento dell'appetito (iperfagia), aumento del sonno (ipersonnia) e anche la fiacchezza (astenia) molto marcata; attacchi di panico e manifestazioni fobiche (paure irrazionali).

Nel paziente adolescente, il fenomeno depressivo tende a generare quadri atipici più frequentemente. Tali quadri si caratterizzano da:

  • tendenza all'abuso di sostanze o comportamenti compulsivi e impulsivi (ad esempio, il gioco d'azzardo, il bullismo, attività pericolose, ecc.);
  • calo delle energie e dell'attenzione, con riduzione delle performance scolastiche;
  • irritabilità e nervosismo, con frequenti sbalzi d'umore;
  • perdita di progettualità e autostima;
  • riduzione, anche drastica, della propria vita relazionale o del piacere nella stessa.

Per concludere, anche nel soggetto anziano, è facilmente verificabile la Depressione atipica. Spesso, ciò avviene senza evidenza di un vero e proprio senso di tristezza. Al contrario, è sempre presente nella manifestazione classica della patologia. Più ricorrenti, invece, sono:

  • le manifestazioni gravemente ipocondriache;
  • le drammatizzazioni di sintomatologie fisiche semplici (ad esempio, la stitichezza o la difficoltà digestiva);
  • le ideazioni di rovina o di povertà;
  • le ideazioni persecutorie correlate a furti e maltrattamenti;
  • difficoltà nella memoria e nella concentrazione, che, qualche volta, possono far pensare, erroneamente, a un decadimento cognitivo (pseudo-demenza).

Diagnosi Diagnosi

La maggior parte delle volte, per uno specialista esperto nella patologia, non è particolarmente complicato eseguire una diagnosi di Depressione. Si può giungere a diagnosi mediante il semplice colloquio clinico. È sconsolante, tuttavia, notare come la Depressione risulti significativamente sottovalutata, nonché mal riconosciuta, dai medici non specializzati in tale diagnosi, ma anche nella medicina generale e di base.

Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), infatti, la Depressione rappresenta la principale causa di invalidità a livello globale, interessando il 4,3% della popolazione. Ciononostante, soltanto una piccola percentuale dei soggetti che ne sono affetti riceve una diagnosi esatta. Una percentuale ancor più ridotta, inoltre, riceve una corretta terapia, in grado di poter risolvere, in maniera completa, il quadro patologico.

Stando sempre a quanto riferito dall'OMS (nel 2015), si può affermare che, nel mondo, fino al 90% dei pazienti che soffrono di Depressione non riceve una cura adeguata e specifica. Il 50%, inoltre, non lo riceve affatto. La Depressione rappresenta una patologia seriamente e considerevolmente in aumento. A tal proposito, basti pensare che, nel decennio che va dal 2005 al 2015, la sua presenza è cresciuta del 18,4%.

Per la diagnosi e la cura della Depressione, quindi, il primo passo, quello più utile, è rivolgersi ad un medico psichiatra, specializzato nel trattamento di questo disturbo. Lo specialista, infatti, è capace di eseguire una diagnosi mediante uno o più colloqui clinici con il paziente. Laddove necessario, il colloquio può essere eseguito anche con i famigliari del paziente.

In questo ambito, non esistono esami strumentali o test diagnostici più validi ed efficaci della sensibilità del medico esperto. Qualche esame di approfondimento, tuttavia, potrà essere utile per escludere o confermare alcune concause mediche rilevanti, come, per esempio:

  • disfunzioni della tiroide;
  • scarso contenuto di ferro nel sangue;
  • altre patologie mediche che possono generare reazioni depressive.

Esistono, inoltre, anche alcuni test di autosomministrazione, reperibili sul web, che possono rivelarsi di aiuto per il singolo individuo, in modo da orientarsi relativamente la propria sintomatologia e a decidere se occorra richiedere l’intervento di uno specialista. Giusto per fare un esempio, se ne citano due, ossia il Quick Inventary for Depressive Simptomatology, QIDS-SR16 e la versione più completa, l'IDS-SR 30.

Dopo aver risposto a tutte le domande, andranno sommati i rispettivi punteggi. Si dovrà, infine, confrontare il risultato con i seguenti parametri:

QIDS-16:

  • 0 - 5: non depressione;
  • 6 - 10: lieve;
  • 11 - 15: moderata;
  • 16 - 20: severa; 
  • 21 - 27: molto grave.

IDS-30:

  • 0 - 13: non depressione; 
  • 14 - 25: lieve;
  • 26 - 38: moderata;
  • 39 - 48: severa; 
  • 49 - 84: molto grave.

Rischi Rischi

Nel maggior numero delle volte, la Depressione rappresenta una patologia che, attualmente, può essere trattata e curata, fino a giungere ad una completa guarigione, mediante:

  • una corretta terapia farmacologica, che andrà tenuta sotto controllo nel corso del tempo;
  • una efficace alleanza medico-paziente, che instauri fiducia, affidabilità e fornisca informazioni efficaci sulla gestione della sintomatologia e sulla malattia stessa, sia alla persona che necessita di aiuto che ai suoi famigliari;
  • un eventuale supporto psicoterapeutico.

Come già esposto precedentemente, comunque, una Depressione curata male, o sottovalutata, può originare gravi rischi, sia relativamente la salute che la vita stessa del paziente che ne è affetto, con conseguente riflesso anche sul benessere dell'intero gruppo famigliare e sociale.

Stando ai dati OMS, la Depressione mal curata aumenta, del 40-60%, rispetto al resto della popolazione, il rischio di morte prematura e riduce l'aspettativa di vita, di circa 20 anni.

A tal proposito, si elencano diversi errori clinici comuni, che spesso si riscontrano durante la cura di alcuni pazienti:

  • depressioni presenti in forma lieve non curate: prendere sottogamba un fenomeno precoce, può comportare una degenerazione in Depressione Maggiore;
  • cattive interpretazioni di dolori o fastidi fisici: ad esempio, quelli di tipo gastroenterologico, ma anche dolori vaghi e diffusi, come derivanti da cause fisiche indeterminate, senza ipotizzare la presenza di una Depressione come fattore causale degli stessi;
  • cattiva interpretazione nell'anziano dei sintomi depressivi, che possono ricordare un decadimento cognitivo o anche una Demenza. I primi segnali, però, sono perfettamente curabili e risolvibili, a patto che siano intercettati e gestiti in maniera corretta;
  • alcuni abusi di alcolici saltuari o di altre sostanze o comportamenti (come, ad esempio, il Gioco d'Azzardo) potrebbero rappresentare un sintomo di Depressione. In altre occasioni, invece, la Depressione si rivela come conseguenza o, ancora, trae forza dalla genesi di una Dipendenza da tali sostanze o comportamenti. È opportuno, dunque, in questi casi, trattare entrambe le problematiche, curando sia la Depressione che la Dipendenza. Quest’ultima presenta percorsi di trattamento specifici;
  • sottovalutare i pensieri autolesivi;
  • sottovalutare il malessere del paziente depresso, con raccomandazioni di tipo moraleggiante, come ad esempio: "dovresti muoverti di più; mangiare di più; essere meno pigro o piagnucoloso". Tutto ciò non fa altro che avere un effetto controproducente sul paziente stesso, facendolo sentire ancor più inadeguato e frustrato.

Cure e Trattamenti Cure e Trattamenti

La Depressione è una patologia che genera sofferenze notevoli alla persona che ne è affetta. Il maggior numero delle volte, comunque, è curabile in maniera efficiente e completa, specialmente se si mette in atto:

  • una diagnosi precoce;
  • una terapia farmacologica adeguata rispetto alla specifica Depressione e allo specifico individuo;
  • una buona relazione medico-paziente, che permetta ascolto, fiducia e dialogo nel tempo;
  • in alcuni casi specifici, un trattamento psicoterapeutico.

Da un punto di vista farmacologico, lo psichiatra ha a disposizione diversi principi attivi, da usare con perizia e scrupolosità, sia nella scelta del composto, che nel suo dosaggio o associazione farmacologica. Dovranno essere, pertanto, preferiti i farmaci più efficaci e tollerati, in base allo specifico quadro depressivo espresso da quel paziente.

Per tale ragione, è preferibile evitare soluzioni standardizzate, magari corrette secondo le linee guida, ma che rischiano di non risultare appropriate, se applicate senza uno scrupoloso pensiero clinico, orientato alla soggettività della persona che si ha di fronte.

In generale, come già evidenziato nei paragrafi precedenti, i farmaci antidepressivi svolgono un’azione di riequilibrio di alcune importanti sostanze, che sono coinvolte nel processo patologico della Depressione (Serotonina, Noradrenalina, Dopamina). Tali farmaci possono essere suddivisi in due grandi gruppi:

  • antidepressivi di I generazione: Triciclici o Anti-Imao;
  • antidepressivi di II generazione: SSRI, SNRI, NARI. NASSA.

Al giorno d’oggi, i farmaci antidepressivi maggiormente prescritti sono quelli di II Generazione, che, nel complesso, combinano una notevole efficacia ad una buona tollerabilità e maneggevolezza (scarsa tossicità, anche a dosaggi superiori alla dose terapeutica). Tali farmaci operano in maniera selettiva, diminuendo il riassorbimento della serotonina (alcuni anche di noradrenalina e dopamina), da parte dei sistemi atti alla loro metabolizzazione. Di conseguenza, ne aumentano i quantitativi disponibili, al fine di ricreare un equilibrio biochimico, che rigeneri lo stato di salute.

Possono presentare effetti collaterali, quali:

  • nausea;
  • cefalea;
  • insonnia;
  • disfunzioni sessuali. Tra questi, rientrano, ad esempio, un ritardo nell'eiaculazione o anorgasmia. Si risolvono, spesso, con il passare del tempo o, comunque, con la sospensione dell'assunzione.

Dopo aver ottenuto l'effetto curativo, il trattamento necessita comunque di essere prolungato, per un periodo di almeno 6-12 mesi, in modo da ridurre il rischio di ricadute. Il controllo continuo, nonché la sospensione della terapia farmacologica, rientra nel lavoro condiviso tra il paziente e il terapeuta.

In determinate condizioni depressive, o anche su alcune persone in particolare, sono utili e più efficaci i farmaci di I Generazione (soprattutto i triciclici). Essi, al contrario di quanto sta accadendo, dovrebbero essere salvaguardati dalle case farmaceutiche e dalla politica sanitaria, nonostante la loro oramai scarsa redditività. In presenza di Depressioni Resistenti, inoltre, può rivelarsi utile associare vari farmaci antidepressivi. In queste condizioni, sarà la competenza e la sensibilità dello psichiatra esperto a suggerire le scelte e i monitoraggi opportuni.

Anche le Psicoterapie, nelle loro varie forme (psicodinamica, cognitivo-comportamentale, interpersonale, ecc.) o i trattamenti centrati sul corpo (Mindfullness, EMDR, ecc.) possono assicurare un adeguato apporto di fattori curativi, che si integrano bene, associandosi a quelli garantiti dal trattamento farmacologico.

Un ulteriore interessante trattamento che, in particolare negli USA, è utilizzato in alcune forme depressive è la Stimolazione Magnetica Transcranica (TMS), che utilizza l’onda elettromagnetica per stimolare alcune aree cerebrali connesse alla regolazione del tono dell’umore.

Bibliografia

  • American Psychiatric Association, Manuale Diagnostico e Statistico delle Malattie Mentali (DSM 5), 2014, ed. Raffaello Cortina Editore.
  • Balestrieri et al., Manuale di Psichiatria, 2023, ed. Il Pensiero Scientifico Editore.
  • Cozolino L.: The Neuroscience of Human Relationship. Ed. Norton and Co, 2014.
  • Favaro A., Sambataro F.: Manuale di Psichiatria. Ed Piccin - Nuova Libreria, 2021.
  • Downs N., Scucher S., Zisook S: La Depressione. Conoscenze biologiche e psicoterapia. Ed. Raffallo Cortina Ditore, 1997.
  • O.M.S. (Organizzazione Mondiale della Sanità): World Mental Health Report: Transformin mental health for all, Giugno 2022.
  • Pinel J., Barnes S.J.: Biopsychology. Ed Pearson, 2022.

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