Ciascuno di noi ha provato nella vita l'esperienza di sentirsi triste, di cattivo umore, giù di corda, demotivato e fragile, sia a seguito di eventi stressanti di varia natura, che, talora, in assenza di un apparente motivo. In altri momenti avremo provato sentimenti diametralmente opposti, con la percezione di una gradevole ilarità, di un senso di forza e di una ricca energia, sufficiente a farci vivere la quotidianità con leggerezza e armonia.
Il nostro organismo pertanto è regolato attorno ad un certo livello di energia vitale, che può aumentare o diminuire, senza mai tuttavia discostarsi eccessivamente dal nostro punto di equilibrio. Esiste cioè una sorta di software interno che si occupa di mantenere il nostro umore, la nostra carica energetica, ad un livello pressoché costante.
Come tutti i meccanismi di regolazione che hanno la funzione di rendere stabili i nostri equilibri, tuttavia, anche quello che presiede alla stabilità dell'umore può, per motivi complessi, non funzionare adeguatamente.
In alcune persone il livello di energia vitale può perciò diminuire drasticamente, anche in assenza di un evidente fattore scatenante, generando in tal modo una vera e propria patologia dell'umore, il Disturbo Depressivo (o Depressione). A seguito di ciò non solo scompare la gioia di vivere, la voglia di fare, l'autostima, il senso di auto-efficacia, l'ottimismo, ma l'individuo viene pervaso da un angoscioso senso di inutilità e di inadeguatezza, da un cupo e indefinito senso di colpa e di svogliatezza e da una visione pessimistica circa se stessi e il proprio futuro, che in alcuni casi può generare il desiderio di farsi da parte, di scomparire, di spegnere tutto bruscamente, anche con gesti estremi e drammatici.
Il Disturbo Depressivo dell'Umore (o Depressione) è una patologia dalle cause complesse ed articolate, in parte note e in parte ancora da scoprire. Gli studi più recenti ci dicono che è una problematica che ha radici che affondano tanto nel terreno biologico-biochimico, costitutivo del nostro hardware, quanto nel terreno socio-relazionale, che in quello psicologico (il nostro sistema operativo). Una cosa è certa: la Depressione non si può curare con la semplice forza di volontà, dandosi una spinta, uscendo forzatamente di casa o dal letto, perché la Depressione è la malattia della forza di volontà, della carica energetica, dello spirito vitale, del desiderio e della creatività.
Il nostro benessere psico-fisico infatti non è mai scontato, ma è sempre frutto di misteriosi e sottili equilibri interni; il venir meno dei quali può generare conseguenze anche catastrofiche.
Il nostro organismo è peraltro programmato per andare in depressione in alcune situazioni particolari della sua esistenza, come a seguito di bruschi distacchi affettivi (morte, abbandono, separazione). Il rallentamento depressivo delle funzioni psichiche avrebbe in questo caso un ruolo riparativo e costituirebbe un momento di transizione e di crisi, una sorta di imbozzolamento, per generare, una volta superata la cosiddetta fase del lutto, una nuova possibilità creativa e costruttiva, una nuova possibilità di vita.
Lo stato depressivo fisiologico è pertanto una condizione passeggera (qualche giorno, qualche settimana...), che si risolve da solo, con un automatico processo di auto-cura. Talora tuttavia questo programma interno, che dovrebbe attivarsi unicamente in condizioni ben controllate (es. dopo un lutto), può accendersi senza motivo e con intensità e durata inusitate, generando una vera e propria malattia.
Il perché questo si verifichi è, come detto più sopra, estremamente complesso e non del tutto noto. Vi sono sicuramente numerosi fattori concausali e di rischio, tra i quali:
Ciascuna persona può manifestare i sintomi della Depressione in maniera un po' differente, ma spesso sarà presente:
In alcune persone la Depressione si presenta in maniera cosiddetta Atipica e cioè prevalentemente con:
Nell'Adolescente il fenomeno depressivo tende più spesso a generare quadri atipici, caratterizzati da tendenza all'abuso di sostanze o comportamenti compulsivi e impulsivi (es. gioco d'azzardo, bullismo, attività pericolose...); calo delle energie e dell'attenzione, con riduzione delle performance scolastiche. Irritabilità e nervosismo, con frequenti sbalzi d'umore. Perdita di progettualità e autostima. Riduzione, anche drastica, della propria vita relazionale o del piacere nella stessa.
Infine anche nell'Anziano la Depressione si può più facilmente manifestare in maniera atipica, spesso senza evidenza di un vero e proprio senso di tristezza (sempre presente invece nella manifestazione classica della patologia). Più frequenti invece sono le manifestazioni gravemente ipocondriache, le drammatizzazioni di sintomatologie fisiche semplici (es. stitichezza o difficoltà digestive...), le ideazioni di rovina o di povertà o le ideazioni persecutorie correlate a furti e maltrattamenti. Facilmente presenti anche difficoltà nella memoria e nella concentrazione, che talora possono dare l'impressione errata di un decadimento cognitivo (pseudo-demenza).
Nella maggior parte dei casi per uno specialista esperto nella patologia giungere alla diagnosi di Depressione non è complicato ed è possibile arrivarci con il semplice colloquio clinico. E' tuttavia una sconsolante evidenza che la Depressione risulti normalmente molto sottovalutata e mal riconosciuta dai medici non specializzati in tale diagnosi e nella medicina generale e di base.
Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) infatti la Depressione, colpendo il 4,3% della popolazione, è la principale causa di invalidità a livello globale; tuttavia solamente una ridotta percentuale delle persone che ne soffrono riceve una corretta diagnosi e una percentuale ancora inferiore una corretta terapia, che potrebbe risolvere completamente il quadro patologico.
Sempre l'OMS (2015) afferma infatti che nel mondo fino al 90% delle persone affette da Depressione non riceve un trattamento adeguato e il 50% non lo riceve affatto. La Depressione è invece una patologia in drastico aumento, essendo aumentata la sua presenza del 18,4% in un solo decennio (2005-2015).
Per la diagnosi e la cura della Depressione perciò la cosa più utile è rivolgersi a medici psichiatri che si occupino in maniera specifica di tale disturbo. Questi saranno in grado di fare diagnosi con uno o più colloqui clinici con il paziente ed eventualmente con i suoi famigliari. Non esistono in questo ambito esami strumentali o test diagnostici che siano più validi ed efficaci rispetto alla sensibilità del medico esperto, anche se qualche esame di approfondimento potrà essere utile per escludere o confermare alcune concause mediche rilevanti (es. disfunzioni della tiroide, scarso contenuto di ferro nel sangue, altre patologie mediche che possono generare reazioni depressive)
Esistono tuttavia dei test di autosomministrazione, reperibili sul web, che possono aiutare la singola persona ad orientarsi circa i propri sintomi e a decidere se è necessario rivolgersi ad uno psichiatra. Se ne propongono due a titolo di esempio e di auto-aiuto, il Quick Inventary for Depressive Simptomatology, QIDS-SR16 e la versione più completa, l'IDS-SR 30.
Una volta risposto a tutte le domande bisognerà sommare i punteggi correlati e confrontare il risultato con i seguenti parametri:
QIDS-16:
IDS-30:
La Depressione è una patologia che, nella maggior parte dei casi, oggigiorno può essere curata fino a completa guarigione attraverso:
Come già detto in precedenza, tuttavia, una Depressione mal curata può generare gravi rischi sia per la salute che per la vita stessa della persona che ne soffre e di conseguenza per il benessere dell'intero gruppo famigliare e sociale.
Secondo i dati OMS la Depressione non o mal curata aumenta del 40-60%, rispetto al resto della popolazione, il rischio di morte prematura e riduce l'aspettativa di vita di circa 20 anni.
Si elencano pertanto alcuni comuni errori clinici, che frequentemente si incontrano nella esperienza di cura di individui depressi:
La Depressione è una patologia che genera importanti sofferenze a chi ne è affetto, ma è nella maggior parte dei casi curabile in maniera efficace e completa, tanto più se si opera:
Dal punto di vista farmacologico lo psichiatra ha a disposizione diversi principi attivi, che devono essere utilizzati con perizia e scrupolosità, sia nella scelta del composto, che nel suo dosaggio o associazione farmacologica, preferendo i farmaci più efficaci e tollerati in funzione del particolare quadro depressivo espresso da quella specifica persona.
Meglio evitare pertanto soluzioni standardizzate, magari corrette secondo le linee guida, ma che rischiano di non essere i provvedimenti più appropriati, se applicati senza un approfondito pensiero clinico soggettivizzato sul paziente.
In generale, come già detto in altri paragrafi, i farmaci antidepressivi svolgono un ruolo di riequilibrio di alcune importanti sostanze coinvolte nel processo patologico della Depressione (Serotonina, Noradrenalina, Dopamina). Essi possono essere divisi in due grandi gruppi:
Attualmente i farmaci antidepressivi più prescritti sono quelli di II Generazione, che complessivamente combinano una significativa efficacia ad una buona tollerabilità e maneggevolezza (scarsa tossicità anche a dosaggi superiori alla dose terapeutica).
Essi agiscono selettivamente, diminuendo il riassorbimento della serotonina (alcuni anche di noradrenalina e dopamina) da parte dei sistemi atti alla loro metabolizzazione e aumentandone di conseguenza i quantitativi disponibili, con l'obiettivo di ricreare un equilibrio biochimico, che rigeneri lo stato di salute.
Gli effetti collaterali che si possono presentare sono rappresentati da nausea, cefalea, insonnia e disfunzioni sessuali (es, ritardo nell'eiaculazione o anorgasmia) e si risolvono frequentemente col passare del tempo o comunque con la sospensione dell'assunzione.
Una volta ottenuto l'effetto curativo il trattamento deve essere comunque prolungato per almeno 6-12 mesi, al fine di ridurre il rischio di ricadute. Il monitoraggio e la sospensione della terapia farmacologica fa parte del lavoro condiviso fra paziente e terapeuta.
In alcune condizioni depressive particolari o su alcune persone in particolare, risultano ancora utili e più efficaci i farmaci di I Generazione (soprattutto i triciclici), che, contrariamente a quanto sta avvenendo, dovrebbero essere salvaguardati dalle case farmaceutiche e dalla politica sanitaria, nonostante la loro oramai scarsa redditività.
Inoltre, in caso di Depressioni Resistenti, può essere utile associare diversi farmaci antidepressivi: sarà la competenza e la sensibilità dello psichiatra esperto a suggerire in queste situazioni le scelte e i monitoraggi necessari.
Anche le Psicoterapie, nelle loro varie forme (psicodinamica, cognitivo-comportamentale, interpersonale, ecc.) o i trattamenti centrati sul corpo (Mindfullness, EMDR, ecc) possono garantire un efficace apporto di fattori curativi, che ben si integrano e associano a quelli garantiti dal trattamento farmacologico.
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