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Artrosi

Dr. Roberto Remi

Dr. Roberto Remi

Fisioterapista Fisioterapista Creato il: 01/02/2024

L’artrosi o osteoartrosi (OA) è la forma più comune di patologia articolare e una delle principali cause di disabilità. È considerata una delle maggiori fonti di dolore muscoloscheletrico, compromissione funzionale e ridotta indipendenza degli anziani. Affligge circa 240 milioni di persone in tutto il mondo.
È caratterizzata:

  • dal deterioramento progressivo della cartilagine articolare;
  • dalla formazione di nuovo osso nella regione sub-condrale e ai margini dell'articolazione;
  • dall'alterazione patologica dei tessuti molli.

Può coinvolgere quasi tutte le articolazioni, ma in genere colpisce le mani, le ginocchia, le anche e i piedi. 

Artrosi

Cause Cause

L'esatta causa non è nota ma numerosi fattori influenzano l'insorgenza e la rapidità del deterioramento articolare. Tra cui:

  • età;
  • sesso;
  • obesità;
  • ereditarietà;
  • traumi ripetuti. 

Sintomi Sintomi

I disturbi principali manifestati dai pazienti affetti dall'osteoartrosi sono:

  • dolore;
  • rigidità presente soprattutto la mattina o dopo aver mantenuto a lungo una posizione;
  • limitazione funzionale e perdita di attività (anche semplici come, per esempio, camminare);
  • crepitii al movimento.

Segni di sinovite (calore ed eritema sopra l'articolazione) sono di norma limitati o assenti.

Diagnosi Diagnosi

La diagnosi di artrosi e la sua differenziazione da altre patologie articolari non è difficile. Ruolo chiave ha sicuramente la raccolta anamnestica, la presentazione clinica del paziente e l'esame obiettivo

Gli esami strumentali possono aiutare a orientare il clinico durante il processo diagnostico, ma è importante ricordare di dare loro il giusto valore. A tal proposito, si raccomanda di non andare in panico se la radiografia o la risonanza magnetica mostri segni di degenerazioni: sono assolutamente normali e comuni, e non sono necessariamente segni che condannano a dolori permanenti o disabilità. 
L’artrosi, da un punto di vista radiografico, è presente circa nel 30% degli individui di età superiore a 45 anni. Le sue alterazioni tipiche fanno parte di un processo fisiologico e non necessariamente patologico; esso indica il passare del tempo (così come le rughe sul volto o i capelli bianchi); infatti, e questo è il centro del messaggio che si vuole trasmettere, non c’è una relazione lineare e diretta tra i reperti radiografici e i sintomi.

Questo è un dato da tenere in considerazione quando si leggono i referti degli esami strumentali; sarebbe opportuno che i professionisti sanitari facessero chiarezza con i propri pazienti su queste tematiche, per evitare effetti nocebo, catastrofizzazione e paura (che poi risultano essere anche fattori che peggiorano la prognosi al paziente).

È importante ricordare che non è detto che peggiore sia la situazione radiologica e peggiore siano i sintomi.

Artrosi

Rischi Rischi

I principali rischi dell’artrosi sono a carico delle ossa che, lasciate senza protezione, vengono consumate dall’attrito. 

Ciò comporta dolore e rigidità articolare, con conseguente riduzione della capacità di svolgere i movimenti più semplici.

Cure e Trattamenti Cure e Trattamenti

Diverse organizzazioni internazionali (tra cui OARSI, EULAR, ACR, AAOS) hanno sviluppato linee guida per la gestione dell’artrosi; esse, nella quasi totalità, suggeriscono che ai pazienti con questa patologia dovrebbe essere offerta, almeno inizialmente, una serie di interventi non farmacologici, tra cui:

  • educazione (che includa la definizione di obiettivi congrui, la comprensione della patologia e dei trattamenti proposti);
  • perdita di peso (per coloro che sono in sovrappeso);
  • esercizi (di rafforzamento muscolare, cardiovascolari e/o neuromuscolari, isometrici o una combinazione di essi). Per impostarne un adeguato dosaggio può essere necessario ricorrere ad un professionista.

Nuove terapie: nella comunità scientifica, tra le varie tipologie di esercizio, il “blood flow restriction” (BFR) sta guadagnando una crescente attenzione. Esso, attraverso processi biochimici, permette di guadagnare forza e ipertrofia muscolare, nonostante il carico utilizzato sia ridotto (questo è un aspetto molto importante per i pazienti con dolore che limita l'attività fisica).

Dal punto di vista farmacologico la prima linea di intervento è rappresentata dall'uso di antinfiammatori non steroidei (FANS); quelli ad uso topico hanno solitamente meno gastrotossicità rispetto a quelli orali. 

I pazienti che non sono in grado di assumere FANS, o che non rispondono, possono essere sottoposti a iniezioni intrarticolari di corticosteroidi, che in genere alleviano il dolore per alcune settimane. Sono particolarmente utili nei pazienti con OA di una singola articolazione che può essere iniettata facilmente, come il ginocchio. Ricorda però che, dopo tre mesi, le iniezioni di corticosteroidi non hanno un effetto maggiore sul dolore rispetto al placebo e alcuni studi, anzi, hanno suggerito che le iniezioni intrarticolari di steroidi possono avere effetti deleteri sulla cartilagine. L'iniezione intrarticolare di prodotti a base di acido ialuronico (HA) è un'altra opzione per i pazienti con dolore persistente. 

L’iniezione di fattori di crescita, come quelli presenti nel plasma aricchito di piastrine (PRP), e l’iniezione di preparati di cellule staminali, sono sempre più utilizzate. Tuttavia, questi prodotti non sono standardizzati e gli studi su questi agenti hanno una debole evidenza.

I pazienti con dolore persistente che non risponde al trattamento conservativo, e che hanno una perdita funzionale e alterazioni radiografiche avanzate sono candidati alla chirurgia. Gli interventi chirurgici sono necessari, però, solo in una piccola percentuale di persone. 

Bibliografia

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