Varici esofagee
Dr. Sergio Signorelli
Gastroenterologo Medico Chirurgo, specialista in Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva Creato il: 11/01/2018 Ultimo aggiornamento: 17/11/2023Quando parliamo di varici esofagee, ci riferiamo a delle dilatazioni patologiche circoscritte alle vene dell’esofago, la cui causa è attribuibile al cedimento della parete per aumento della pressione venosa.
Tali dilatazioni si formano, nella maggior parte delle volte, in un paziente che sia affetto da una malattia cronica del fegato. Tuttavia, più raramente, si possono presentare anche dove vi sia un disturbo cronico della milza. Durante alcune di queste patologie, vi può essere un notevole aumento della pressione all’interno delle vene esofagee. Esse passano, infatti, da una dimensione di circa 10-14 cm, fino a raggiungere valori superiori a 20-25 cm di acqua.
Nel caso la dilatazione sia molto accentuata si parla di ipertensione portale. Quest’ultima condizione si verifica nella grande maggioranza (70-80%) dei pazienti affetti da cirrosi epatica, nell’arco di 5 anni.
Cause
Tra le cause più comuni, possiamo riscontrare:
- cirrosi epatica;
- trombosi portale-splenica;
- epatite;
- tumori epatici.
Il meccanismo che porta le varici a sanguinare non è ancora ben chiaro e dipende, senza dubbio, da altri fattori di varia natura.
Sintomi
Le dilatazioni patologiche delle vene dell’esofago non danno segni evidenti, fino al momento in cui, in genere, nei pazienti possono presentarsi:
- disturbi della deglutizione;
- improvvisa emorragia intestinale (vomito ematico);
- emissione di feci nere (melena).
Diagnosi
È importante che la diagnosi sia effettuata precocemente. La presenza di varici esofagee e gastriche si può diagnosticare mediante l’esame dell’endoscopia.
Inoltre, nei pazienti che abbiano una nuova diagnosi di cirrosi epatica, si consiglia e raccomanda di eseguire anche una EGDS (esofagogastroduodenoscopia).
Le varici si distinguono tra loro e si possono classificare, mediante la nomenclatura maggiormente utilizzata (quella della Japanese Research Society for Portal Hypertension) in:
- F1 piccole e lineari;
- F2 dilatate e tortuose;
- F3 larghe e nodulari.
Il consensus di Baveno ha adottato, al fine di classificare le varici, una classificazione semplificata che si basa sulle dimensioni delle varici: piccole se < 5 mm e grandi se > 5 mm.
Rischi
Dal momento che inizialmente sono asintomatiche e che, in un secondo momento, manifestino improvvise emorragie intestinali, i pazienti hanno un rischio di mortalità elevato. Inoltre, nel caso in cui il paziente sopravvivesse ad un primo episodio di emorragia da varici esofagee, rischierebbe al 60% di risanguinare entro l’anno successivo.
Oltre che dalla perdita ematica, il rischio di mortalità può essere anche dovuto dalla scarsa capacità di risposta allo stress emorragico del paziente cirrotico. Tale capacità, nella maggior parte dei casi, risulta compromessa dall’alterazione della sintesi epatica, coagulopatia, dal rischio di encefalopatia, dall’alterazione della funzione epatica per l’ischemia indotta dallo shock.
Cure e Trattamenti
Ad oggi, data la sua complessità, la terapia delle varici esofagee è ancora oggetto di numerosi studi.
Si può intervenire:
- mediante il trattamento endoscopico, infatti, si effettua una legatura elastica per via endoscopica (mediante EGDS), oltre alla somministrazione di farmaci;
- nei pazienti che non rispondono alla terapia medica ed endoscopica, si interviene mediante lo Shunt Portosistemico Intraepatico Transgiugulare (TIPS). Si tratta di una metodica appartenente alla radiologia interventistica: attraverso la vena giugulare si innesta una protesi metallica per generare uno shunt tra vena porta e vena sovraepatica. Lo scopo è generare una riduzione della pressione nelle varici esofagee e gastriche.
- shunt chirurgici, si intendono interventi chirurgici, che hanno lo scopo di decomprimere la vena porta, mirando a deviare il flusso sanguigno verso la cava o la vena renale;
- trapianto di fegato: ultima risposta, laddove possibile, al fine di sostituire il fegato che non funziona più con un parenchima sano.
Bibliografia
- LaBrecque, D., et al. "Esophageal varices." World Gastroenterol Organ Glob Guidel 2014 (2014): 1-14
- Merli, Manuela, et al. "Incidence and natural history of small esophageal varices in cirrhotic patients." Journal of hepatology 38.3 (2003): 266-272
- Yoshida, Hiroshi, et al. "New methods for the management of esophageal varices." World Journal of Gastroenterology: WJG 13.11 (2007): 1641.
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