Si definisce “spalla congelata” (o spalla rigida, frozen shoulder, capsulite adesiva), una patologia di spalla caratterizzata da una significativa diminuzione del movimento di questa articolazione. Può essere accompagnata o meno dal dolore alla spalla.
La spalla rigida è conseguente all’infiammazione prima ed all’ispessimento poi della capsula articolare.
In linea generale viene considerata come una patologia benigna, ad insorgenza variabile e ad evoluzione lenta (i sintomi possono durare qualche mese, fino anche ad alcuni anni).
La spalla congelata può essere divisa in due categorie:
La spalla congelata riconosce in genere tre fasi:
Per far diagnosi di spalla congelata occorre sottoporsi ad una visita specialistica con una radiografia di spalla in 3 proiezioni (AP vera, AP in extrarotazione, laterale "ad Y"). Con queste proiezioni radiografiche, lo specialista può escludere patologie causa della rigidità (artrosi, calcificazioni tendinee, una lussazione di vecchia data e mai diagnosticata). L’ecografia può essere un utile esame diagnostico, ma dovrebbe essere sempre complementare ad un esame radiografico.
Sicuramente non andrebbero effettuate subito una RMN o una TC; questi esami oltre che non sempre necessari, andrebbero richiesti solo dallo specialista Ortopedico in un secondo momento, nel caso ci sia il sospetto di una lesione dei tendini e della cartilagine articolare o per lo studio delle complicanze della malattia.
Spesso la prognosi (ovvero l’esito finale di questa patologia) è generalmente favorevole, con una risoluzione completa con il solo supporto farmacologico e riabilitativo, anche se è possibile un recupero incompleto della funzionalità.
L’intervento chirurgico è riservato a quei pochi pazienti che non rispondono positivamente al trattamento conservativo. Tuttavia il trattamento chirurgico ottiene risultati positivi in più dell’80% dei pazienti e viene solitamente effettuato nei pazienti con spalla rigidità secondaria a fratture e nei pazienti diabetici. Le complicanze durante l’intervento (lesioni nervose, dei tendini) e dopo l’intervento (recidiva della rigidità) sono rare.
Il trattamento conservativo di una spalla congelata consiste in una terapia farmacologica con antifiammatori, terapie fisiche (tens, tecarterapia, ultrasuoni, ecc.), fisioterapia.
Possono essere indicate delle infiltrazioni con cortisone, con lo scopo di ridurre l’infiammazione articolare e quindi il dolore durante l’esecuzione della fisioterapia. Fondamentali sono gli esercizi eseguiti a domicilio, effettuati con l’obiettivo di mantenere e migliorare il movimento della spalla interessata.
Nei casi in cui le terapie suddette sono state inefficaci, può essere indicata una mobilizzazione di spalla adiuvata da un’anestesia. Con questa tecnica viene eseguita un’anestesia selettiva alla spalla, ed il fisioterapista manipolando l’articolazione cautamente e progressivamente, con diverse sedute può migliorare o risolvere la rigidità dell’articolazione.
La procedura conosciuta come “sblocco in narcosi” di una spalla congelata, riteniamo non abbia più alcuna indicazione, anche perché è una procedura soggetta a importanti rischi di lesioni tendinee, nervose, fratture.
Il trattamento chirurgico per la spalla congelata viene effettuato in artroscopia. L'intervento in artroscopia consente di effettuare in un unico tempo la sezione selettiva o circonferenziale (360°) della capsula articolare ed il trattamento di patologie concomitanti come una lesione di cuffia od una tendinite calcifica. L’intervento in artroscopia consente un precoce avvio della riabilitazione, già il giorno dopo l’intervento.
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