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Occhio secco

Dr.ssa Roberta Terrana

Dr.ssa Roberta Terrana

Oculista Medico Chirurgo, specialista in Oftalmologia Creato il: 02/07/2017 Ultimo aggiornamento: 21/09/2023

La lacrima è formata da tre diversi componenti, che si dispongono in tre strati:

  • mucoso, più vicino all’occhio per garantire l’aderenza e la consistenza della lacrima stessa;
  • acquoso, nella parte intermedia, rappresenta il 90% del volume lacrimale;
  • lipidico, per evitare l’evaporazione dello strato acquoso, favorire il regolare spandimento della lacrima sulla superficie dell’occhio, fungere da barriera contro sudore, sebo e agenti infettivi.

L’equilibrio tra questi tre strati è fondamentale per avere una buona lacrima. La lacrima non “bagna” solo l’occhio, ma lo difende dalle infezioni: grazie alla lattoferrina e al lisozima, garantisce una visione migliore umettando uniformemente la superficie, favorisce lo scorrimento della palpebra sull’occhio, porta ossigeno alla cornea, la parte più anteriore trasparente dell’occhio, che non ha vasi sanguigni che possano fornirle ossigeno.

Per occhio secco non si intende “solo” una patologia che comporta una lacrimazione scarsa o di cattiva qualità, ma è una vera e propria malattia della superficie oculare. In questo caso, per “superficie oculare”, si intende l’insieme delle strutture dell’occhio e i suoi annessi, quali: cornea, congiuntiva, palpebre, film lacrimale, ghiandole di Meibomio, etc. Nell’occhio secco, c’è una perdita dell’equilibrio esistente tra i componenti del film lacrimale.

La secchezza oculare porta ad un’infiammazione della superficie dell’occhio con sintomi di discomfort, che influiscono negativamente sulla qualità della vita, e a lungo termine si ha un danneggiamento dell’occhio stesso, con comparsa di alterazioni della sensibilità. Si tratta di una malattia cronica, con andamento protratto nel tempo, non acuta, con immediata risoluzione. Colpisce centinaia di milioni di persone nel mondo e rappresenta una delle cause più frequenti di richiesta della visita oculistica. È, dunque, un problema che non va mai sottovalutato.

Si classifica in occhio secco da iposecrezione, caso in cui viene prodotta poca lacrima, e occhio secco evaporativo, caso in cui la lacrima prodotta evapora prima del dovuto.

Occhio secco

Cause Cause

Esistono numerosi fattori di rischio per l’occhio secco. Quelli non modificabili includono:

  • il sesso, poiché viene colpito maggiormente il sesso femminile in correlazione all’assetto ormonale (infatti esiste una correlazione anche con la menopausa, dopo la quale l’occhio secco diventa più frequente e più severo);
  • l’età, poiché più si va avanti con gli anni, più è comune riscontrarlo;
  • etnia asiatica, per una predisposizione genetica;
  • la MGD (Meibomio Glande Desease), una disfunzione delle ghiandole di Meibomio, che si trovano nel contesto della palpebra e sono deputate alla produzione della parte lipidica della lacrima;
  • la Sindrome di Sjogren, o sindrome sicca, una malattia autoimmune, che porta al danneggiamento delle ghiandole lacrimali e salivari e a secchezza di tutte le mucose, della bocca, delle fosse nasali, della vagina, fissurazione della lingua, fenomeno di Raynaud alle dita, secchezza dell’occhio;

Sono, probabilmente, immodificabili anche cause quali:

  • diabete;
  • rosacea;
  • disturbi della tiroide (con occhio sporgente, aumentata apertura palpebrale, maggiore evaporazione della lacrima, disfunzione delle ghiandole lacrimali e/o delle ghiandole di Meibomio);
  • pterigio;
  • infezioni virali;
  • ansia;
  • depressione.

Fattori di rischio modificabili sono invece:

  • lavoro prolungato al computer o con digital device, perché si riduce la frequenza di ammiccamento dell’occhio, “sbattiamo” meno le palpebre;
  • utilizzo di lenti a contatto;
  • fattori ambientali (inquinamento, scarsa umidità, aria condizionata, forti flussi di aria calda);
  • uso di farmaci antistaminici per bocca di vecchia generazione, antidepressivi triciclici e inibitori delle monoaminossidasi, ansiolitici, diuretici, beta bloccanti, contraccettivi orali, anticolinergici, antiparkinsoniani, antimalarici come clorochina e idrossiclorochina, amiodarone;
  • stili di vita (fumo, alcol,etc.);
  • presenza del Demodex;
  • congiuntivite allergica;
  • chirurgia refrattiva;
  • iniezioni di botulino.

Quando la lacrima diventa troppo concentrata, ovvero diminuisce la sua componente acquosa, evapora troppo e ciò danneggia la superficie oculare dando infiammazione. Si riducono le capacità di lubrificazione della superficie oculare e si innesca un circolo vizioso. Se in associazione c’è anche una disfunzione delle ghiandole di Meibomio, si ha anche una scarsità di lipidi nella lacrima, che ne favorisce una rapida evaporazione. Le ghiandole di Meibomio possono andare incontro ad atrofia, dilatazione dei canalicoli e chiusura del dotto di sbocco del loro secreto. In questo caso, in associazione all’occhio secco, si formeranno i calazi.

Sintomi Sintomi

Si può avere bruciore e sensazione di corpo estraneo o di sabbia dentro l’occhio; in alcuni casi, persino dolore. Il bruciore si accentua in ambienti secchi, poco umidificati, in presenza di vento o di aria condizionata, in caso di ridotto ammiccamento: per esempio, quando davanti al computer, sbattiamo meno frequentemente gli occhi. Il dolore percepito deriva dalla stimolazione delle terminazioni nervose e, per questo, può essere anche molto intenso.

La cornea, la parte più anteriore trasparente dell’occhio, è ricca di terminazioni nervose. Non ha, inoltre, vasi sanguigni e riceve nutrimento e ossigeno dalla lacrima: quindi, quando l’ossigeno non arriva, la parte bianca dell’occhio intorno alla cornea tende ad arrossarsi.

Al mattino gli occhi secchi possono essere cisposi. La lacrima ha anche la funzione di far vedere bene: quindi, una cattiva lubrificazione dell’occhio peggiora la vista.

La lacrima ha anche funzione antimicrobica, pertanto, un occhio con poca lacrimazione è più esposto, e maggiormente a rischio, di sviluppare infezioni. Ogni abrasione o taglietto sull’occhio guarisce meno velocemente in presenza di scarsa lubrificazione. Chi ha un occhio secco spesso sviluppa un’intolleranza alle lenti a contatto.

Diagnosi Diagnosi

Si può somministrare al paziente, per meglio comprendere la tipologia di occhio secco, un questionario “OSDI “, “SANDE”, “DEQ-5”, per la valutazione della sintomatologia. Bisogna chiedere quanto è grave il fastidio, da quanto tempo è presente, se i sintomi sono maggiori in un occhio piuttosto che in un altro, se sono presenti rossore, gonfiore, secrezioni, etc.

Tra gli esami, troviamo:

  • TBUT: tempo di rottura del film lacrimale dopo ammiccamento. Può essere valutato con l’utilizzo di un colorante giallo, la fluoresceina, e una luce blu proiettata dalla lampada a fessura sul bulbo oculare. L’occhio è secco se il tempo di rottura del film lacrimale risulta inferiore a 10 secondi;
  • test di Schirmer: misura la quantità di lacrima prodotta in cinque minuti. Si inseriscono delle striscioline di carta assorbente che raccolgano la lacrima prodotta tenendo le palpebre chiuse. L’occhio è secco se la cartina risulta bagnata meno di 10 mm.;
  • instillazione di colorante vitale (fluoresceina gialla all’1-2%, verde di lissamina all’1%): per valutare il tempo in cui il colorante viene lavato via dall’occhio (occhio secco se superiore a 6 minuti) ed eventuali danni della cornea o della congiuntiva, che quando presenti sono indice di maggiore gravità;
  • estesiometria: per definire con un filo di cotone o con metodi più sofisticati se c’è un’alterazione della sensibilità della cornea, la parte più anteriore trasparente dell’occhio;
  • esami ematochimici per escludere la presenza di anticorpi sierici tipici della Sindrome di Sjogren, gli anti-SSA e gli anti-SSB (se positivi biopsia delle ghiandole salivari minori).
  • meibografia: per visualizzare la struttura delle ghiandole di Meibomio;
  • microscopia Confocale: tramite strumentazione specifica si valuta il danno della superficie oculare a livello delle singole cellule.

Si potrebbe anche misurare il grado di “concentrazione“ della lacrima, ovvero la sua osmolarità, tramite osmometro.

Rischi Rischi

La qualità della vita, in chi soffre di occhio secco, può essere compromessa, anche pesantemente, con comparsa di sindromi depressive, stati di ansia, minore produttività in ambito lavorativo, difficoltà di visione alla guida, specialmente nelle ore notturne.

Se la secchezza oculare è molto severa, la mancata lubrificazione del bulbo oculare può portare a infezioni, congiuntiviti e cheratiti ricorrenti, e, nei casi più gravi, anche a vere e proprie ulcere corneali, che possono condurre alla formazione di cicatrici corneali, che influiscono negativamente sulla vista.

Cure e Trattamenti Cure e Trattamenti

Innanzitutto, bisogna trattare le cause:

  • fare pause durante il lavoro al computer;
  • utilizzare degli umidificatori per ambienti;
  • modificare la dieta aggiungendo una buona quantità di acidi grassi essenziali che provengono da alimenti quali noci e pesce azzurro (merluzzo, sgombro, etc.);
  • se c’è una carenza di vitamina D aumentarne l’apporto con la dieta perché la vitamina D svolge un ruolo importante nell’ inibire la componente infiammatoria anche a livello della superficie oculare;
  • procedere ad un’accurata igiene palpebrale;
  • se c’è il demodex sulle ciglia fare dei trattamenti a base di tea tree oil;
  • Bisogna inoltre utilizzare sostituti lacrimali senza conservanti, e fare impacchi con compresse calde per fluidificare il secreto prodotto dalle ghiandole di Meibomio.

I sostituti lacrimali non vanno intesi come trattamento dei sintomi occasionale, ma vanno utilizzati in modo regolare. Servono per prevenire i sintomi. Se c’è un’infiammazione in corso, meglio utilizzare sostituti lacrimali meno densi e viscosi. Le lacrime artificiali, infatti, non sono tutte uguali, ne esistono centinaia di tipi diversi, ed ognuna ha caratteristiche più adatte ad un caso specifico. Se la secchezza è ostinata, l’oculista può prescrivere colliri corticosteroidei, utilizzati solo per brevi periodi, o in presenza di blefarite colliri che contengano sia l’antibiotico che lo steroide. A volte, viene prescritta anche la ciclosporina, un immunomodulatore, in collirio.

Nei casi più complicati, si può procedere a occludere i puntini lacrimali temporaneamente, affinché la lacrima non defluisca e rimanga più a lungo, oppure procedere alla terapia con luce pulsata ad alta intensità per la disfunzione delle ghiandole di Meibomio.

Solo in casi molto gravi, si utilizzano lenti a contatto terapeutiche che proteggano la cornea, si procede alla tarsorrafia (ovvero si cuciono le palpebre insieme per rendere la superficie oculare non esposta), o al trapianto di ghiandole salivari.

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