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Pterigio

Dr.ssa Roberta Terrana

Dr.ssa Roberta Terrana

Oculista Medico Chirurgo, specialista in Oftalmologia Creato il: 17/07/2017 Ultimo aggiornamento: 21/09/2023

Lo pterigio è un’escrescenza carnosa della congiuntiva, ovvero della sottile membrana esterna che ricopre la parte bianca dell’occhio. Si estende progressivamente verso la cornea, ossia la parte più anteriore e trasparente dell’occhio. È formato da tessuto fibroso vascolarizzato ed è benigno. Ha una forma grossolanamente triangolare: l'apice del triangolo è rivolto verso il naso, la base del triangolo verso la parte esterna dell’occhio.

Nella maggior parte dei casi, insorge dopo i vent’anni, verificandosi negli uomini due volte più spesso che nelle donne.

Di solito, è collocato nell’area interpalpebrale, più frequentemente dalla parte nasale che temporale. Può essere monolaterale, ovvero colpire un solo occhio, o bilaterale, ovvero interessare entrambi gli occhi, ma in questo caso può riscontrarsi in diverso stadio di evoluzione.

La classificazione dello pterigio può essere fatta in stadi, a seconda dell’entità dell’estensione sulla cornea, e in gradi, in base al differente tipo di vascolarizzazione.

Classificazione in stadi:

  • stadio I: estensione sulla cornea inferiore a 2 mm. In questo caso, spesso non si ha nessun sintomo, tranne nelle fasi di infiammazione;
  • stadio II: estensione sulla cornea fino a 4 mm. Crea fastidio perché interferisce con la normale distribuzione sulla superficie oculare del film lacrimale e, quindi, impedisce un’uniforme lubrificazione della superficie oculare. Influisce sulla vista perché dà astigmatismo;
  • stadio III: estensione sulla cornea per più di 4 mm, coinvolgimento dell'area ottica e compromissione della vista, con astigmatismo più elevato.

Nelle fasi più avanzate, la fibrosi della congiuntiva, crea una vera e propria estesa cicatrice, che può limitare i movimenti dell'occhio.

Classificazione in gradi:

  • grado I o atrofico: i vasi sanguigni dell’episclera sotto il corpo dello pterigio sono ben visibili;
  • grado II o intermedio: i vasi sanguigni dell’episclera sono parzialmente visibili sotto il corpo dello pterigio;
  • grado III: i vasi sanguigni dell’episclera sotto lo pterigio non sono affatto visibili.
Pterigio

Cause Cause

La principale causa dell’insorgenza dello pterigio, oltre ovviamente ad una predisposizione genetica, è l’esposizione prolungata ai raggi ultravioletti della luce del sole.

Le etnie geneticamente maggiormente predisposte sono quelle che vivono nei paesi tropicali, poiché sono costantemente più esposte al sole, al vento, al caldo, alla polvere, al fumo, all’aria secca. I lavoratori più a rischio, poiché devono trascorrere molto tempo al sole, sono i muratori, i marinai, i pescatori, i contadini, gli operai addetti ai forni.

Un ulteriore fattore favorente l’avanzamento dello pterigio è una lacrimazione scarsa, un occhio secco, o comunque un’alterata composizione del film lacrimale.

Il tessuto fibroso, che costituisce lo pterigio, può estendersi progressivamente fino ad invadere la cornea, a causa del fatto che le cellule che lo compongono vanno incontro a proliferazione, ovvero aumentano in numero, e il processo infiammatorio alla base del suo sviluppo promuove la formazione di nuovi vasi sanguigni e il rimodellamento del tessuto connettivo. Lo sviluppo dello pterigio diventa più aggressivo e invasivo, quando viene distrutto uno degli strati più esterni della cornea, chiamato “membrana di Bowman”.

Sintomi Sintomi

I più frequenti sintomi sono rossore, irritazione, sensazione di corpo estraneo. Chi ha uno pterigio lamenta fastidio, come se avesse della “sabbia nell’occhio”. Questi sintomi si accentuano e si aggravano nella fase in cui lo pterigio si infiamma, portando ad un vero e proprio dolore oculare, con abbondante lacrimazione e forte bruciore.

Negli stadi più avanzati, in cui questa escrescenza si è spinta ad invadere la porzione centrale della cornea, ovvero la zona ottica, che è essenziale per una visione nitida, compare un astigmatismo, che determina un peggioramento della visione. Più è grande lo pterigio e maggiore è il suo coinvolgimento corneale, maggiore sarà anche l’astigmatismo riscontrato. L’astigmatismo determina una visione sfocata, sia da vicino che da lontano, con una deformazione più o meno accentuata delle figure che appaiono un po’ più schiacciate.

La forma dello pterigio non influisce sulla vista, una lunghezza o ampiezza maggiore di 3 mm, invece, dà un tasso statisticamente più elevato di astigmatismo.

Chi ha uno pterigio e indossa lenti a contatto, in particolare se si tratta di lenti usa e getta morbide con larga base d’appoggio, può progressivamente sviluppare un’intolleranza alle lenti a contatto stesse. Il continuo sfregamento del bordo della lente sullo pterigio, infatti, provoca una reazione infiammatoria, che promuove l’aumento delle dimensioni dell’escrescenza, accompagnata da sintomi quali bruciore, lacrimazione, fastidio.

Diagnosi Diagnosi

Già durante la visita oculistica di routine, tramite il semplice esame alla lampada a fessura, è visualizzabile lo pterigio. Le dimensioni possono essere misurate con un piccolo righello. Importante è anche valutare l’estensione a livello della cornea, la parte più anteriore trasparente dell’occhio.

Alla lampada a fessura si possono distinguere tre parti che compongono lo pterigio:

  • la testa, ovvero la porzione più anteriore, terminale, sollevata rispetto al piano della cornea, che può avere forma tondeggiante o a punta e margini più o meno regolari. È la parte più tenacemente adesa ai piani sottostanti, e pertanto anche la più difficile da scollare;
  • il collo, la parte intermedia che collega testa e corpo;
  • il corpo, a forma di ventaglio, che rappresenta la porzione basale.

Davanti alla testa, può comparire la linea di Stocker- Fuchs, ossia un’area festonata di colore bianco-grigiastro, separata dallo pterigio da una sottile striscia di tessuto sano, che si forma a causa dei depositi del ferro contenuto nella lacrima.

Va sempre fatta una diagnosi differenziale con:

  • ulcere corneali cicatrizzate;
  • tumori congiuntivali intraepiteliali.

Cure e Trattamenti Cure e Trattamenti

Misure conservative per rallentare la progressione dello pterigio sono l’uso assiduo degli occhiali da sole con un buon filtro UV (magari di categoria 3 o in montagna di categoria 4), per evitare che i raggi ultravioletti solari ne promuovano la crescita, e l’utilizzo costante di lacrime artificiali, per garantire una buona lubrificazione, altrimenti compromessa dall’irregolarità della superficie oculare determinata dallo pterigio.

Nella fase infiammatoria, possono essere utilizzati anche colliri corticosteroidei, per ridurre lo stato infiammatorio e la formazione di nuovi vasi, nonché la proliferazione cellulare.

L’intervento chirurgico è riservato a quei casi in cui si ha un importante calo della vista per un astigmatismo elevato o quando i sintomi di discomfort oculare compromettono la qualità di vita del paziente. Il trattamento chirurgico prevede l’escissione dello pterigio, l’impianto di un lembo di congiuntiva preso da un’altra sede dello stesso occhio e posto nell’area in cui è stato asportato lo pterigio (autotrapianto congiuntivale), oppure il flap congiuntivale rotazionale, o ancora l’innesto di membrana amniotica (un sottile strato trasparente, resistente ed elastico, che favorisce la riepitelizzazione e non scatena reazioni autoimmuni che porterebbero al rigetto), nei casi più gravi la cheratoplastica lamellare periferica.

Il lembo di congiuntiva, eventualmente utilizzato per l’autotrapianto, viene stabilizzato grazie a colla di fibrina, coaguli di sangue autologo o vere e proprie suture. Dopo l’asportazione dello pterigio, queste procedure riducono il tasso di recidiva, che altrimenti, se si lasciasse la sclera sottostante nuda dopo la rimozione, sarebbe molto alto. 

Il rischio di recidiva è maggiore i primi sei mesi dopo l’intervento. Uno pterigio recidivato è di solito più aggressivo, ovvero ha una maggiore velocità di avanzamento verso la cornea, ed anche un’ampiezza maggiore rispetto allo pterigio originario.

Possono essere utilizzate anche delle sostanze adiuvanti per ridurre il tasso di recidiva: mitomicina C (un farmaco antitumorale, molto costoso, che appartiene alla classe degli antibiotici e inibisce la divisione cellulare, perché interferisce con la sintesi del DNA. Viene posto sulla sclera, ovvero la parte bianca scoperta dell’occhio, e lasciata agire per tre minuti, mai più a lungo, perché come effetto collaterale può dare una perforazione), 5-fluoruracile, inibitori del VEGF, ciclosporina topica o si può ricorrere alla beta-irradiazione o ad impianti di matrice di collagene biodegradabili in 90-180 giorni.

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