Flebite

A cura del Prof. Attilio Marchese
Chirurgo Vascolare Medico Chirurgo - Professore a contratto, specialista in Chirurgia d’Urgenza e Pronto Soccorso ed in Urologia
Cos'è
Il termine "flebite" ha, per anni, indicato patologie molto differenti, sia dal punto di vista anatomico che clinico. Attualmente, soprattutto per la possibilità di valutazione strumentale con ecocolordoppler, il termine "flebite" deve essere utilizzato solo nei casi in cui indichi un'infiammazione delle parete venosa, mentre negli altri casi, in cui la infiammazione segue l'occlusione delle vene da trombi, si deve utilizzare il termine "trombosi" delle vene superficiali o delle vene profonde con flebite associata.
Cause
La flebite può avvenire spontaneamente o essere determinata da una procedura medico-chirurgica, da un trauma, o dalla stasi del flusso sanguigno in una vena varicosa. I fattori di rischio di trombosi di vene superficiali comprendono la malattia venosa cronica (70% dei casi), le neoplasie, la trombofilia, la gravidanza, la terapia con estroprogestinici (associata a trombofilia), l'obesità, una pregressa trombosi venosa, la scleroterapia, l'utilizzo di cateteri intravenosi, le malattie sistemiche autoimmuni, il morbo di Buerger (flebiti migranti), i traumi.
A parte i casi da procedure mediche (cateteri venosi), le flebiti più recenti sono quelle che interessano le vene varicose, in cui esiste una stasi venosa che determina l'attivazione della coagulazione e la formazione di un trombo, con liberazione dei fattori infiammatori che determinano la flogosi della parete venosa.
Sintomi
La cute limitrofa alla vena infiammata appare arrossata, calda, gonfia ed estremamente dolente; a volte è associata ad iperpiressia; in caso di tromboflebite superficiale si apprezza la presenza di un cordone palpabile.
Diagnosi
La diagnosi è prima di tutto clinica ma risulta indispensabile la valutazione con ecocolordoppler che permette di evidenziare le vene profonde e superficiali e la presenza/estensione dei trombi.
Rischi
Se la trombosi interessa i tronchi safenici, le vene perforanti o le vene profonde, c'è un rischio di embolia polmonare. La valutazione con ecocolordoppler (da effettuare prima possibile) permette la quantificazione dei rischi e la terapia più indicata per evitare le complicazioni emboliche.
Cure e Trattamenti
Gli obbiettivi della terapia sono i seguenti:
- Risolvere i sintomi dolorosi locali;
- prevenire l’estensione dei trombi;
- prevenire la recidiva di trombosi;
- prevenire il tromboembolismo venoso che può complicare la storia naturale della malattia.
Il trattamento prevede la terapia con farmaci antidolorifici, antiinfiammatori (sia per via orale che topici) e anticoagulanti (eparine a basso peso molecolare, anticoagulanti orali). Non è quasi mai necessaria la terapia antibiotica (spesso prescritta da molti medici). Nelle trombosi di varici degli arti inferiori l’eparina a basso peso molecolare associata alla elastocompressione (con bendaggi o calza elasticizzate) è la migliore opzione terapeutica nella maggiore parte dei casi. Quando l'estensione del trombo interessa la giunzione safeno-femorale o la giunzione safeno-poplitea, per l’alto rischio di trombosi venosa profonda e/o embolia polmonare, è indicato il trattamento anticoagulante di almeno per 2/3 mesi.
L'informazione presente nel sito deve servire a migliorare, e non a sostituire, il rapporto medico-paziente. In caso di disturbi e/o malattie rivolgiti al tuo medico di base o ad uno specialista.

A cura del Prof. Attilio Marchese
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