Dispepsia
Dr. Danilo Susi
Gastroenterologo Medico Chirurgo, specialista in Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva Creato il: 10/07/2017 Ultimo aggiornamento: 20/09/2023La dispepsia è un sintomo: il termine proviene dal greco e significa “digerire male”. È stato coniato da Jean de Gorris, nel 1564, per indicare pazienti con turbe digestive alte. Indica, quindi, una difficoltà digestiva in senso generale.
Cause
Le cause della “cattiva digestione” possono essere molteplici, sia di natura organica sia funzionale.
Pertanto, il sintomo dispepsia rientra in due grandi orientamenti clinici:
- sindrome dispeptica-funzionale-sine materia-non ulcerosa (DNU);
- sindrome organica espressione di diverse patologie.
Le cause organiche comprendono patologie di tutti gli organi dell’apparato digerente: stomaco e duodeno (Dispepsia Ulcerosa 20% delle U.D e 15% delle U.G.), ileo, colon, colecisti (Dispepsia Biliare 6-28% di colelitiasi). Le cause organiche comprendono patologie di tutti gli organi dell’apparato digerente: stomaco e duodeno (Dispepsia Ulcerosa 20% delle U.D e 15% delle U.G.), ileo, colon, colecisti (Dispepsia Biliare 6-28% di colelitiasi).
Sintomi
I sintomi risentono ovviamente della causa. I sintomi minori sono per lo più di lunga durata specie nella DNU da cause funzionali: semplice fastidio o malessere (definito da Morris “abdominal discomfort”), con peso gastrico accompagnato da eruttazioni, pirosi, nausea.
I sintomi maggiori sono ad insorgenza più recente nella Dispepsia da cause organiche: un vero dolore (crampiforme o trafittivo), che può essere localizzato nei vari quadranti addominali specie quelli superiori (Dispepsia Dolorosa).
Diagnosi
La diagnosi di dispepsia è essenzialmente clinica, si basa su una attenta anamnesi, poiché il paziente dispeptico è un malato cronico, ripetitivo nella descrizione dei propri sintomi che hanno un andamento subcontinuo nel tempo. Tuttavia, se i sintomi dispeptici persistono dopo misure dietetiche e terapie sintomatiche iniziali, poiché le cause possono essere molteplici, bisogna prima escludere quelle organiche, specie in pazienti sopra i 40/50 anni.
Il consiglio di chi scrive è quello di iniziare da esami non invasivi e procedere in tal modo:
- ecografia addome completo: permette di escludere subito una compromissione della colecisti e di altri organi interni;
- UBT/urea breath test per la ricerca del Helicobacter Pylori (Hp);
- UBT per il lattosio;
- eventuali prove allergiche, per escludere una componente allergizzante sia per i cibi sia per i metalli, soprattutto il nichel;
- test per la Celiachia (specie se c’è familiarità).
In seguito, si potrà procedere in modo più mirato agli esami invasivi strumentali:
- gastroscopia con biopsia, sia a livello antrale (ricerca HP) sia duodenale (altezza villi);
- colonscopia, specie nei pazienti sopra i 50 anni, sia a scopo preventivo (escludere formazioni polipoidi) sia per escludere presenza di diverticoli;
- infine, il Clisma Opaco d.c. è ormai riservato ai soli pochi casi in cui non si riesce ad eseguire una regolare colonscopia, sia per motivi anatomici (dolico-colon, dolico-sigma) sia organici (irrigidimento del lume per briglie aderenziali). Tuttavia, può risultare utile nei pazienti che hanno una flessura splenica molto alta ed angolata, che causa dolori e ritardo di svuotamento intestinale.
Rischi
La dispepsia è un sintomo e le patologie ad essa correlate non portano a rischi di natura oncologica. Tuttavia, la dispepsia funzionale si abbina spesso ad alterazioni della motilità gastroenterica e, quindi, al colon irritabile, (quest’ultimo è appannaggio delle donne). Tale patologia può migliorare sicuramente con una terapia appropriata, ma purtroppo tende a cronicizzare con periodi di acuzie ed altri di remissione.
Cure e Trattamenti
Inizialmente, la cura della dispepsia comprende una rieducazione dietetico-alimentare e igienico-ambientale proprio come stile di vita: una dieta leggera, che eviti cibi troppo conditi-grassi-speziati, alcolici, caffè e bevande gassate; pasti non troppo abbondanti specie quelli serali, ad orari fissi e distanziati, masticazione adeguata; attività fisica moderata, come ad esempio una passeggiata a ritmo rilassato, che favorisce lo svuotamento gastrico, stimola la peristalsi intestinale e tende a scaricare tensioni e stress; ottimale sarebbe praticare regolarmente uno sport.
La terapia farmacologica si basa ovviamente sulle cause. Tuttavia, si possono dare inizialmente i procinetici (ad esempio, la metoclopramide, sulpiride) che regolarizzano e velocizzano il transito del cibo attraverso lo stomaco e la prima parte dell’intestino tenue; anche gli antispastici con o senza benzodiazepine si sono rilevati efficaci.
Se è presente bruciore e/o acidità gastrica, sono utili gli antiacidi, che ne tamponano l'acidità gastrica e i gastroprotettori topici in gel, che proteggano la mucosa gastrica, formando una barriera protettiva. Solo in casi estremi, si usano molecole PPI, che inibiscono la produzione di succhi gastrici (omeprazolo) ma solo dopo aver fatto una gastroscopia.
Nei casi con turbe psicologiche, può essere utile una appropriata psicoterapia con o senza somministrazione di psicofarmaci.
Bibliografia
- Bonfils S., Masson, Paris, 1983.
- Bianchi Porro-Prada A., Sigurtà, 1985.
- Cheli R.-Aste H., Stutgart, 1976.
- Cheli R., Boehringer, 1985.
- Davenport H.W., N.E.M.J., 1967.
- Rambaud J-C-Bouhnik Y, Arti Grafiche Ed., 1996.
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