Colon irritabile
Dr. Alberto Frosi
Medico Internista Medico Chirurgo, specialista in Medicina Interna ed in Igiene e Medicina Preventiva Creato il: 29/06/2017 Ultimo aggiornamento: 09/10/2023- dolore addominale;
- irregolarità delle feci.
Il colon irritabile, conosciuto anche come IBS - Irritable Bowel Syndrome, interessa il 7,8% della popolazione italiana, compresa tra i 20 e i 50 anni. Nello specifico, sono le donne a soffrirne più degli uomini, in una proporzione pari al doppio.
Cause
Tenendo presente che, per tale patologia, non esiste un’unica e certa causa, i processi fisiologici, ovvero la fisiopatologia, sono da considerarsi multifattoriali e articolati. I fattori fisiopatologici, nella sindrome del colon irritabile, sono:- disregolazione del sistema nervoso centrale e autonomo;
- alterazione dei neurotrasmettitori (serotonina);
- fattori psicologici;
- motilità intestinale alterata;
- ipersensibilità viscerale;
- alterazioni della flora batterica intestinale (nel suo insieme, detto microbiota);
- malassorbimento degli acidi biliari;
- permeabilità epiteliale alterata;
- attivazione immunitaria mucosa;
- infezioni intestinali (precedenti);
- fattori genetici.
Cervello, tubo digerente, microbiota e sistema immunitario presentano associazioni reciproche nello stato di salute e di malattia. Il cervello, mediante il sistema nervoso autonomo e l’asse ipotalamico-pituitario-adrenocorticale, influenza:
- motilità intestinale;
- secrezione dei liquidi nel lume intestinale;
- permeabilità epiteliale intestinale;
- immunità.
La disbiosi del microbiota è un'alterazione della composizione del microbiota nella sindrome del colon irritabile (in rapporto con stress, dieta).
Il microbiota ha un altro ruolo importante, che è quello di degradare componenti alimentari non digeribili. La fermentazione dei carboidrati ha l’effetto benefico di produrre acidi grassi a catena corta, che proteggono la mucosa. Per questo motivo, essi non devono essere eliminati dalla dieta senza un valido motivo. D’altra parte, i carboidrati fermentabili, oligosaccaridi, disaccaridi, monosaccaridi e polioli possono provocare, in alcuni individui, i sintomi dell’IBS.
Sintomi
I criteri diagnostici aggiornati sono conosciuti come Criteri di Roma IV e tengono conto di un dolore addominale, che si manifesti almeno con la frequenza di una volta a settimana negli ultimi tre mesi. Questo dolore, inoltre, deve essere associato a due o più dei criteri riportati qui di seguito:- il dolore è legato al comportamento dell’alvo;
- il dolore è associato ad alterazione della frequenza delle evacuazioni;
- il dolore è associato ad alterazione della forma delle feci;
- i sintomi devono essere iniziati da almeno sei mesi.
- IBS-C: IBS con predominante stipsi (C = constipation);
- IBS-D: IBS con predominante diarrea;
- IBS-M: IBS mista (metà C e metà D);
- IBS non classificabile (è IBS ma non si riesce a inquadrare nei tre precedenti);
- IBS post-infettiva: è una forma atipica di IBS.
- sforzo a defecare;
- urgenza;
- sensazione di evacuazione incompleta;
- muco nelle feci;
- senso di gonfiore solo soggettivo (il gas non è aumentato nell’intestino);
- meteorismo “visibile”, con distensione, timpanismo e aumento della circonferenza alla vita;
- flatulenza;
- eruttazioni.
Diagnosi
Durante la diagnosi, lo specialista dovrà prestare molta attenzione nel distinguere quella che è una sindrome da colon irritabile, ossia un disturbo funzionale che non rappresenta un pericolo per la vita del paziente, da quelle che possono essere patologie organiche a carico dell’intestino.Contemporaneamente, il medico dovrà essere bravo ad evitare un ricorso eccessivo agli esami diagnostici, specialmente se di tipo invasivo, nei casi in cui questi non siano necessari. Si tratta di un obiettivo non sempre facile da raggiungere, che presuppone sia competenza che esperienza specifica nel campo scientifico.
Cure e Trattamenti
La cura e il trattamento della sindrome del colon irritabile si fondano su un approccio integrato dei caposaldi elencati di seguito:- un’efficace relazione medico-paziente;
- ascolto;
- un atteggiamento non giudicante;
- informare il paziente, rassicurarlo e dargli aspettative realistiche;
- consigli dietetici;
- terapia farmacologica;
- psicoterapia.
In altri pazienti affetti da colon irritabile, invece, è possibile che siano presenti intolleranze alimentari, (cosa diversa da un’allergia). Se, insieme al paziente, si individua un alimento sospetto (come, ad esempio, nel caso di un'intolleranza al lattosio o carboidrati fermentabili), si può tentare di rimuoverlo per alcune settimane. In questo caso, si parla di eliminazione selettiva e, ad ogni tentativo, va reintrodotto l’alimento se l’eliminazione si rivela inefficace. A tal proposito, bisogna specificare come non vadano incoraggiate eliminazioni senza un fondamento scientifico, basate su pregiudizi, false credenze o esiti di esami di laboratorio non validati. Va accuratamente evitato, dunque, che nel paziente si sviluppi una fobia nutrizionale.
Per quanto concerne, invece, la terapia farmacologica dell’IBS, deve essere guidata dal sintomo prevalente:
- antispastici: in caso di sintomi quali dolore e diarrea;
- antidiarroici: raccomandati nei casi di IBS-diarroica o mista in fase diarroica;
- lassativi, che vengono indicati per IBS-stitica o mista in fase stitica. I lassativi osmotici sono da preferire, in quanto meno dannosi (polietilenglicole – PEG - macrogol), per l’IBS-stitica, migliorano la stipsi ma non il dolore e il meteorismo, che, anzi, possono peggiorare;
- antibiotici non assorbibili, come Rifaximina, se si manifesta diarrea e/o meteorismo. In genere, da non usare come prima scelta;
- probiotici: preferibilmente, nell’IBS-diarroica o mista;
- simbiotici: indicati nell’IBS-stitica e nell’IBS-mista. Questi hanno un’efficacia dimostrata;
- antidepressivi: da utilizzare soltanto nelle forme moderate o gravi. Si utilizzano, al di fuori di comorbidità psichiatrica, a basse dosi. Si deve spiegare bene al paziente che non si prescrivono perché egli sia ritenuto depresso;
- psicoterapia, che può ridurre i sintomi gastro-intestinali funzionali in almeno il 50% dei pazienti. Può ottenere risultati migliori della maggior parte dei farmaci.
Bibliografia
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