Perché l’acqua è importante?

 

Nell'acqua, nel brodo primordiale, sembra sia nata la vita, nell'acqua certamente continua. Si può sopravvivere per settimane senza mangiare, ma solo per pochi giorni senza bere. Soltanto l'ossigeno è un elemento più vitale.


Illustrazione 1 - Dietologia
 

L'acqua svolge nell’organismo un ruolo essenziale poiché la maggior parte dei processi chimici, fisici e biologici avviene in un mezzo acquoso: è attraverso un mezzo acquoso, il sangue, che vengono trasportati a tutte le cellule ossigeno e nutrimento e vengono da queste asportate le sostanze di rifiuto per essere eliminate con le urine, con le feci, col sudore; è attraverso un mezzo acquoso che viene mantenuta costante la temperatura corporea, o trattenendo il calore prodotto dai processi metabolici o smaltendolo all'esterno attraverso il sudore che, evaporando, raffredda il corpo accaldato; è sempre attraverso un mezzo acquoso che viene mantenuta costante la pressione arteriosa e l’equilibrio idro-salino, cioè il giusto equilibrio tra acqua e sali in essa disciolti, che rende possibile lo scambio delle varie sostanze fra l’interno e l’esterno delle cellule, attraverso la membrana cellulare. 

Mantenere il giusto equilibrio del nostro, cioè il rapporto tra le entrate e le uscite di acqua, è fondamentale per conservare un buono stato di salute.

 

Quanta acqua c’è nell’organismo?

 

Siamo in buona parte fatti di acqua, che rappresenta, infatti, il 75-80% circa del peso di un neonato, il 55-60% di quello di un adulto e il 45-50% di quello di una persona anziana. La diversità tra i vari individui dipende anche dalla quantità di tessuto adiposo, che contiene poca acqua. Così come la donna che, avendo una maggiore percentuale di tessuto adiposo rispetto all’uomo, ha percentualmente una minore quantità di acqua.

In uno stesso individuo la quantità e la concentrazione d’acqua varia comunque continuamente, in funzione dell’attività fisica, del clima, dello stile di vita e dell’alimentazione. Le perdite idriche in climi torridi, oppure in particolari condizione di lavoro, possono giungere ai 10 litri.

Le perdite di acqua devono essere prontamente reintegrate, potendo una disidratazione determinare importanti conseguenze soprattutto negli anziani, già fisiologicamente dotati di una minore percentuale di acqua, e in cui qualche volta è alterato il meccanismo della sete.

Poiché, in definitiva, il sudore proviene dal sangue, la riduzione del volume plasmatico in seguito a sudorazioni profuse, può alterare la funzionalità cardio-circolatoria (col pericolo di collassi), renale (con riduzione dell’eliminazione di sostanze tossiche) e può compromettere la capacità di termoregolazione dell’organismo, con aumento della temperatura interna, a cui consegue confusione mentale, disorientamento temporo-spaziale, torpore psichico e persino allucinazioni. Sudando si perdono anche sali minerali, che devono anch’essi essere rapidamente rimpiazzati per mantenere un buon equilibrio idro-salino.

 

Perché i sali minerali sono importanti?

 

L'acqua è in grado di attraversare liberamente le membrane biologiche, ma la sua distribuzione nei due grandi comparti funzionali, quello intracellulare (40%) e quello extracellulare (60%) (a sua volta distinto in liquido interstiziale e plasmatico) è determinata dalla pressione osmotica esercitata da quei sali minerali che, non potendo invece attraversare le membrane, determinano il giusto passaggio dell'acqua dalle zone a bassa alle zone ad alta osmolarità.

Il motivo per cui nei paesi caldi si è andata affermando un'alimentazione molto ricca di spezie è la necessità di un elevato apporto di sali che, con meccanismo osmotico, trattengono acqua. Rapidi ed importanti spostamenti di acqua dal compartimento intracellulare a quello extracellulare, e viceversa, determinano variazioni dei rispettivi volumi con conseguenze cliniche anche molto importanti.

 

Come funziona la sete?

 

Nel corpo umano, se tutto funziona bene, l’acqua che serve viene assimilata e quella che eccede viene eliminata, in modo che la quantità di acqua nel nostro organismo rimanga costante, reintegrando la quantità persa. Anche solo una perdita del 12% è in grado di determinare la morte di un individuo.  

A salvaguardia del patrimonio idrico dell'organismo esiste infatti un sofisticato sistema, costituito da sensori e ormoni, che regola la quantità di acqua da assumere attraverso il senso della sete e la quantità da eliminare a livello renale. Lo stimolo a bere è attivato da due meccanismi, osmotico e volemico, comune a tutti gli animali.

Il sudore contiene gli stessi minerali presenti nel sangue (sodio, cloro, potassio), ma a concentrazione più bassa. Sudando si perde proporzionalmente più acqua che sali, per cui il sangue diviene più denso. Questa condizione viene percepita dagli osmocettori posti nell’ipotalamo che, attraverso il centro della sete, stimolano la produzione di adiuretina, un ormone prodotto dall’ipofisi posteriore, che agisce attraverso un duplice meccanismo: riduce a livello renale l’escrezione di urine e stimola la sensazione di sete.

Quando diminuisce la volemia, cioè il volume del sangue, vengono sensibilizzati i barocettori, situati nella parete delle grosse arterie (come l’aorta e le carotidi) che, segnalando una riduzione del volume del sangue circolante e, di conseguenza, della pressione arteriosa, attivano il sistema renina-angiotensina-aldosterone, grazie al quale si ha una ritenzione di acqua.

Pur essendo finemente regolato, lo stimolo della sete non è un segnale infallibile, per cui in alcune circostanze, come durante l’attività sportiva, non si beve tanta acqua quanto se ne perde col sudore, per cui si consiglia di bere più acqua di quanto basta a saziare la sete.

Se vi è un eccesso di acqua nell’organismo, il cuore stesso contribuisce a ristabilire la normalità producendo un ormone che ha una vera e propria azione diuretica. In un adulto di medio peso e con un’attività normale la perdita fisiologica giornaliera di acqua è di 2-2,5 litri, attraverso la respirazione, le urine, la sudorazione, la perspiratio insensibilis e le feci. 

 

Quanto bisogna bere?

 

Circa un litro e mezzo con l’introduzione di liquidi, il resto con gli alimenti ricchi di acqua (frutta, ortaggi, legumi verdi, per l’80-90%; pasta e riso cotti per il 73%; carni cotte per il 60%) e con l’acqua che viene prodotta dallo stesso organismo nel corso delle reazioni chimiche, la cosiddetta acqua metabolica. Poiché col sudore, insieme all’acqua, si perdono anche sali minerali in essa disciolti, anche questi devono essere prontamente reintegrati, con l’alimentazione o con integratori. 

Aumenti del fabbisogno si hanno in gravidanza, durante l’allattamento e in alcune condizioni patologiche (stati febbrili, diarrea, vomito). I bambini sono particolarmente a rischio di disidratazione non avendo ancora ben sviluppato il senso della sete, per cui è necessario provvedere a reintegrare adeguatamente la perdita di acqua.
 

Che cosa bere?

 

Le “chiare, fresche e dolci acque” del Petrarca sono sempre più un ricordo lontano. La qualità delle acque potabili in Italia è insufficiente in molte aree geografiche, poiché gli approvvigionamenti idrici, sia superficiali che sotterranei, non sono stati adeguatamente protetti dalle attività inquinanti (industriali, civili e zootecniche).

I processi di potabilizzazione permettono di migliorare la sicurezza dell’acqua erogata pubblicamente attraverso gli acquedotti cittadini. Ad eccezione del trattamento con ultravioletti, la disinfezione dell’acqua comporta sempre il contatto con sostanze chimiche (classico esempio è l’aggiunta di cloro), che modifica molto spesso i caratteri organolettici (odore e sapore), per cui l’acqua che sgorga dai nostri rubinetti non sempre soddisfa il palato, pur essendo sicura e venendo sottoposta a maggiori e migliori controlli. Questo è il motivo per cui gli italiani sono i maggiori consumatori pro capite di acqua minerale nel mondo. dominano ormai incontrastate nelle abitudini degli italiani.

La definizione di acqua minerale è dettata dal Decreto Legge 105 del 1992, che dice che “deve derivare da una falda sotterranea naturalmente protetta, essere pura alla sorgente, avere una composizione costante nel tempo e avere dimostrato proprietà favorevoli per la salute”. È vietato qualsiasi trattamento chimico che ne alteri la composizione chimica, eccetto l’aggiunta di anidride carbonica per renderla gasata.
 

Poiché non tutte le acque minerali sono uguali, avendo ognuna caratteristiche specifiche che dipendono dalla qualità e dalla quantità di sali in essa disciolti, è opportuno conoscerne, almeno sommariamente, le proprietà, in modo da poter scegliere, fra le tante in commercio, quella più idonea ai propri gusti, ai propri bisogni e ai propri disturbi. Le acque minerali da tavola possiedono infatti azioni biologiche che possono influenzare processi fisiologici o patologici.

Illustrazione 2 - Dietologia

Qual è la classificazione delle acque per residuo fisso?

 
  • Minimamente mineralizzate, se il contenuto di sali minerali è inferiore a 50 mg/l: svolgono un’ottima azione diuretica e facilitano l’espulsione di piccoli calcoli renali;
  • oligominerali, se il residuo fisso non supera i 500 mg/l: sono le più consigliate in quanto, avendo un’azione essenzialmente diuretica, aiutano l’organismo ad eliminare attraverso i reni le scorie metaboliche accumulate;
  • minerali, se il loro contenuto di sali è compreso fra i 500 e i 1000 mg/l: hanno indicazione diversa a seconda del tipo di sali presenti, come vedremo;
  • ricche di minerali, se il loro residuo fisso supera i 1500 mg/l: da bere specificamente a scopo curativo e su consiglio medico.
 

Qual è la classificazione delle acque per minerali disciolti?

 
  • Effervescenti naturali, contengono un tasso di anidride carbonica superiore ai 250 mg/l: stimolano la secrezione gastrica (per cui sono controindicate per chi soffre di acidità di stomaco) e aumentano la fermentazione intestinale;
  • sodiche, hanno un tasso di sodio superiore ai 150 mg/l: possono creare ritenzione idrica generalizzata, per cui sono controindicate per le persone che soffrono di ipertensione arteriosa;
  • calciche, contengono un una quantità di calcio superiore ai 150 mg/l: hanno effetti favorevoli per le ossa, ma un gusto poco gradevole e possono avere un’azione depressiva;
  • bicarbonate, hanno un tenore di bicarbonato superiore a 600 mg/l: avendo un buon potere tampone antiacido, sono indicate nell’iper-secrezioni gastriche e patologie correlate, e innalzando il pH urinario contrastano la formazione di calcoli di urati;
  • solfate, hanno solfati in elevata concentrazione, che conferiscono all’acqua un sapore poco gradevole: hanno sia un effetto colagogo, cioè favorente il flusso della bile, per cui giova nelle colecistopatie e nella di insufficienza digestiva, sia un effetto rilassante sulla muscolatura liscia intestinale per cui sono indicate nelle coliti spastiche e nella stipsi,;
  • fluorate, contenenti un tasso di fluoro superiore a 1 mg/l: combattono la carie dentaria e l’osteoporosi, ma, se assunte in eccesso, possono provocare un’intossicazione, detta fluorosi.
 

Come bisogna bere?

 

È consigliabile bere a piccoli sorsi, in più riprese, acqua o bevande a temperatura ambiente, mai ghiacciate, senza attendere di aver sete. È anche buona norma bere uno o due bicchieri di acqua al mattino appena svegli e alla sera prima di coricarsi, preferibilmente a digiuno, specialmente se si sta seguendo una dieta dimagrante (l’acqua, riempiendo lo stomaco, ha un effetto saziante), ma anche, in minore quantità, durante i pasti.

In alternativa all’acqua si possono utilizzare le cosiddette bibite light, contenenti poche calorie. Attenzione invece alle bibite dolci e gassate, che contengono molti zuccheri e non dissetano (anzi spingono a bere ancora), e ai succhi di frutta contenenti zuccheri aggiunti: meglio i centrifugati di verdura. Il può essere considerato una buona bevanda alternativa, contenendo sostanze (catechine) che ostacolano l’assorbimento dei grassi. 
 

Ottime anche le tisane, i cui principi attivi, per lo più di origine vegetale, stimolano e favoriscono la digestione. Non è controindicato anche un modesto uso di bevande alcoliche a bassa gradazione (vino o birra), se considerate nel calcolo del fabbisogno calorico giornaliero. Le bevande alcoliche o contenenti caffeina (caffè, the e bevande a base di cola) agiscono come diuretici causando una perdita di liquidi da parte dell’organismo. In più l’etanolo reprime l’azione dell’adiuretina, portando a un’ulteriore perdita di acqua.

Durante e dopo l’attività fisica è utile bere un liquido paragonabile in composizione al sudore: le bevande attualmente disponibili in commercio sono, più o meno, sudori artificiali.

 

False credenze sull’acqua

 
  • Non è vero che vada bevuta solo al di fuori dei pasti;
  • non è vero che l’acqua faccia ingrassare: non contiene calorie;
  • non è vero che bere molta acqua provochi maggiore ritenzione idrica;
  • non è vero che bisogna preferire le acque oligominerali per mantenere la linea o curare la cellulite;
  • non è vero che il calcio presente nell’acqua non venga assorbito;
  • non è vero che il calcio presente nell’acqua favorisca la formazione di calcoli renali;
  • non è vero che l’acqua gassata faccia male.
 

Bibliografia

  • Andersson B. Thirst mechanism and its inhibition. Bibl Nutr Dieta. 1987;(40):122-9.
  • Iannaccone ST, Potter JD, Robertson SP. Sodium content of bottled sparkling water. JAMA. 1980 Aug 1;244(5):436-7.