Quanto è diffusa la dieta vegetariana?
A partire da Pitagora, che è considerato l’iniziatore del vegetarianesimo nelle civiltà occidentali, la storia ha offerto numerose testimonianze di personaggi celebri aderenti a questo stile alimentare, tra cui Leonardo da Vinci e Albert Einstein. Ad oggi, la scelta vegetariana, nei paesi più ricchi, si sta diffondendo, riguardando, tuttavia, ancora una fascia ristretta della popolazione: il 6.5% degli italiani predilige cibi di origine vegetale, se si pensa che in India il 40% del Paese mangia vegetariano.
Consiste nell’escludere dalla propria dieta alimenti quali carne e pesce o, nei casi più estremi, anche latte e derivati e uova (dieta vegana). La dieta vegetariana non deve mai prescindere dal principio di dieta bilanciata, variata negli alimenti ed equilibrata tra in nutrienti, come qualsiasi altra dieta si voglia intraprendere, costituita quindi da carboidrati complessi, da alimenti che apportino il giusto contenuto proteico in sostituzione di carne e pesce e da abbondante verdura e frutta.
Quali sono i prodotti usati nella dieta vegetariana?
Molti prodotti usati in una dieta vegetariana sono normalmente diffusi anche alle nostre latitudini, anzi, principalmente appartengono alla dieta mediterranea (pasta, pane, riso, legumi). Invece, molti altri prodotti, non indispensabili al fine dell’equilibrio della dieta ma ampiamente utilizzati per renderla variata, sono tradizionalmente assenti in Occidente ed appartengono alla cultura asiatica, araba, nordafricana, centro e sud-americana, configurando così la dieta vegetariana come una dieta multietnica, senza barriere nazionale, quindi, figlia della globalizzazione.
Ad esempio, cereali come kamut, miglio, quinoa (sebbene quest’ultima appartenga alla famiglia delle chenopodiaceae come gli spinaci e le barbabietole) sono diffusi come anche le preparazioni a base di cereali quali bulgur, seitan, cous-cous e, i derivati della soia (tofu, tempeh, latte di soia). Si sta diffondendo, grazie alle importazioni, anche l’uso delle alghe, semi oleaginosi di varia natura e condimenti come lo shoyu (o salsa di soia), miso e tamari.
Perché e come si diventa vegetariani?
Le ragioni che spingono una persona a convertire la propria dieta in uno stile vegetariano sono molteplici, sicuramente è un passo importante ed impegnativo perché comporta risvolti pratici che talvolta possono condizionare i rapporti sociali, come mangiare insieme ad altri o piatti già pronti. Pertanto, il modo più saggio per iniziare con il piede giusto è quello di intraprendere un periodo di transizione, in cui si riduca progressivamente il consumo di cibi di origine animale, così da avere il tempo di capire se le privazioni che ne derivano sono accettate e se questa è la dieta adatta al proprio stile di vita.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità non ha mai pubblicato una posizione ufficiale sulle diete vegetariane; piuttosto, si è espressa con preoccupazione riguardo le carenze nutrizionali a cui vanno incontro le popolazioni povere d’Europa che non hanno accesso a carni e pesce. Vi è, tuttavia, un rapporto dell’OMS del 2005 che evidenzia alcuni benefici rilevati su popolazioni a rischio di diabete mellito e malattie cardiovascolari, pur non parlando di soggetti vegetariani ma solamente di consumatori di abbondanti porzioni di vegetali. In particolare, la riduzione del colesterolo è stato il primo dato apprezzato ed è determinata dalla sostituzione dei grassi saturi con oli vegetali.
Si è notato che in popolazioni a vocazione vegetariana vi è una minore incidenza di diabete mellito di tipo 2 (cosiddetto alimentare), grazie a un’alimentazione con cereali integrali che apportano carboidrati complessi e priva di zuccheri semplici (saccarosio, succhi di frutta, bevande confezionate); è chiaro che una persona vegetariana occidentale che consuma altresì zuccheri semplici secondo i consumi moderni (ad esempio caffè/bevande zuccherate ai distributori automatici, aperitivi) non riceve gli stessi benefici.
La dieta vegetariana fa bene?
La prevenzione contro i tumori è l’argomento più sentito nel dibattito sulla dieta vegetariana: diversi studi confermano la sua azione anti-cancro per tumori al colon, ai polmoni, alla prostata. Tuttavia, una riflessione richiede l’uso della soia, ampiamente diffusa tra i vegetariani, la quale sembrerebbe favorire l’insorgenza di tumori al seno a causa dell’alta concentrazione di fitoestrogeni, molecole molto simili agli ormoni femminili, che iperstimolano le cellule mammarie, fino allo sviluppo della neoplasia.
Quando si parla di vegetarianesimo, in realtà, si dovrebbe far riferimento ad uno stile di vita piuttosto che semplicemente ad una scelta alimentare. Infatti, qualunque sia la ragione che spinge un individuo a questa preferenza, per mantenere una certa coerenza è opportuno adottare cambiamenti altresì responsabili in altri ambiti del proprio vissuto. Chi opta per la dieta vegetariana per motivi etici, in difesa del benessere degli animali, dovrebbe avere anche come obiettivo quello di non indossare abbigliamento in pelle o prodotto a partire da sfruttamento intensivo di flora e fauna, di non curarsi con farmaci e non usare cosmetici testati sugli animali ed, in generale, rifiutare ogni attività che utilizzi in modo innaturale gli animali o l’ambiente.
Sicché, anche coloro che decidono per uno stile vegetariano fondando la loro scelta sulla prevenzione delle malattie cardiovascolari e/o tumorali, debbono ricordare che vi sono fattori di rischio ben più alti dell’assunzione di grassi animali, ossia il fumo, l’abuso di alcol, la sedentarietà, l’aumento del peso, che è bene primariamente eliminare.
In ultimo, è bene porre un monito a tutti coloro che stanno pensando in questo momento di accingersi ad una dieta vegetariana: vivere uno stile vegetariano presuppone una grande cultura del cibo, una conoscenza e un apprezzamento di ogni frutto della terra, dai cereali ai legumi, dai frutti agli ortaggi per non incorrere nell’errore di consumare sempre e solamente prodotti da forno, dolci e preparati di soia.
Il dibattito sull’argomento è ancora pienamente aperto; nessuna posizione spicca scientificamente sull’altra quando si parla di prevenzione delle malattie né vi può essere una visione eticamente superiore alle altre. Malgrado ciò, una certezza viene dal nostro passato: “è la dose che fa il veleno” diceva Paracelso e spesso la “virtù sta nell’equilibrio tra gli estremi”.
Bibliografia
- Pilis W, Stec K, Zych M, Pilis A. Health benefits and risk associated with adopting a vegetarian diet. Rocz Panstw Zakl Hig. 2014;65(1):9-14.
- Craig WJ. Nutrition concerns and health effects of vegetarian diets. Nutr Clin Pract. 2010 Dec;25(6):613-20.