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Tachicardia

Dr. Stefano Rapino

Dr. Stefano Rapino

Cardiologo Medico Chirurgo, specialista in Medicina Interna Creato il: 31/07/2017 Ultimo aggiornamento: 21/09/2023

Tachicardia vuol dire “cuore veloce”, ossia un cuore che batte, per definizione, ad oltre 100 battiti al minuto (b/m). Il numero dei battiti del nostro cuore è continuamente variabile: bastano piccoli movimenti, un respiro più accelerato, sostanze eccitanti (caffè, tè, droghe, fumo), emozioni, per aumentarli.

Il riposo e/o alcuni farmaci possono invece rallentare i battiti. Durante il sonno, situazione quindi di riposo estremo, di basse richieste metaboliche e di minore frequenza respiratoria, i battiti fisiologicamente scendono anche a valori molto bassi (35-40 b/m), senza costituire una pericolosa minaccia alla salute. Nel sonno, il nostro organismo consuma meno calorie, richiede meno energie, meno ossigeno, respira più lentamente. Al pari di un motore che gira al minimo, consuma poca benzina.

Tutto il meccanismo è sostenuto da impulsi elettrici, che nascono spontaneamente nell’atrio destro (nel nodo del seno) e si propagano all’atrio sinistro e ai due ventricoli attraverso delle corsie preferenziali, veri e propri fili elettrici (in sequenza dal nodo del seno atriale al nodo atrio-ventricolare e, infine, nelle branche destra e sinistra nei rispettivi ventricoli). Queste corsie elettriche sono costituite da fibre specializzate nell'innescare lo stimolo e nel condurlo, sono cioè caratterizzate da un automatismo per cui l'impulso nasce spontaneamente nel nodo seno atriale destro e si propaga a tutto il muscolo cardiaco che reagisce contraendosi.

Si ricorda che tutti i muscoli del corpo, se sottoposti a stimolazione elettrica, reagiscono contraendo le loro fibre, si pensi agli elettrostimolatori cutanei esterni, utilizzati per riabilitare e potenziare i muscoli. Il geniale sistema fa sì che, in caso di danno ad una qualsiasi parte del sistema elettrico, la zona danneggiata possa essere sostituita da altri gruppi cellulari che, se pur non uguali, sono in grado di permettere al cuore di continuare a funzionare, sia pure in maniera non ottimale.

Tachicardia

Cause Cause

La tachicardia, nella maggioranza dei casi, è la giusta risposta ad una aumentata richiesta di ossigeno da parte dell'organismo, quindi si presenta in situazioni di fatica fisica o mentale, di stress, di spavento, di dolore, di paura (risposta di allarme).

Ci possono essere altresì cause cardiache, dove il motivo della tachicardia risiede nello stesso cuore, e cause extra cardiache, dove il motivo è da ricercare in altri organi che “disturbano” il cuore attraverso le loro funzioni alterate. Tra queste ultime, si annoverano le più frequenti: l’ipertiroidismo, i disturbi del sistema digerente (reflusso gastro esofageo, ernia jatale, gastroduodenite, ulcera peptica). Anche l’assunzione di farmaci tachicardizzanti, come i farmaci per la tiroide, alcuni calcio antagonisti per l’ipertensione, alcuni farmaci antiaritmici possono essere a loro volta pro - aritmici e, quindi, causa del fenomeno.

Tra le cause cardiache vere e proprie, in linea di massima, possiamo affermare che tutte le cardiopatie possono scatenare o favorire l’insorgenza di tachicardie, quindi le malattie delle coronarie (angina pectoris, infarto), i difetti delle valvole, le alterazioni strutturali degli atri e dei ventricoli (ossia la loro dilatazione e/o l’ispessimento delle loro pareti).

C’è poi il grande capitolo delle tachicardie correlate alle anomalie congenite, o acquisite, del sistema elettrico e di conduzione vero e proprio, capitolo che, negli ultimi venti anni circa, si è arricchito di enormi conoscenze, grazie ai progressi tecnologici che hanno permesso di studiare i meccanismi con estrema precisione nei laboratori di elettrofisiologia, con conseguenti risvolti terapeutici di grande successo.

Cominciamo con il dire che ogni stazione del sistema elettrico e del muscolo cardiaco può essere sede di anomalie aritmogene, ossia costituire il punto di innesco delle tachicardie. Quindi, al livello dell’interruttore principale (nodo del seno atriale), a livello del nodo atrio-ventricolare, delle branche destra e sinistra delle vie di conduzione elettrica nei due ventricoli, a livello delle pareti atriali e ventricolari.

Per avere una sommaria idea di quello che può succedere, dobbiamo immaginare la comparsa di corto circuiti di varie estensioni (micro e macro-circuiti), in cui lo stimolo elettrico impazzisce, crea un vortice tipo un tornado che spara al di fuori della sua area impulsi che invadono gli atri o i ventricoli velocemente e in maniera regolare o irregolare, dando luogo al fenomeno della tachicardia. La durata è variabile (secondi, minuti, ore, giorni): l’interruzione del fenomeno può essere spontanea o indotta da farmaci o dalla scossa elettrica (cardioversione-defibrillazione, vedi capitolo cure).

Sintomi Sintomi

I sintomi possono variare dalla sola sensazione di:

  • "battito veloce nel torace" ai tremori;
  • sbandamenti;
  • vertigini;
  • quasi svenimenti, svenimenti veri e propri con perdita di coscienza e cadute a terra; 
  • affanno;
  • stanchezza
  • ansia;
  • sudorazione.

Ci sono persone che scoprono casualmente di avere una tachicardia patologica (tachiaritmia) in un controllo, magari per altri motivi senza lamentare nessun sintomo. 

Le tachicardie si dividono in due grandi gruppi: quelle sopraventricolari (che si innescano negli atri) e quelle ventricolari (che si innescano nei ventricoli), possono presentarsi in persone con cuore apparentemente sano o in persone già note come cardiopatiche e peggiorare la condizione clinica di base.

Le tachicardie si possono manifestare anche nei bambini, più raramente, e in età adulta, più frequentemente. I cardiopatici ne sono i più colpiti e rappresentano la categoria più a rischio di complicanze.

Diagnosi Diagnosi

La diagnosi precisa del tipo di tachicardia è spesso laboriosa, non sempre immediata e richiede molto frequentemente più esami protratti nel tempo, questo perché, il più delle volte, la loro comparsa è sporadica, di breve durata, imprevedibile.

Gli accertamenti clinici devono sempre partire con una visita cardiologica di base, dopo di che, a seconda dei sospetti dello specialista, derivanti dal racconto preciso della persona che ha avuto il sintomo, verranno prescritti gli esami diagnostici più pertinenti.

Tra gli esami più richiesti, si annoverano: la registrazione dell'elettrocardiogramma dinamico, con il registratore Holter di 24 ore (ma si possono effettuare registrazioni di 48 ore o più fino anche ad una settimana), l'ecocardiogramma, gli esami del sangue, tra cui sottolineo gli ormoni tiroidei (il cuore reagisce all'ipertiroidismo con la tachicardia). In casi particolari e più selezionati, si dovrà ricorrere ad esami invasivi, come l'esame elettrofisiologico in sala di elettrofisiologia per lo studio del punto di innesco e del tipo di tachicardia che si manifesta o che non si manifesta. Sempre in casi particolari, si può impiantare sottocute un registratore dell’elettrocardiogramma (loop recorder) in grado di riconoscere e memorizzare le tachicardie e poi rilevarle periodicamente al controllo elettronico esterno tramite bluetooth.

L’elenco dei tipi di tachicardia è lungo e complesso, ricco di termini di difficile comprensione, si citeranno qui solo le forme più frequenti: tachicardia sinusale, tachicardia parossistiva sopraventricolare, fibrillazione atriale, flutter atriale, tachicardia a complessi stretti e/o larghi, tachicardia ventricolare, s. di Wolf Parkinson White, S. di Brugada, tachicardia sostenuta, tachicardia non sostenuta, fibrillazione ventricolare.

Sulle cartelle cliniche, peraltro spesso, si ritrovano solamente le sigle abbreviate magari derivanti da termini inglesi, insomma un ginepraio di termini difficili da decriptare anche per i medici non cardiologi.

Rischi Rischi

Come si può intuire da quanto premesso sopra, la tachicardia presenta rischi per la salute di vario grado correlati alla durata, alla frequenza dei battiti (si può arrivare ad avere anche 200-220 battiti al minuto), e soprattutto alla compresenza di una cardiopatia. Se la persona ha delle ostruzioni coronariche (placche), la tachicardia può comportare una sofferenza ischemica del muscolo cardiaco fino alla comparsa dell’infarto e delle sue complicanze ulteriori. L’alta velocità del battito può provocare vertigini e svenimenti con cadute a terra, fratture e trauma cranico. Alcune tachicardie (soprattutto la fibrillazione atriale) se non prontamente riconosciute e curate possono comportare la formazione di coaguli nel cuore, con conseguente rilascio di emboli nella circolazione del sangue (quindi ictus e ischemie in vari organi; ad esempio ischemia miocardica, ischemia cerebrale, ecc.).

La tachicardia di lunga durata può, nel giro di mesi, portare allo sfiancamento delle pareti del cuore, determinando una sindrome di insufficienza cardiaca (tachicardiomiopatia con stanchezza e affanno), che, se curata per tempo, sarà comunque reversibile.

Cure e Trattamenti Cure e Trattamenti

Ad ognuna delle sopracitate forme di tachicardia, può corrispondere una diversa terapia che può essere di tipo farmacologico o ablativo. Tra i farmaci più utilizzati, si citano i beta bloccanti, il propafenone, la flecainide, l'amiodarone, il verapamil, il diltiazem, l’ivabradina. Ci sono poi farmaci ad esclusivo uso ospedaliero che vanno somministrati da specialisti in presenza di sistemi di monitoraggio e rianimazione. Una manovra non farmacologica né strumentale è il massaggio del seno carotideo ai lati del collo, che attraverso una indiretta stimolazione vagale riesce a volte ad interrompere alcuni tipi di tachicardia.

Una spettacolare e ben nota terapia, spesso a carattere d'urgenza, a volte come terapia programmata, è la cardioversione elettrica-defibrillazione con shock elettrico attraverso il defibrillatore. Il principio è che una scossa elettrica di alto voltaggio, applicata dall’esterno nella regione cardiaca attraverso piastre di metallo o elettrodi di materiale plastico, è in grado di azzerare i circuiti anomali e far ripartire il cuore con il suo naturale centro primario, ora in grado di riprenderne il comando. Si effettua dove serve come salvavita di emergenza o, se programmabile, in sala operatoria, previa anestesia generale di breve durata. È una procedura altamente efficace e non dannosa. La sua utilità ha imposto, per legge, la presenza dei defibrillatori nei luoghi molto affollati (stadi, centri commerciali, eventi) e può essere effettuata da tutti, previ corsi di formazione (BLS, basic life support).

L'ablazione consiste nella ricerca e "bruciatura" con radiofrequenza dei gruppi cellulari in cui origina la tachicardia (la ablazione si effettua in sala di elettrofisiologia con cateteri intracardiaci dotati di punta riscaldata, inseriti attraverso arterie e vene della gamba e del collo).

Frequente può essere la necessità di impiantare il pacemaker o il defibrillatore, anche per poter somministrare i farmaci senza il rischio di rallentare i battiti lì dove dobbiamo curare una tachicardia intermittente (per esempio, nella così detta sindrome bradi-tachi, dove si alternano momenti di battito lento a momenti di battito veloce).

Si precisa come il pacemaker sia in grado di stimolare il cuore e mantenere il giusto e regolare numero di battiti, mentre il defibrillatore, oltre alle funzioni del pacemaker, è in grado di riconoscere tachicardie pericolose per la vita e di interromperle, erogando una scossa elettrica all’interno del cuore.

Insieme ai farmaci antiaritmici specifici, è di fondamentale importanza somministrare una terapia ottimale per l’ipertensione, per le disfunzioni della tiroide, dell’apparato digerente, e non ultima la terapia anticoagulante, soprattutto nel caso della fibrillazione atriale (impedisce la formazione dei trombi e degli emboli, possibili cause dell’ictus cerebrale).

In conclusione, le tachicardie sono un ventaglio di situazioni di diverso significato e gravità, con conseguenti diversi rimedi terapeutici. Come sempre, è bene diffidare dei consigli degli amici e parenti che soffrono o hanno sofferto degli, apparentemente, stessi disturbi e affidarsi al medico di fiducia, meglio se cardiologo.

Bibliografia

  • 2019 ESC guidelines for the menagement of patients with supraventricular tachycardias.
  • 2022 ESC guidelines for the management of patients with ventricular arrhythmias and the prevention of sudden cardiac death.
  • G. Oreto I disordini del ritmo cardiaco, Centro scientifico editore, 1997.

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