Anisakiasi
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Dr. Antonio Errico
Gastroenterologo Medico Chirurgo, specialista in Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva Creato il: 09/12/2024Il nome deriva dal genere di vermi Anisakis, i principali colpevoli di questa malattia. Originariamente, è stata identificata nei pesci d'acqua salata, ma negli ultimi anni, si è scoperto che anche i pesci d'acqua dolce possono essere portatori del parassita.
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Cause
Il parassita Anisakis ha un ciclo di vita complesso, che coinvolge sia i mammiferi marini che i pesci come ospiti intermedi. Il ciclo inizia quando le uova del verme vengono espulse nelle feci di mammiferi marini, come le balene. Queste uova si sviluppano in larve che vengono rilasciate nell'acqua e vengono ingerite dai piccoli crostacei che formano il krill, a loro volta mangiati dai pesci.Una volta ingeriti dai pesci, le larve di Anisakis possono svilupparsi ulteriormente nei muscoli o negli organi interni del pesce. Quando un pesce infetto viene consumato crudo o poco cotto dall'uomo, le larve possono accumularsi nello stomaco nell'intestino tenue, proliferando al loro interno e causandone l’infiammazione.
Le zone in cui l'anisakiasi è più diffusa sono quelle dove il consumo di pesce crudo è una parte significativa della cultura alimentare, come in Giappone con il sushi e il sashimi, in Scandinavia con il fegato di merluzzo, e in altre regioni del mondo dove piatti come il ceviche sono popolari. Tuttavia, con la globalizzazione e l'incremento del turismo, casi di anisakiasi sono stati segnalati in tutto il mondo, anche in luoghi dove la tradizione culinaria non prevedeva la consumazione di pesce crudo.
Sintomi
I sintomi dell'anisakiasi possono variare sensibilmente in base alla quantità di pesce contaminato ingerito, delle condizioni generali del paziente e della zona che è stata infettata.In genere, quando l’infezione interessa principalmente lo stomaco, i sintomi spesso iniziano entro poche ore dall'ingestione del pesce con una forte nausea. Non raramente, il senso di malessere può essere accompagnato da episodi di vomito.
Quando colpisce l’intestino, l’anisakiasi può manifestarsi anche svariati giorni dopo l’ingestione del pesce e può manifestarsi in varie forme, con nausea, vomito, dolori addominali e diarrea. In alcuni casi, i parassiti possono anche danneggiare la mucosa gastrointestinale e provocare delle emorragie.
In alcuni casi, l’ingestione del parassita può provocare reazioni allergiche che possono manifestarsi con congiuntiviti, prurito cutaneo, asma o, in casi più gravi, anafilassi.
Diagnosi
La diagnosi di anisakiasi può essere difficile perché i sintomi possono essere simili a quelli di altre malattie di natura gastrointestinale, come le ulcere o la malattia di Crohn; pertanto, l’anamnesi può essere fondamentale per individuare un consumo di pesce crudo che può essere responsabile della malattia.L’esame più importante nella diagnosi di anisakidosi è costituito dalla gastroscopia, che permette di individuare la presenza delle larve nel tratto gastrointestinale.
Se si sospetta un’allergia da Anisakis possono essere utili esami specifici, come prick test ed esami immunologici sul sangue per valutare la presenza di anticorpi contro il parassita.
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Rischi
Se non trattata, l'anisakiasi può portare a complicanze gravi. Uno dei rischi principali è la perforazione dell'intestino, che può portare a gravi infezioni addominali (es. peritonite) che possono mettere a rischio la sopravvivenza del paziente e richiedere un intervento chirurgico d'urgenza.Una possibile complicanza è anche l'infezione cronica, che può portare alla formazione di granulomi, ascessi e occlusioni che possono colpire l’intestino ma anche altri organi, come fegato, pancreas e milza.
Infine, nei soggetti particolarmente sensibilizzati, le reazioni allergiche possono diventare particolarmente violente, provocando attacchi di asma e, soprattutto, shock anafilattici che possono diventare letali se non viene somministrato un trattamento immediato.
Cure e Trattamenti
L’anisakiasi è una condizione che può essere prevenuta, in quanto le larve di Anisakis sono sensibili a diversi trattamenti. In particolare, il trattamento a -18 °C (abbattimento) del pesce, la pulizia accurata (le larve sono visibili a occhio nudo e possono essere rimosse) e la cottura (generalmente oltre i 60 °C per una decina di minuti) portano alla morte o alla rimozione delle larve. Più in generale, evitare il consumo di pesce crudo, poco cotto o non abbattuto costituisce la principale forma di prevenzione delle infezioni.Il trattamento dell'anisakiasi dipende dalla gravità dei sintomi e dalle eventuali complicanze. Nei casi lievi, i sintomi possono risolversi spontaneamente entro alcune settimane senza la necessità di trattamenti specifici, se non strettamente di supporto.
Nei casi più gravi, possono essere impiegati alcuni farmaci antiparassitari (ad esempio, albendazolo), sebbene questi non siano efficaci in tutti i casi, o procedere alla rimozione delle larve per via endoscopica (solitamente preferibile quando l’infezione è localizzata nello stomaco) o chirurgica.
In caso di reazioni allergiche, il trattamento preferenziale è costituito dalla somministrazione di antistaminici o corticosteroidi che aiutano a ridurre la risposta dell’organismo. In caso di shock anafilattico, il trattamento deve essere d’emergenza si basa sull’abbinamento di antistaminici e adrenalina.
Nel caso in cui il parassita causi un'occlusione intestinale o una perforazione dell'intestino l’intervento chirurgico diventa necessario e deve essere eseguito in regime di urgenza per evitare la comparsa di peritoniti.
Bibliografia
- Hirosawa T, Sakamoto T, Shimizu T. Gastric Anisakiasis. Am J Med Sci. 2020 Sep;360(3):318-319.
- De Vincentis F, Caponi A, Mussetto A, Triossi O. Asymptomatic Colonic Anisakiasis. Dig Liver Dis. 2021 May;53(5):650-651.
- Baird FJ, Gasser RB, Jabbar A, Lopata AL. Foodborne anisakiasis and allergy. Mol Cell Probes. 2014 Aug;28(4):167-74.
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