Cosa sono le teleangectasie?

Le teleangectasie rientrano, secondo la classificazione internazionale attualmente in uso (CEAP), nel I grado dei disturbi vascolari; in pratica costituiscono il “problema estetico” della flebologia, ed uno dei problemi estetici in generale più diffusi nella popolazione. A volte però questo disturbo non è solo di tipo estetico, ma può anche accompagnarsi ad un corteo di segni e sintomi che vanno sotto il nome di “flebopatia ipotonica” (gambe gonfie e pesanti, prurito, crampi, sindrome delle gambe senza riposo) e, in tal caso, il trattamento permette anche il controllo di tali sintomi.
 

Illustrazione 1 - Chirurgia Vascolare


Come si possono trattare?

Per arrestare questo processo le propongo un trattamento misto di scleroterapia (con mousse e/o con liquidi) e laser

Ad oggi infatti non esiste ancora una soluzione ottimale e univoca nel trattamento di questo disturbo ma i migliori risultati si hanno, come dimostrano gli studi effettuati e l’esperienza mia e di tutti i colleghi più esperti, con un approccio integrato, utilizzando tutti i mezzi più moderni a disposizione, a partire da una corretta diagnosi che soltanto un angiologo preparato sull’argomento può effettuare.

Le varici, le varicosità e le teleangectasie costituiscono spesso, come si è detto, un “problema estetico” poiché sono in pratica delle “malattie che si vedono”; sono contemporaneamente patologia e inestetismo e richiedono un trattamento che migliori o corregga, quando è possibile, l’alterazione funzionale emodinamica venosa migliorando, contemporaneamente, anche l’aspetto esteriore dell’arto stesso.

 

Come classificare le teleangectasie?

 Le teleangectasie quindi non sono un capriccio femminile ma rientrano spesso nel campo dei disturbi flebologici o si accompagnano a vere e proprie malattie che, sempre, devono essere diagnosticate e classificate. Esistono sei grandi gruppi di teleangectasie:
 
  • teleangectasie da reflusso;
  • teleangectasie da iperafflusso;
  • teleangectasie da difficoltà di deflusso;
  • teleangectasie da angiodisplasie;
  • teleangectasie da sindromi ipodermosiche cellulitiche;
  • teleangectasie iatrogene.
Il trattamento mirato delle teleangectasie richiede, prima di tutto, una diagnosi precisa ed una classificazione che deve essere completa ed allargata allo studio del fototipo e della situazione metabolica ed ormonale della paziente.
 

Come funziona il trattamento?

Normalizzare la fisiopatologia da stasi prodotta dalla patologia venosa è il primo obiettivo di qualunque terapia delle flebopatie. Nel trattamento delle teleangectasie non sempre esiste una stasi, qualunque ne sia la causa, poiché spesso abbiamo invece un iperafflusso. Per questo una diagnosi precisa è essenziale. Il trattamento base di qualunque sindrome teleangectasica, tuttavia, è la terapia sclerosante. 

Ci sono però dei casi, come il matting, le pigmentazioni e le teleangectasie rosse su pelle chiara (fototipo 1-2), che rispondono splendidamente al trattamento con luce pulsata, oppure al laser a diodo a 532 nanometri. Questa metodica è assolutamente necessaria nel trattamento di couperose, angiomi piani e per i capillari in persone con pelle chiara. Altre volte, per le teleangectasie più scure (blu) delle gambe, può essere utilizzato alternativamente od in associazione alla scleroterapia, il laser a NdYag: 1064 nm e/o KTP 532 nm.

Risulta quindi chiaro come il trattamento delle teleangectasie richieda un trattamento integrato, basato su una precisa diagnosi e classificazione, e sull’utilizzazione di varie metodiche finalizzate al raggiungimento dello scopo clinico ed estetico. Esse, a differenza delle varici più grosse, non scompaiono subito, ma solo a poco a poco, nell'arco di 3-6 mesi, nel corso dei quali può essere necessaria qualche sclerosi di richiamo. Ogni decisione circa il loro trattamento deve, pertanto, rimanere prerogativa solo del medico e non del paziente. Riportiamo di seguito le tecniche in maniera più specifica.

Come funziona la scleroterapia?

La microsclerosi, cioè l’iniezione all’interno dei capillari di un farmaco sclerosante, ha lo scopo di provocare l’infiammazione del piccolo vaso stesso e quindi la sua chiusura o riduzione del calibro, rendendo i capillari stessi meno visibili. È la tecnica considerata, tra gli specialisti delle vene, quella più efficace per trattare questo inestetismo. 

La microsclerosi viene effettuata in sedute settimanali (tra una seduta e l’altra, a parere dello specialista, possono passare anche 2 o 3 settimane), che prevedono l’esecuzione di numerose iniezioni in più punti dell’arto inferiore. Si impiega un ago molto sottile, per cui le iniezioni possono essere fastidiose, ma molto raramente dolorose. Il farmaco sclerosante è indolore, anche se al termine della seduta può residuare per alcune ore un certo indolenzimento o bruciore e a volte prurito della zona trattata, ma questi sintomi si risolvono spontaneamente in breve tempo.

Il numero delle sedute sarà in rapporto alla diffusione dei capillari, alla sensibilità del paziente al farmaco sclerosante ed al tipo di risultato atteso dal paziente (ossia alla percentuale di capillari che si desidera eliminare). Trattandosi di una cura che mira a ridurre un inestetismo, devono essere chiare le reali possibilità della metodica ed i suoi potenziali effetti indesiderati dal punto di vista estetico. Vanno in particolare sottolineati i seguenti punti:

 
  • si tratta di una cura palliativa, che mira a rimuovere i capillari presenti ma non può impedirne la riformazione futura. Il mantenimento di un buon risultato a distanza passa perciò spesso attraverso la ripetizione annuale di sedute di microsclerosi di completamento; 
  • vi è una notevole variabilità di risposta al farmaco sclerosante da persona a persona e, talora, in punti diversi della gamba della stessa persona;
  • vi è pure una notevole variabilità, spesso imprevedibile, nella tendenza di alcune pelli a formare macchie o nuovi capillari. Per questi motivi, anche utilizzando una tecnica corretta e pur con un’ampia esperienza, non è possibile escludere che si manifesti saltuariamente un risultato esteticamente non soddisfacente;
  • esistono zone difficili da trattare (per esempio la parte interna delle ginocchia), in cui i risultati possono essere modesti;
  • trattandosi di una cura lenta e spesso lunga, la sospensione precoce del trattamento può portare a risultati mediocri.

Le complicanze serie della microsclerosi sono molto rare e si riducono sostanzialmente alla comparsa di allergie (come per qualsiasi farmaco assunto o iniettato). Nella nostra esperienza di numerosissime iniezioni eseguite, questa complicanza non si è mai verificata.

Le complicanze locali, nella sede delle punture, sono più frequenti e spesso allarmano la paziente anche se non sono gravi o pericolose e, usualmente, non danno esito ad alcun inestetismo. Si tratta di ematomi superficiali nella sede delle punture e una colorazione più scura dei capillari, che diventano più evidenti di prima della sclerosi. Questi segni e queste macchie scompaiono spontaneamente (gli ematomi nel giro di un paio di settimane, i capillari scuri nel giro di un paio di mesi circa). Se i capillari sono di vecchia data, superficiali, blu scuro, può residuare dopo la sclerosi un alone brunastro che può impiegare anni ad attenuarsi. 

Laserterapia: come funziona?

Il trattamento si basa sull’assorbimento ottico della luce laser da parte del cromoforo dei vasi sanguigni che è l’ossiemoglobina. Infatti, l’energia laser di una definita lunghezza d’onda, assorbita dall’ossiemoglobina, si trasforma in calore, determinando un danno termico (e non chimico come per la microsclerosi) sulle strutture vascolari.

L’utilizzo dei sistemi laser è sicuramente innovativo rispetto alle tecniche tradizionali: la scleroterapia per il trattamento delle vene varicose dà sicuramente eccellenti risultati su teleangectasie che possono essere incannulate, mentre vasi troppo piccoli non possono essere presi in considerazione con questo trattamento; al tempo stesso, l’elettrochirurgia, utilizzata per le piccole teleangectasie del viso, comporta un rischio elevato di cicatrici bianche o pigmentate e di cheloidi, mentre diatermocoagulazione, intervento chirurgico, crioterapia a neve carbonica ed elettrocauterio, in passato utilizzati nel trattamenti di emangiomi, hanno spesso comportato delle vistose cicatrici.

Durante la seduta è indispensabile indossare adeguati occhiali protettivi, in quanto il raggio può causare danni permanenti alla retina. Il medico colpirà quindi selettivamente ogni capillare; il trattamento risulterà piuttosto fastidioso e a volte, se i capillari sono di dimensioni elevate, anche doloroso. La quantità di tempo necessaria, per ogni seduta, dipende dalle dimensioni della superficie che deve essere trattata.

Ad oggi, nessun tipo di laser, se non associato alla scleroterapia, permette di ottenere risultati soddisfacenti, a meno che non si tratti di piccole e limitate teleangectasie del tipo “da difficoltà di deflusso”, oppure angiomi o piccole malformazioni vascolari. È inoltre possibile che si presentino degli effetti secondari indesiderati quali:
 
  • dolore;
  • eruzioni cutanee;
  • iperpigmentazione o ipopigmentazione nella zona in questione;
  • cicatrici.
 Dopo la terapia la cute si presenta arrossata più o meno intensamente, rimanendovi generalmente per 1-5 giorni. Vi possono essere anche zone di gonfiore e di edema. A livello di questi punti o nelle zone più intensamente arrossate si possono evidenziare vescicole o bolle e quindi croste come un’intensa scottatura solare.

Dopo il trattamento laser, pertanto, il quadro potrebbe sembrare peggiore, e a volte è necessario anche un mese prima che le piccole crosticine che possono formarsi (e che non vanno assolutamente staccate o grattate), passino da sole. Questa pertanto, più che una complicanza è la naturale evoluzione del trattamento laser.

È necessario in questo periodo evitare l’esposizione solare (in genere per i 30 giorni successivi alla seduta di laserterapia); nei 10 giorni successivi al trattamento si consiglia di applicare topici emollienti e di utilizzare creme schermanti solari nel caso sia interessata una zona fotoesposta.

Alcuni trattamenti locali delle gambe (massaggi, cerette a caldo, mesoterapia, esposizione agli ultravioletti, ecc..) e l’uso di anticoncezionali orali possono vanificare o rendere più casuali i risultati della microsclerosi e/o del laser.

Si consiglia di non esporre le gambe al sole almeno per un mese dopo il trattamento o comunque finché persistono macchie sulle gambe, poiché il sole può annullare il processo spontaneo di cancellazione, fissandole in maniera definitiva sulla pelle.

Illustrazione 2 - Chirurgia Vascolare


I capillari trattati ricompaiono?

No, i capillari una volta trattati non ricompaiono. È possibile invece che ne sopraggiungano altri, che comunque si sarebbero formati indipendentemente dal trattamento effettuato (eccetto le cosiddette teleangectasie iatrogene post-operatorie o post-scleroterapiche, comunque rare).

Come riferito e ribadito più volte, infatti, le teleangectasie rientrano appieno nel disordine o malattia flebologica, che per sua natura è ereditaria, cronica ed ingravescente. Per mantenere quindi sotto controllo il problema possono essere necessarie nel corso del tempo delle sedute di richiamo.

La cellulite (panniculopatia edematofibrosclerotica), che è di frequente riscontro nel contesto della malattia varicosa, mentre da un lato ne rappresenta una conseguenza, dall'altro ne è anche una delle cause. Questa è spesso responsabile di insorgenza di varici recidive specie di tipo capillare. La sua cura ha non solo un obiettivo estetico, ma rappresenta uno dei trattamenti di prevenzione dell' insorgenza di nuove varici.

In tale contesto essa, quindi, è di competenza flebologica; per esperienza, i risultati più duraturi si ottengono trattando anche il problema cellulite prima o dopo (a seconda dei casi) aver risolto il problema vascolare.
 

Bibliografia

  • Nakano LC, Cacione DG, Baptista-Silva JC, Flumignan RL. Treatment for telangiectasias and reticular veins. Cochrane Database Syst Rev. 2021 Oct 12;10(10):CD012723. 
  • Goldman MP, Bennett RG. Treatment of telangiectasia: a review. J Am Acad Dermatol. 1987 Aug;17(2 Pt 1):167-82.