Cos’è l’obesità?

Nei paesi industriali ormai da anni l’obesità è diventato un problema di pertinenza medico. Negli USA, circa 100 milioni di persone sono obese su una popolazione di circa 300 milioni circa di abitanti. Sono poi circa 6 milioni i pazienti che presentano una obesità grave o severa.

Tra il 1960 e il 1990, l’incidenza di obesità è passata dal 13% al 35 % e ben oltre 30 miliardi di dollari si spendono ogni anno per prodotti dimagranti. La spesa sanitaria per la cura dell’obesità negli Stati Uniti è oggi di circa 100 miliardi di dollari. L’obesità dopo il fumo è la seconda causa di morte prevedibile ed evitabile.

 Illustrazione 1 - Chirurgia Vascolare


Come si diagnostica l’obesità?

È difficile valutare isolatamente uno stato di obesità, senza un parametro di riferimento, per cui per definirla si usa comunemente l’IMC (indice di Massa Corporea) oppure BMI (Body Mass Index).

Si definisce obeso un soggetto con un IMC superiore al valore di 30, obesità grave superiore a 35 e severa se superiore a 40. Naturalmente tali parametri non sono assoluti, perché atleti, o culturisti possono presentare valori non proporzionali ai criteri standard.

In ogni caso, tenendo conto dei dati riferiti dalle compagnie di Assicurazione e da quelli dei Servizi Sanitari dei paesi di riferimento possiamo dire che valori di IMC compresi tra 20 e 25 presentano la mortalità più bassa, che incrementa man mano che cresce IMC.
 

Cosa causa l’obesità?

È evidente il dato che l’aumento di peso è espressione del disequilibrio tra l’apporto calorico e il consumo. Nei paesi industriali il consumo di cibi ad alto apporto calorico è chiaramente associato ad un aumento di peso, e tale dato coinvolge tutti gli strati sociali.

È corretto interrogarsi su possibili endocrinopatie in presenza di obesità. Ma i dati evidenziano una scarsa correlazione sia per quanto riguarda l’ipotiroidismo che patologie corticosurrenali. È stato identificato un gene, la leptina che interviene nella regolazione del tessuto adiposo ed è associato all’aumento della quantità del tessuto adiposo (grasso). Un valore elevato di leptina si associa a:
 
  • incremento di IMC; 
  • insulino resistenza;
  • ipertensione; 
  • glicemia elevata a digiuno nei giovani.
 

Che rischi comporta l’obesità?

Le possibili patologie conseguenti all’obesità sono numerose. Il sistema circolatorio è senz’altro il primo ad essere compromesso, con una correlazione diretta con:

 
  • ipertensione arteriosa sistemica e polmonare;
  • insufficienza coronarica congestizia;
  • patologia tromboembolica;
  • insufficienza venosa cronica e linfedema.
L’insufficienza venosa cronica è classicamente associata all’obesità. Però i dati a disposizione non supportano in modo assoluto questo pensiero. Infatti, pur presenti sofferenze cutanee periferiche, come ulcere o discromie, in alcune casistiche della letteratura medica, non si sono evidenziate evidenti patologie venose periferiche come varici sintomatiche o pregresse trombosi venose.

È pur vero che l’obesità aumenta il rischio di patologie trombo-emboliche, ma non sempre l’obeso è legato a questi pregressi per sviluppare ulcere periferiche o distrofismi cutanei. Certo, l’aumento di peso e l’incremento del grasso retroperitoneale aumentano la pressione viscerale, ostacolando il ritorno del sangue venoso e aumentando, di conseguenza, la pressione venosa distrettuale negli arti inferiori con le note possibili conseguenze sulla cute. Ma in questo circolo vizioso il sistema venoso, sia superficiale che profondo, può restare integro per lungo tempo.

Ovviamente poi negli anni questo incremento pressorio può portare allo sfiancamento valvolare con reflusso patologico irreversibile, instaurando una malattia venosa che si auto-mantiene, con le note conseguenze di patologia cutanea.
 

Come trattare le patologie venose da obesità?

Cosa fare in presenza di una patologia venosa in un obeso? Innanzitutto, serve valutare quanto questa patologia sia invalidante per il paziente. Infatti se si tratta di una patologia venosa senza complicazioni è opportuno trattare l’obesità e quindi, una volta stabilizzato il peso, riconsiderare il quadro vascolare. 

Un trattamento sclerosante estetico non è assolutamente consigliato prima di un adeguato dimagrimento. Anche un intervento chirurgico per varici sarà più agevole sul paziente dopo il trattamento dell’obesità. Nel caso di patologie vascolari associate (ulcere cutanee, discromie gravi, erisipela o trombosi venose), il discorso è diverso perché, ovviamente, non c’è il tempo per ridurre l’obesità, sempre che sia poi possibile.

Spesso, in tali casi, siamo in presenza di pazienti anziani, per cui non è possibile prevedere un trattamento sulle cause di base. In tali situazioni è necessario trattare la complicanza e, assolutamente con terapia conservativa. Quindi igiene della cute e contenzione elastica fissa (bendaggio) o mobile (calza elastica).

In presenza di ectasie venose importanti è bene trattare, con terapia sclerosante, le varici della gamba che sono la causa delle lesioni trofiche presenti. Ben consci che il trattamento è solo sintomatico e la recidiva è alle porte. Ma un monitoraggio continuo può contenere il ripresentarsi a breve distanza delle complicanze.

In casi selezionati, anche nel grande obeso, se l’età e le condizioni generali lo consentono, è possibile, con le tecniche endovascolari (laser e radiofrequenza), trattare radicalmente una insufficienza massiva della safena interna.

 

Bibliografia

 
  • Koenen M, Hill MA, Cohen P, Sowers JR. Obesity, Adipose Tissue and Vascular Dysfunction. Circ Res. 2021 Apr 2;128(7):951-968. 
  • Van de Voorde J, Boydens C, Pauwels B, Decaluwé K. Perivascular adipose tissue, inflammation and vascular dysfunction in obesity. Curr Vasc Pharmacol. 2014 May;12(3):403-11.