È noto che, purtroppo, alcune lesioni cutanee recidivanti o croniche possono creare un profondo disagio e una significativa alterazione della qualità di vita nei pazienti anziani. Gli stessi problemi possono coinvolgere pazienti giovani, affetti da pluripatologie oppure in esiti di lesioni traumatiche, che spesso sono costretti a convivere con piaghe ed ulcere più o meno estese ma molto dolorose.

Le lesioni più frequenti sono quelle che interessano gli arti inferiori. Sia i traumi, sia le patologie vascolari colpiscono infatti soprattutto gambe e piedi.

I giovani, che di solito conducono una vita socialmente attiva e in molti casi praticano sport, possono essere vittime di incidenti stradali o di infortuni durante l’attività sportiva, soprattutto se si dedicano a sport estremi: vanno dunque incontro a possibili traumi che interessano ossa, nervi, vasi e cute, e in conseguenti ulcerazioni che possono guarire con difficoltà.

Gli anziani, invece, sono spesso affetti da vasculopatie venose o arteriose presenti magari da anni e misconosciute o sottovalutate: può dunque succedere che presentino piaghe che, mal curate o mal inquadrate clinicamente, tendono a cronicizzarsi.

Queste piaghe sono trattate in ambulatori più o meno attrezzati o qualificati, e richiedono lunghi periodi di medicazioni consecutive. In alcuni casi non giungono mai a guarigione; oppure, quando guariscono, le lesioni tendono poi rapidamente a recidivare. Persino negli ambulatori più attrezzati e specializzati, come quelli codificati come strutture Vulnologiche, esistono pazienti costretti a restare in cura per mesi o anni: dopo un apparente risposta alla terapia, infatti, le lesioni si arrestano e diventano anergiche ed insensibili ad ogni trattamento, sia per il sovrapporsi di infezioni o contaminazioni, sia per mancanza di stimoli rigenerativi legati più o meno alla patologia vascolare causale. In tali situazioni le possibilità di guarigione diventano veramente difficoltose, e strumenti terapeutici come terapia antibiotica selettiva, innesti vascolari o correzione della patologia vascolare non sempre permettono di giungere ad una soluzione stabile.

Di recente è stato proposto un nuovo trattamento, la Biofotonica: inizialmente sperimentato su animali e poi affermatosi nell’ambito della medicina estetica per il ringiovanimento cutaneo, si è oggi imposto anche nel trattamento delle lesioni croniche recidivanti ed estese.

La Biofotonica si basa su uno stimolo luminoso determinato da una lampada multi -led a lunghezze d’onda specifiche su determinati cromofori. Questo meccanismo, innescando una cascata di reazioni biologiche, ripristina e riavvia il processo di guarigione. L’attività della Luce Led è mediata da un gel (Klox Lumiheal) che viene steso sull’ulcera e quindi la luce della lampada passando attraverso il gel viene scissa in varie frequenze luminose che hanno azione differente sulla piaga.

              Lampada        Lampada luminosa

La lunghezza d’onda blu libera ossido nitrico determinando vasodilatazione ed effetto battericida. La lunghezza d’onda verde attiva i fattori di crescita con produzione di collagene. La lunghezza d’onda gialla favorisce infine la formazione di nuovi vasi (angiogenesi), esercita un’azione antinfiammatoria e di rigenerazione tissutale.

Le potenzialità del trattamento sono molto elevate e l’attività è possibile sia su soluzioni di continuo (ferite aperte), sia su cute integra ma patologica (ferite arrosate, cheloidi, distrofie cutanee di vario genere).

Da alcuni mesi i macchinari per Biofotonica sono disponibili presso il Centro di Vulnologia della casa di Cura Santamaria di Castellanza. La prestazione è in regime di convenzionamento con il SSN. L’efficacia del trattamento, sin dall’inizio, si è rivelato significativo, con una risposta immediata e una ripresa dell’attività rigenerativa in tutti i pazienti trattati. I tempi di guarigione si sono significativamente accorciati, e in alcuni casi lesioni inveterate che sembravano irrisolvibili sono giunte a guarigione, o quanto meno hanno ripreso a rispondere ai trattamenti collaterali. Il trattamento biofotonico è infatti utilizzato sia in fase iniziale, per stimolare la lesione che poi viene curata con trattamenti standard, sia con cicli ripetuti alternati a trattamenti standard, in associazione a medicazioni domiciliari.  Il trattamento viene effettuato con una cadenza settimanale (in questo caso dura 10 minuti) oppure bisettimanale (con una durata di 5 minuti).

Alla luce di una breve ma intensa esperienza (15 pazienti trattati in due mesi) è già possibile sostenere che i vantaggi sono stati al di sopra delle aspettative, a oggi senza alcuna complicanza evidente. Non sarà questa la soluzione a tutti i problemi vulnologici, ma sicuramente si sta rivelando un passo avanti importante nel trattamento delle lesioni cutanee, vascolari e non.

La vulnologia fa un passo avanti grazie a Lumiheal e alla BIOFOTONICA.