ATTACCHI DI PANICO, FOBIA SOCIALE, DISTURBI PSICOSOMATICI

Quanti ne soffrono, quali sono le cause e come si curano i 15 milioni di Italiani che ne soffrono: dal medico della mutua, allo psichiatra, al mago, alla medicina alternativa. Si può guarire o si deve convivere per una vita? Quali sono le novità 

 

Ne parliamo ad Ostuni (Br) con il Prof. Giovanni D’attoma, speciali­sta in Neuropsichiatria, Cefalee, Neuroendocrinologia, Psicoterapeuta, Autore di libri ed articoli originali su questi argomenti

D. Prof D’attoma, Lei si occupa da oltre 40 anni di questi temi, per quali motivi alcuni pazienti guariscono,  altri migliorano, altri ne soffrono per una vita?

R. Tutte le patologie hanno un arco di gravità che va da un minimo ad un massimo: ad esempio vi sono degli attacchi di panico di modesta entità che guariscono spontaneamente o con qualche  farmaco che ti prescrive il medico di famiglia, altri girano a vuoto, frequentando gli psichiatri più famosi senza risultati apprezzabili: molto dipende dalla predisposizione genetica, dalle cause psicologiche o fisiche alla base del disturbo, dall’im­pegno e dalla disponibilità del tera­peuta, dalla pazienza del paziente e dalla comprensione della famiglia. Nella mia pratica professionale ho pazienti che “guariscono” in po­che settimane, altri hanno bisogno di un lasso di tempo maggiore ma il più delle volte preferiscono sperare in un farmaco miracoloso con inevita­bile frustrazione e peggioramento.

D. Che cosa hanno in comune que­ste patologie?

R. Ognuna di queste patologie viene generalmente curata con farmaci che agiscono sulla serotonina, sul­la noradrenalina e/o sulla dopami­na: queste sostanze (neurotra­smettitori) rappresentano un vero e proprio carburante per il nostro cer­vello; quasi tutti gli psicofarmaci in commercio agiscono direttamente o indirettamente su questi sistemi:generalmente, dopo qualche mese i pazienti stanno meglio, ma, il più delle volte, dopo un certo periodo, i disturbi ritornano come prima.

D. Quali sono le cause di questi dis­turbi e quali sono, secondo la sua lunga esperienza le strategie da uti­lizzare per curare in maniera ottima­le queste malattie?

R. Per tutti questi disturbi è indispen­sabile partire da due fattori: la predi­sposizione ereditaria  e le condizio­ni di stress correlato a problemi psicologici o fisici che innescano la malattia. Mi spiego in poche parole: una ragazza abbandonata dal suo ragazzo normalmente non sviluppa un attacco di panico o una depres­sione, ma se questa ragazza ha uno dei genitori depressi “potrebbe” svi­luppare una tale patologia.

D. Quali sono i primi sintomi che possono allarmare la famiglia su possibili patologie a carico del part­ner o dei figli ?

R. Le faccio due esempi: Marco (nome fittizio ma storia vera) 26 anni e Luciana di 32 anni.

Marco è un ragazzo che fin da piccolo si manifesta abbastanza timido, impacciato con gli amici a tal punto che i suoi amici e, qualche volta i suoi insegnanti lo deridono; quando viene interrogato, Marco arrossisce facilmente, balbetta e non raramente si lamenta di disturbi diffusi (dal mal di testa a dolori addominali a vertigini); dal periodo delle scuole medie i genitori si sono preoccupati di consultare uno psichiatra  che diagnosticò una “fobia sociale”consigliandogli alcuni farmaci e psicoterapia presso  una psicologa che lo ha seguito per molto tempo con risultati molto scarsi. Comunque Marco ha superato gli esami di maturità e frequenta la facoltà di giurisprudenza, anche se gli esami che ha superato sono pochi: è rimasto quel ragazzo timido, impacciato e dipendente dai suoi amici che non gli hanno mai consentito di emergere nonostante le buone capacità intellettive di cui è dotato. L’anno scorso ha effettuato presso il nostro Centro un trattamento psicoterapico con una tecnica recente (psicoterapia neurobiologica) che gli ha consentito un sostanziale recupero di sicurezza e di stima nelle sue qualità che gli hanno consentito di risolvere i suoi problemi.

Luciana ha una storia diversa: molto intelligente, è sempre stata timida per cui i suoi amici la maltrattavano, le usavano strani nomignoli; Mariella ha spesso pianto di nascosto, ne parlava con i genito­ri e questi si lamentavano coi docen­ti senza ottenere grandi risultati: que­sta sofferenza si è tramutata in paura di uscire, timore di star male da un momento all’altro, palpitazioni cardia­che, dolori in regione sternale fino a presentare, dopo la maturità classica, delle paure molto intense, senso di soffocamento, dei veri e propri attac­chi di panico (PAD), per i quali veni­va portata d’urgenza in Ospedale, diversi inutili elettrocardiogrammi e tanti ansiolitici ed antidepressivi. L’ho vista tre mesi fa, non voleva utilizza­re farmaci per cui l’ho aiutata con tec­niche di psicoterapia breve strategi­ca, ora sta molto meglio, è felice di non dipendere dai farmaci.

D. Lo stress subito da questi pazien­ti come si è tradotto sul piano biolo­gico?

R. Ogni volta che siamo sottoposti a stress si innesca un fisiologico mec­canismo di difesa che impegna l’as­se ipotalamo-ipofisi-surrene con produzione di sostanze glucocorti­coidi che hanno la funzione di pro­teggere l’organismo dallo stress:questo meccanismo di difesa, se non viene frenato da complessi meccani­smi neurochimici (strettamente cor­relati all’espressione genetica della vasopressina e dell’ossitocina), si può tradurre in una disfunzione vera e propria a livello ipotalamico cori l’innesco di queste patologia (dall’ansia alla depressione, ecc). Nel mio Centro stiamo realizzando una serie di ricerche per documenta­re, anche sul piano neurochimico, il ruolo centrale dell’ipotalamo, vera a propria centralina d’allarme del nostro organismo nella patogenesi di questi complessi disturbi.

 D. Se Lei rileva che tali dis­turbi hanno una base organica, segnalando in una disfunzione ipotalamica il punto di partenza della malattia, che fine farà Freud, le mille psicoterapie, gli psicologi e gli psichiatri.

 R. Freud ha il grande merito di aver individuato nell’inconscio e nei conflitti che lo attraversano fin dalla nascita le vere cause di questi problemi ma le moderne ricerche di neurochimica, di neu­rofisiologia e del neuroimaging forniscono dati concreti per attri­buire ad un danno biologico, indotto da situazioni conflittuali, la causa di questi disturbi. Le faccio un esempio banale: se una persona la offende o la gra­tifica, nel suo cervello si sviluppano risposte biochimiche ben diverse che la fanno stare male o la fanno felice; immagini cosa può accadere in una persona stuprata, in un sog­getto sottoposto a mobbing dal suo capo-reparto o semplicemente vivendo accanto a parenti apprensi­vi o in una ragazza abbandonata dal suo partner... Per quanto riguarda Freud e gli psicoterapeuti, fino a quando non si scopriranno terapie che incidano più direttamente (ce ne sono già in fase sperimentale), potranno sopravvivere perché talu­ne forme di psicoterapie, associate eventualmente a psicofarmaci o a terapie strumentali recentissime, gestite da specialisti che conosco­no bene questi nuovi sviluppi della neurobiologia, sono tuttora molto efficaci.

O. In che cosa Consiste la “psicote­rapia neurobiologica” che Lei sta sviluppando presso il Suo Centro?

R. Si tratta di una tecnica che asso­cia a ben note tecniche di psicotera­pia breve strategica modulate da un periodico controllo di parametri neu­rochimici e della soglia corticale saggiata col TMS ed eventualmente dall’uso equilibrato di psicofarmaci.

 D. Ci sono ragioni per sperare nel prossimo futuro di sconfiggere queste malattie e quali sono i nuovi farmaci e le nuove tecniche per guarire?

R. La maggior parte di queste per­sone guarisce. A volte, per i motivi espressi in precedenza, la patologia è più grave per cui sono indispensa­bili trattamenti combinati: dalla psi­coterapia, agli psicofarmaci (ce ne sono tanti e conta spesso l’esperien­za del terapeuta) alle moderne tec­niche strumentali come la TMS, la tDCS, la deep brain stimulation (DBS) ed altre ancora che oggi si utilizzano con successo.