INTRODUZIONE
Chi soffre di disturbi legati all’ansia e alla depressione, ed è colpito da sintomi fisici (senso di affanno, pressione al petto, testa vuota, tremori, tachicardia, dolori muscolari, ipertensione, dolori gastrici). Spesso si sottopone ad una serie di accertamenti (fanno da padrone, risonanze magnetiche, tac, esami ematochimici) e fatica a ricondurre tali sintomi a cause psicologiche, anche quando gli accertamenti medici lo suggeriscono. Si illude, magari, di trovare sollievo alla propria ansia nella sigaretta. Ma la sigaretta davvero è la soluzione del problema? No!La sintomatologia è riconducibile a disturbi psicosomatici che, nelle più varie manifestazioni, è una vera e propria malattia, con ripercussioni sull’organismo.
CHE COS'È IL TABAGISMO?
Tabagismo è il termine con cui si indica l’abitudine, molto diffusa, a fumare tabacco in maniera costante e prolungata. Una epidemia, una dipendenza, un killer silenzioso che miete ancora troppe vittime. La componente tossica del tabacco è la nicotina, che provoca dipendenza, danneggiando non solo organi e tessuti del corpo, causando spesso tumori, ma coinvolgendo anche aspetti psichici e comportamentali. La nicotina, infatti, rende più sottile la corteccia cerebrale, importante per la memoria e per il linguaggio accelerando, così, il declino cognitivo.Perché si comincia a fumare? Tra i motivi più comuni ci sono:
- lo stress;
- il cercare un sostegno quando qualcosa va male;
- per noia;
- per stanchezza.
UN ESEMPIO CLINICO
Cerca in te stesso ciò che vuoi essere!G. è una donna di 60 anni casalinga, vive con il marito in un paese di provincia. Il suo unico scopo è essere una buona moglie e una buona madre, dedita alle sole faccende domestiche: lavare e lucidare i suoi unici obiettivi. Si sente sola ed abbandonata, non si fida della gente, non si aspetta nulla da nessuno, si isola e si rifugia nel fumo. È consapevole che la sigaretta è qualcosa di triste, che le dà un finto piacere, ma non le è facile resistervi. Presto lamenta una sintomatologia caratterizzata da:
- cefalea;
- insonnia;
- disturbi di ansia;
- panico.
Comincia a consultare internet e si convince di essere affetta delle più gravi patologie esistenti e, nonostante le rassicurazioni degli specialisti sul suo stato di non essere affetta da patologie organiche, continua a consultare medici, nella “speranza" che qualcuno possa diagnosticarle chissà cosa. Tuttavia, continua a fumare, anche quaranta sigarette al giorno! Con i suoi familiari cerca di apparire serena, allegra: nessuno deve vedere come si è conciata, ma la figlia comprende che è prigioniera della dipendenza da fumo e la necessità di fare ricorso a qualcuno che l’aiuti a agire sulle cause della sua dipendenza e, quindi, a smettere.
Pur se restia, decide di consultare uno psicoterapeuta e mi consulta. Comincia a raccontare di un’infanzia triste, abbandonata dal padre, del quale non preferisce parlare, affidata a degli zii. Solo il matrimonio sembra cambiarle la vita, ha una famiglia e una casa sua da governare, ma è questo il suo obiettivo? Quanto si sente realizzata?
Guadagno la sua fiducia sin dai primi colloqui, durante i quali cerca di disinnescare la paura di aprirsi rispetto alle sue problematiche.
GLI OBIETTIVI DELLA CURA
Obiettivo terapeutico è:- il miglioramento della gestione dell’ansia;
- la riduzione degli attacchi di panico;
- il liberarsi dalla dipendenza dal fumo.
Comprende la somatizzazione, che somatizzare significa “spostare” su una parte del corpo il disagio, che spostare l’ansia nello stomaco significa avvertire disturbi, fastidi, sintomi fisici reali che rivelano la presenza di una difficoltà a livello psicologico.
Fondamentali per vivere serenamente sono gli “ormoni della felicità o della tristezza”, diretti responsabili delle sensazioni positive o negative che ci pervadono:
- serotonina;
- dopamina;
- ossitocina;
- endorfine;
- cortisolo.
Siamo soliti cercare all’esterno le cause della nostra infelicità: il lavoro, un’infanzia difficile, nei genitori. Bisognerebbe chiedersi: cosa non sto esprimendo? Quale lato di me soffoco? Cosa c’è in me che non esprimo? Certo è, a volte, faticoso e doloroso rivivere certe esperienze, pure crescere è doloroso, ma inevitabile, se si vuole vivere appieno la vita affettiva, unico modo per vivere davvero senza finire con il trascorrere solo il tempo.
IL VALORE DELLA PSICOTERAPIA
G. ha avuto il coraggio di mettersi in discussione e l’umiltà di riconoscere che è bene farsi aiutare da qualcuno che ha gli strumenti per aiutare a trasformarsi. Ecco profilarsi, per lei, la figura dello psicoterapeuta, una figura a cui fino a qualche tempo fa faceva difficoltà e aveva una certa vergogna a rivolgersi, temendo di essere tacciata come insana di mente. Ricorrere alla psicoterapia, tuttavia, significa prendersi cura di sé stessi, essere consapevoli che un malessere può dipendere da un comportamento inadeguato, da scelte che non ci appartengono, da una mentalità che ci condiziona.
La psicoterapia ripercorre a ritroso tutta la nostra vita e aiuta a vedere il perché di determinati comportamenti. La figura del terapeuta fa emergere un lato nuovo, diverso, più affine a ciò che si è, accompagna nel tentativo di liberarsi da un modo di essere superato e di migliorare il benessere personale. Attraverso la valorizzazione di concetti quali energia, forza, resistenza, aiuta ad affrontare quel percorso introspettivo in cui una persona, una coppia, una famiglia o un gruppo di persone supera un blocco interno, che impedisce di svolgere una vita completa e soddisfacente.