Anzianità: particolare stagione della vita

Negli ultimi 30 anni la vita media si è molto allungata: le nuove generazioni possono tranquillamente immaginare i 100 anni come un traguardo raggiungibile.

Dobbiamo dunque abituarci a pensare che dopo l’età matura “espansiva di sé”, in cui il lavoro, le relazioni e gli impegni quotidiani ci tengono nel flusso pieno dell’azione, esiste una lunga stagione della vita dotata di qualità completamente diverse, nella quale sono altre le cose che si apprezzano. Una stagione che può durare vari decenni.

Illustrazione 1 - Psichiatria

L'avanzare dell'età è davvero un problema?

Un primo aspetto da considerare è che le modifiche non vanno percepite esclusivamente come un danno: esse sono portatrici di nuove risorse.

Con l’avanzare dell’età, le funzioni rallentano: quelle fisiche e quelle mentali, ma non sempre questo comporta solo limitazioni.

Man mano che gli impedimenti all’agire aumentano, occorre cambiare il centro dei propri interessi. Questa tappa evolutiva viene naturale ad alcuni, difficile ad altri, soprattutto quando eventi traumatici non hanno dato loro il tempo per adattarsi ai cambiamenti.

Contrariamente a quanto si è spesso dichiarato, per svariati motivi, le persone di età avanzata hanno una straordinaria capacità di utilizzare l’aiuto psicologico.

Cosa rende gli anziani un aiuto psicologico?

Essendo meno vorticosamente impegnati sul fronte esterno, hanno il tempo per pensare, ricordare, elaborare, e soprattutto hanno il tempo necessario allintrospezione. Inoltre hanno un’esperienza di sé e del mondo a cui i giovani non possono fare riferimento: questo li rende capaci di sdrammatizzare, di essere meno timorosi e più in grado di capire ciò che accade, di dare senso al disagio, di mettere in relazione il loro disturbo con gli accadimenti attuali e passati.

Non solo, essi hanno il tempo per godere della nuova relazione che viene loro offerta. Infatti, avanzando l’età, molti amici vengono a mancare e lo spazio relazionale tende a desertificarsi: una nuova presenza diventa allora preziosa e viene goduta intensamente.
 

Imparare ad accettarsi

Queste persone, poiché sanno ormai come sono andate le cose della loro vita, non hanno più la preoccupazione di cambiare in fretta, per aggiustare i guasti, raddrizzare i percorsi, produrre risultati e non sono più sotto la pressione del “timore di non farcela”. Il loro disagio non è proiettato nella necessità di funzionare operativamente, ma nel bisogno di accettare come sono andate le cose, e nella difficoltà di tollerare lo scarso margine di manovra che la loro età impone.

Come attenuare le preoccupazioni per il futuro?

Il problema, rispetto al futuro, sta nel poterlo immaginare ancora lungo, e non vivere come se dovesse finire domani.

Può essere difficile capire che anche da anziani continua ancora la fatica che si fa da giovani, nel dover esplorare le risorse che si possono utilizzare per dare senso all’esistere e la fatica per mettere a frutto l’esperienza, le competenze, le qualità maturate.

Ad alcuni viene spontaneo spostare l’accento dalla realizzazione di sé verso la curiosità di osservare e partecipare di riflesso alle attività dei più giovani, soprattutto quelli ad alto valore affettivo (figli e nipoti), altri vanno aiutati in questa operazione.

La nostra civiltà, inoltre, ha completamente cambiato gli stili dei rapporti: l’invasione dei media ha eliminato lo spazio relazionale tra le generazioni.

Poiché negli anziani si intorpidisce la memoria a breve termine e si fa più viva quella del passato, diventa per loro grave averli scippati della possibilità di raccontare.

La narrazione autobiografica può essere terapeutica?

Nelle generazioni antecedenti gli anni ‘60, la narrazione autobiografica era infatti un' importante occasione, che dava senso all’esistenza, rafforzava il sentimento di sé e l’autostima. Oggi, che tutto ciò è stato spazzato via, gli anziani apprezzano enormemente la presenza di una persona che si interessi della loro storia e che abbia la curiosità di conoscere il loro pensiero.

Illustrazione 2 - Psichiatria


Psiche: felice incontro tra natura e cultura

La natura e la cultura sono le prime medicine cui l’essere umano può ricorrere per curare il dolore psichico: saper ricorrere ad esse è una grande fonte di sollievo!

Cosa intendiamo per "natura"?

La natura è il miglior sostituto materno, e infatti i poeti di tutti i tempi l’hanno cantata con questo ruolo. La persona anziana non ha più molta possibilità di muoversi nella natura. Può essere però incoraggiata a tenere presente che ogni contatto con la natura è benefico. Molto è stato scritto sull’utilità dei piccoli animali, ma anche il giardinaggio è una straordinaria fonte di benessere, sia pure limitato a piante d’appartamento o fiori da coltivare su un balcone, o anche un piccolo orto di erbe odorose.

Cosa intendiamo per "cultura"?

La cultura esalta il sentimento di appartenenza all’umanità, medicando il dolore della solitudine. Leggere un buon libro, ascoltare la musica preferita, guardare le opere di un pittore amato, aiutano a dimenticare il proprio particolare disturbo soggettivo.

La conoscenza è una buona medicina, perchè fa essere liberi e padroni della propria storia.
 

Come migliorare la qualità della vita degli anziani?

Un aspetto importante, che viene spesso trascurato, riguarda la qualità degli interessi culturali delle persone di età avanzata. La particolare caratteristica della loro memoria, che rende vividi i ricordi del passato, può favorire un riaccendersi di interessi sopiti da tempo: può dunque essere finalmente venuto il momento per dedicarsi ad approfondire gli argomenti che avevano suscitato il loro interesse negli anni di scuola o all’università.

Soprattutto le tematiche legate alla storia, alla poesia, alla geografia e alla politica, possono essere rivisitate con nuova curiosità e arricchite da una diversa consapevolezza del mondo.

Infine, il fatto che il consulente si rechi al loro domicilio ha un valore speciale.

Si sentono liberati dalla fastidiosa schiavitù di dipendere da qualcuno che li accompagni dal dottore, ma soprattutto apprezzano di poter ricevere il consulente nella loro casa.

Infatti con l’avanzare dell’età le persone stabiliscono un particolare legame emotivo e fisico con l’ambiente, tanto che tendono a non voler più nemmeno andare in vacanza: gli spazi e gli oggetti sostituiscono tutto ciò che è stato perso e diventano elementi sostanziali per il sentimento di sicurezza.

La consultazione con un professionista esperto, che possa andare loro incontro nella loro casa, acquista un significato speciale.

Se dunque il luogo della visita non è l’ambulatorio del dottore, ma la propria casa, sarà più facile alla persona capire cosa può essere cambiato nella sua vita, nel suo contesto, nelle sue relazioni, focalizzare l’attenzione sugli interessi da coltivare, e anche raccontare gli eventi dolorosi della vita: quelli del passato e quelli recenti o attuali.

 

Bibliografia

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