La mia piccola esperienza con il covid: inizialmente, nella prima fase di pandemia ho ricevuto richieste di visita che manifestavano vissuti persecutori ma non in relazione alla pandemia, bensì correlati ad altri elementi famigliari, come se il virus ed il pericolo, anche di morte, fosse stato cancellato, o meglio, rimosso per lasciare spazio ad elementi persecutori diversi.

Come uno spostamento di soggetto persecutore ma, nella seconda fase epidemica, nessuno è arrivato con paura del virus narrata apertamente e ancora si trattava di elementi pregressi, come "sbocciati" in tutta la loro problematicità, come a dire che il pericolo virale immediato, di cui si taceva, avesse evocato persecutorietà pregresse.

Solo in un caso, la morte è comparsa, narrata, ma come morte dell'altro amato (paura di perdita d'oggetto) e, in un altro, è stato completamente negato persino il rischio di malattia, come se non esistesse, come se il soggetto fosse intoccabile e onnipotente.

Voglio dire che, nella mia esperienza, ho rilevato più che altro uno spostamento del "problema virus persecutore", nel senso che del virus non si parla però è scaturita una problematica persecutoria latente che partecipa della storia del soggetto narrante, in cui il paziente si fa oggetto, è oggetto di vari attacchi reali o sovente immaginari, cioè il virus reale e suoi rischi  sono "messi da parte", rimossi; per contro emergono vissuti di pericolo, di "attacco", correlati alla storia narrata dal paziente.

Il virus e suoi rischi di contagio avrebbero slatentizzato altri vissuti in cui il paziente era o "si faceva" oggetto di persecutori" reali o, sovente, immaginari, che partecipavano della sua storia personale. In nessun caso, è mai stata affrontata la tematica-paura della morte propria, causa virus, in modo aperto perchè c'è sempre stata una rimozione della questione specifica, con messa in evidenza però, di altri persecutori reali o immaginari, molto molto castranti e/o troppo poco affettivi, costitutivi della storia personale del soggetto narrante, cioè il paziente.