Endocardite
Dr. Roberto Satira
Cardiologo Medico Chirurgo, specialista in Cardiologia ed in Medicina Interna Creato il: 04/08/2017 Ultimo aggiornamento: 27/12/2023L’endocardite è un’infiammazione dell’endocardio, ossia la membrana che riveste la cavità cardiaca e le valvole cardiache. Più frequentemente, le endocarditi hanno origine infettiva ma si sono segnalati, soprattutto in passato, casi di endocarditi reumatiche o, molto raramente, di endocarditi autoimmuni (Endocardite di Libman Sacks).
Cause
L’endocardite infettiva (EI) ha come principale causa un’infezione batterica, generalmente sviluppata in seguito all’infezione sviluppata in un altro organo o, più raramente, nel sangue (batteriemie). Queste ultime, nello specifico, possono manifestarsi in seguito a:
- manipolazioni gengivali per trattamenti dentistici;
- o esami invasivi (come colonscopie);
- si può manifestare batteriemia, e quindi endocardite, anche in pazienti che portano cateteri venosi per lungo tempo o che fanno uso di droghe per via endovenosa.
In generale, molti soggetti che contraggono endocarditi infettive hanno sviluppato un problema cardiaco o avuto un intervento chirurgico in passato.
Sintomi
I sintomi preliminari dell’endocardite infettiva sono quelli tipici delle infezioni batteriche e coinvolgono:
- febbre sotto i 39 °C, apparentemente sensibile a trattamenti antibiotici ma che si ripresenta dopo la sospensione della cura;
- stanchezza;
- malessere generale;
- sudorazione notturna.
Diagnosi
In generale, la diagnosi di endocardite infettiva va effettuata con prudenza, in quanto i primi sintomi sono molto comuni. Uno specialista può sospettare un’endocardite in pazienti che mostrano infezioni batteriche e hanno concomitanze con valvulopatie e soffi cardiaci o che hanno recentemente svolto esami invasivi.
In caso di sospetta endocardite, il paziente deve sottoporsi a emocoltura, necessaria per individuare il ceppo dei microrganismi responsabile dell’infezione. Altre procedure standard coinvolgono esami strumentali come l’ecocardiografia.
Rischi
Il principale rischio legato a un’endocardite infettiva riguarda le possibili alterazioni a carico del cuore, le quali possono portare, nei casi più gravi, a scompensi cardiaci. Inoltre, dalle valvole cardiache può liberarsi del materiale infetto, con conseguente embolia settica che può causare danni e sintomi a carico dei distretti interessati (es. emboli cerebrali, polmonari o renali). Nei casi più gravi, i pazienti possono andare incontro a uno shock settico.Cure e Trattamenti
Nella maggior parte dei casi, per un corretto trattamento delle endocarditi si somministrano antibiotici per via endovenosa. Chiaramente, per effettuare una corretta valutazione dell’antibiotico da somministrare e controllare continuamente l’evoluzione della malattia, è richiesto il consulto di uno specialista.La terapia, come anticipato, consiste nella somministrazione di antibiotici. Ciò avviene per via endovenosa, solitamente per periodi prolungati (generalmente alcune settimane). A volte, può essere anche necessario un intervento chirurgico.
Bibliografia
- Habib G, Lancellotti P, Antunes MJ, et al: 2015 ESC Guidelines for the management of infective endocarditis: The Task Force for the Management of Infective Endocarditis of the European Society of Cardiology (ESC).
- Dilsizian V, Budde RPJ, Chen W, et al: Best practices for imaging cardiac device-related infections and endocarditis: A JACC: Cardiovascular Imaging Expert Panel Statement. JACC Cardiovasc Imaging 15(5):891–911, 2022. doi: 10.1016/j.jcmg.2021.09.029.
- Endocardite infettiva, Guy P. Armstrong, MD, Waitemata District Health Board and Waitemata Cardiology, Auckland.
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