Disodontiasi
Dr. Gabriele Conte
Dentista o Odontoiatra Odontoiatria Creato il: 11/02/2021 Ultimo aggiornamento: 02/11/2023Se non trattata per tempo o in maniera corretta, può comportare rischi di tipo infettivo, come un ascesso, o condurre alla formazione di carie, gengiviti, ecc.
Cause
Le cause principali della disodontiasi riguardano:
- una mancanza di spazio necessario per una corretta eruzione del dente nell’arcata;
- un’inclinazione errata del dente nell’osso, che lo porta a urtare contro gli altri denti e a non uscire completamente.
Nel secondo caso, il dente può rimanere coperto parzialmente dalla gengiva, favorendo il ristagno di residui alimentari e, soprattutto, di placca batterica e tartaro.
Infatti, la gengiva che ricopre la corona (ossia la parte alta) del dente non aderisce totalmente, lasciando uno spazio che può essere colonizzato dai batteri, dando luogo a infiammazioni sia acute (ascessi gengivali) che croniche.
Sintomi
I sintomi tipici dell’infiammazione cronica associata a disodontiasi sono generalmente lievi e consistono essenzialmente in dolore e/o sanguinamento durante lo spazzolamento o la masticazione.
In caso, invece, di infiammazioni acute (pericoronite), il dolore e il sanguinamento possono essere indipendenti dalle sollecitazioni; inoltre, si possono riscontrare altri sintomi come:
- gonfiore della gengiva e della guancia;
- gonfiore ai linfonodi sottomandibolari;
- febbre;
- trisma (contrattura muscolare che impedisce di aprire completamente la bocca).
Diagnosi
In generale, una diagnosi di disodontiasi è relativamente semplice per uno specialista, in quanto possibile ottenerla anche solo tramite osservazione diretta del cavo orale.
Spesso, tuttavia, è utile effettuare esami radiografici (es. radiografia endorale, ortopanoramica), per determinare meglio le cause della disodontiasi e decidere la strategia terapeutica. In alcuni casi, infatti, il dente può anche completare l’eruzione senza alcun intervento esterno, mentre in altri può essere necessaria un’estrazione.Rischi
In genere, i rischi legati alla disodontiasi non sono particolarmente gravi, specie se il paziente non soffre di patologie pregresse (es. diabete o sindromi immunodepressive).
Se la disodontiasi si protrae nel tempo, però, il rischio è legato a una possibile carie del dente interessato o a un riassorbimento radicolare (ossia a un processo che erode progressivamente la radice) del dente adiacente. Inoltre, il dente interessato può periodicamente sviluppare infezioni, costringendo il paziente a terapie antibiotiche che, con il passare del tempo, possono perdere di efficacia.
Cure e Trattamenti
I trattamenti più comuni per le fasi acute della disodontiasi consistono in trattamenti antisettici (per esempio con spray o collutori a base di clorexidina) o antibiotici, su prescrizione medica, che permettono di eradicare l’infezione batterica.
Contemporaneamente, è utile che il paziente segua una corretta prassi di igiene orale per limitare lo sviluppo di nuove infezioni.
Una volta risolta la fase acuta dell’infezione, lo specialista può valutare se il dente può erompere correttamente e, in caso questo non sia possibile, pianificare l’estrazione o il recupero (in caso si tratti di un dente importante, sia esteticamente che dal punto di vista funzionale).
Se il dente interessato si trova vicino a strutture sensibili, come il nervo alveolare inferiore (che conferisce sensibilità ai denti dell’arcata inferiore e al labbro inferiore) o il seno mascellare, può essere necessario svolgere un esame più accurato (TC Cone Beam o TAC Dentascan), per verificare il rischio di una lesione al nervo durante l’estrazione.
In presenza di questo rischio, infatti, lo specialista può optare per un’opercolectomia (ossia una rimozione della gengiva che sovrasta il dente). Questa procedura, però, non è risolutiva, in quanto può dare facilmente luogo a recidive. In alternativa, si può fare ricorso a procedure, come la coronectomia, che portano alla rimozione della corona del dente interessato. Anche questa procedura, tuttavia, non è esente da rischi, in quanto la radice sottostante può comunque infettarsi e richiedere un secondo trattamento più profondo, e pertanto si prende in considerazione solo nei casi in cui l’estrazione sia particolarmente pericolosa.
Bibliografia
- Denti inclusi, Bernard J. Hennessy, DDS, Texas A&M University, College of Dentistry
- Bouloux GF, Steed MB, Perciaccante VJ. Complications of third molar surgery. Oral Maxillofac Surg Clin North Am. 2007 Feb;19(1):117-28, vii.
- Kaye E, Heaton B, Aljoghaiman EA, Singhal A, Sohn W, Garcia RI. Third-Molar Status and Risk of Loss of Adjacent Second Molars. J Dent Res. 2021 Jul;100(7):700-705.
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