Disgrafia
Prof. Roberto Carlo Russo
Neuropsichiatra infantile Medico Chirurgo, specialista in Pediatria e in Neuropsichiatria Infantile Creato il: 29/06/2017 Ultimo aggiornamento: 02/11/2023La disgrafia è un disturbo dell’apprendimento che riduce la capacità di scrittura, senza che vi siano influenze dirette sulla comprensione delle regole ortografiche e sintattiche.
La scrittura è uno strumento di comunicazione del lessico, che si basa su una serie di segni convenzionali, i quali vengono appresi spontaneamente (mediante stimoli esterni) e istruiti a scuola.
I processi che portano alla scrittura possono essere, a loro volta, spontanei (ossia una traduzione scritta di un concetto da esprimere) o richiesti dall’esterno (es. dettati). Nel secondo caso, il soggetto deve associare l’input esterno a un concetto e quindi tradurre quest’ultimo nel concetto scritto.
Cause
Come avviene per molti disturbi specifici dell’apprendimento, anche la disgrafia non ha cause pienamente note. Generalmente, la presenza di soggetti affetti in famiglia aumenta la probabilità di sviluppare la condizione, ma è bene sottolineare come a ciò possano contribuire anche fattori ambientali (es. maltrattamenti, traumi).
Come per altri disturbi dell’apprendimento, la disgrafia è una condizione che non è associata a deficit motori, sensoriali o intellettivi, ma può coinvolgere deficit di abilità di base, come:
- disturbi del linguaggio;
- problemi di percezione e discriminazione visiva e/o uditiva;
- problemi di organizzazione spazio-temporale;
- difficoltà di simbolizzazione grafica;
- problemi evolutivi del processo di lateralizzazione.
Sintomi
Chi è affetto da disgrafia, come visto precedentemente, ha difficoltà nel tracciare i segni grafici che compongono il linguaggio. In generale, questa condizione può essere ascritta a un gruppo secondo la classificazione posta da Julian de Ajuriaguerra nel 1979:
- gruppo dei molli: la scrittura è irregolare, piccola e larga; le lettere sono di dimensioni diverse e poco precise, con predominio delle curve. Le parole appaiono danzanti sulla linea e il grafico si presenta ondulato;
- gruppo dei rigidi: il tratto grafico trasmette tensione; le lettere sono strette, alte e stipate. Il grafico pende verso destra, è molto marcato e pieno di angoli, con pochi spazi tra le parole;
- gruppo degli impulsivi: il soggetto scrive velocemente; le lettere sono mal distribuite sulla riga e di dimensione irregolari, a volte fluttuanti; manca l’organizzazione spaziale, il finale delle parole è prolungato e sono presenti molti ritocchi;
- gruppo dei maldestri: il soggetto scrive lentamente e in modo disordinato, a volte fluttuante; il tratto varia in pressione. Le lettere sono spesso di dimensione variabile e gli spazi irregolari;
- gruppo dei lenti e precisi: il soggetto scrive in modo preciso; le lettere sono con una forma corretta e spazialmente disposte in modo corretto. Spesso compaiono dei piccoli tremolii.
Solitamente, la disgrafia si presenta associata anche a disortografia, per cui il soggetto non riesce a rispettare le regole di trasformazione del linguaggio parlato in linguaggio scritto.
Chi soffre di disortografia, quindi, non riesce ad associare i fonemi tipici del linguaggio parlato nei simboli grafici del linguaggio scritto; ciò si può manifestare con alcuni fenomeni come:
- confusione tra fonemi simili (es. f-v, p-b, t-d, l-r);
- confusione tra grafemi simili (es. c-e, m-n, q-p, b-d);
- omissioni di lettere nelle parole (es. “albero” diventa “abero”);
- inversione della sequenza dei grafemi nelle parole (es. “psiche” diventa “spiche”).
Diagnosi
Prima di procedere all’attività specifica per la diagnosi di disgrafia o disortografia, sarà indispensabile accertarsi che non vi siano problemi nei seguenti ambiti:
- capacità sensoriali (es. vista e udito);
- conoscenza dello schema corporeo;
- competenze nell’uso selettivo delle dita;
- organizzazione spazio-temporale;
- processo di lateralizzazione (ossia la divisione corretta degli emisferi del cervello);
- informazione visiva;
- coordinazione oculo-manuale.
Dopodiché, assegnare correttamente il soggetto a uno dei gruppi di disgrafia precedentemente citati può essere difficile, per cui diventa necessario osservare l’esecuzione del gesto e valutare diversi parametri legati a:
- posizione del corpo e impugnatura dello strumento;
- tono muscolare, specie quello dell’arto e della mano;
- organizzazione spaziale dei grafemi nella parola, nel rigo e nella pagina;
- forma dei grafemi;
- velocità e ritmo di scrittura;
- spazi tra le parole.
Tra i segni che possono far sospettare una disgrafia rientrano, quindi:
- eccesso di pressione sul foglio;
- distribuzione spaziale alterata nella riga e nella pagina;
- parole e righe fluttuanti;
- eccessiva lentezza o velocità associata a una mancanza di precisione;
- realizzazione veloce a discapito della precisione;
- scatti e interruzioni del tratto;
- variabilità della distanza tra le parole;
- tremori del tratto;
- morfologia alterata e variabilità dei grafemi;
- variabilità dei tratti di unione tra le lettere o possibili sovrapposizioni parziali;
- ricalco di lettere;
- facile esaurimento dello scritto per crampi alla mano.
Per effettuare correttamente una diagnosi di disgrafia o disortografia, è necessario che il soggetto abbia completato la fase di apprendimento della scrittura, che generalmente termina dopo la seconda classe primaria. Si possono, tuttavia, porre alcuni sospetti già verso i 4-5 anni di età tramite un esame del disegno.
Rischi
I rischi principali della disgrafia, come quelli di altri disturbi dell’apprendimento, consistono nelle difficoltà che i pazienti possono riscontrare nello svolgimento di attività quotidiane, nelle scarse performance in ambito scolastico e lavorativo e, in ultimo, nei rapporti sociali.
Può anche accadere che la presenza di un disturbo dell’apprendimento, come la disgrafia, si associ anche a disturbi del neurosviluppo, come deficit dell’attenzione/iperattività (ADHD) o a patologie come ansia o depressione.
Cure e Trattamenti
In ambito scolastico, i bambini affetti da disgrafia possono usufruire, per legge, di strumenti compensativi come computer e una didattica personalizzata.
Contemporaneamente, sono previsti percorsi di riabilitazione per migliorare le capacità di scrittura, tra questi figurano:
- attività a parete, che consistono nell’esecuzione di attività grafiche di difficoltà crescente su grandi fogli attaccati alle pareti. In questo modo, si dà modo al bambino di acquisire correttamente, anche in parte, i movimenti corretti della spalla e del polso. Con il progresso del paziente, si possono poi migliorare le abilità di associazione tra segno e movimento e, infine, di esecuzione dei grafemi.
- attività a tavolino, che servono per migliorare l’impugnatura dello strumento e consistono nell’esecuzione di disegni e tratti via via più complessi (disegni, tratti curvilinei, tracciati e grafemi) fino ad arrivare alla scrittura di frasi su righe gradualmente più piccole.
Nel caso di pazienti mancini, il quaderno dovrà essere disposto in orizzontale o con un’inclinazione di 45° in modo da mantenere una corretta postura della mano.
Bibliografia
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- Deuel RK. Developmental dysgraphia and motor skills disorders. J Child Neurol. 1995 Jan;10 Suppl 1:S6-8.
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