Il Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività (ADHD), è annoverato tra i disturbi del neurosviluppo nel DSM-5. È piuttosto comune tra i disturbi dell'età evolutiva, colpisce il 5% dei bambini e degli adolescenti.
È caratterizzato da inattenzione e iperattività e/o impulsività, presenti in diversi contesti di vita del bambino e che compromettono il suo funzionamento sociale e scolastico.
L'eziologia è complessa e multifattoriale. Si ipotizza che l'interazione di diversi fattori genetici e ambientali, durante le fasi precoci dello sviluppo, provochi una vulnerabilità neurobiologica che poi si manifesta con il disturbo. I deficit neurocognitivi più implicati sono quelli che coinvolgono il sistema delle funzioni esecutive (deputate al controllo e alla pianificazione del comportamento), la delay aversion (stile motivazionale volto a ridurre i periodi di tempo dedicati all'attesa) e il sistema dell'elaborazione dell'informazione temporale.
Dal punto di vista neurobiologico si ipotizza che ci siano delle disfunzioni sottocorticali, della corteccia prefrontale e dei circuiti collegati, con il circuito del neurotrasmettitore Dopamina alterato.
I sintomi possono essere raggruppati in due categorie principali, inattenzione e impulsività/iperattività. Per il DSM 5, i bambini devono avere almeno sei sintomi riferibili ad una delle due categorie, oppure ad entrambe, mentre gli adolescenti e gli adulti (dai 17 anni), ne devono presentare 5. I sintomi devono comparire prima dei dodici anni.
L'iter diagnostico prevede un preciso percorso metodologico che contempla l'anamnesi personale e familiare; la raccolta di notizie da persone non familiari ma vicine al bambino (insegnanti, istruttori, allenatori); un'intervista diagnostica strutturata; la valutazione medica e l'osservazione diretta; la somministrazione di scale di valutazione dei sintomi; la valutazione cognitiva e dell'andamento scolastico.
La diagnosi è essenzialmente clinica, non essendoci test specifici diagnostici per l'ADHD.
Se non adeguatamente diagnosticata e trattata l'ADHD può evolvere in disturbo del comportamento e successivamente in disturbo della condotta sino ad arrivare a forme di disturbo antisociale.
Per la natura complessa del disturbo, con sintomatologia sia comportamentale, sia cognitiva, gli interventi terapeutici sono molteplici e includono trattamenti di tipo psicoeducativo, psicoterapeutico sino al trattamento farmacologico.
La scelta del tipo di intervento terapeutico può variare in base alla gravità della compromissione, alla presenza di altri disturbi in comorbidità e all'età del paziente.
In forme precoci e lievi si utilizzano strategie psicoeducative e parent training. Nelle forme di media gravità si può aggiungere agli interventi, già citati, anche la terapia cognitiva-comportamentale sul minore. La terapia farmacologica si utilizza nei casi gravi o nei casi di media gravità nei quali le strategia utilizzate solitamente non sono state sufficienti. I farmaci utilizzati più frequentemente sono il metilfenidato e l'atomoxetina.
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