Cos’è l’insufficienza venosa?

Con insufficienza venosa cronica si indica una disfunzione delle vene, soprattutto degli arti inferiori che, a causa della dilatazione progressiva delle pareti venose (vene varicose) e di una progressiva atrofia delle valvole o di un’ostruzione, perdono la capacità di riportare il sangue verso cuore. Si realizza così un’inversione del flusso sanguigno che è, a sua volta, la causa di:

 
  • aumento della pressione venosa;
  • colorito scuro della pelle;
  • dolore a riposo;
  • crampi. 
 

La maggior parte delle malattie delle vene, circa il 90%, colpisce gli arti inferiori con vene varicose e capillari di vario colore e dimensione.
 

Illustrazione 1 - Chirurgia Vascolare


Il ristagno e l’aumento della pressione del sangue venoso può provocare nel tempo le infiammazioni della pelle, macchie e ulcere venose croniche in una percentuale variabile dallo 0.1 allo 0.5%. Queste si aggravano quando si sovrappongono malattie delle arterie, dei vasi linfatici, della pelle, allergie, malattie immunitarie e altre più generali, raggiungendo una frequenza del 5%. Se, come avviene in molti casi, si associano disturbi dell’apparato locomotore, muscoli ed articolazioni, che rappresentano il cosiddetto cuore periferico, i sintomi, la gravità e le complicazioni delle malattie si accentuano.

La qualità di vita dei soggetti colpiti può essere severamente compromessa nelle fasi più gravi ed avanzate. Nel restante 10% si possono ammalare per varie cause ed in modi diversi le vene di tutti gli altri distretti del corpo.

 

Cosa causa il gonfiore?

Il gonfiore delle gambe è generalmente causato dall’insufficienza combinata di vene e vasi linfatici. Le malattie di vene e vasi linfatici si presentano spesso in combinazione poiché i vasi e le ghiandole linfatiche accompagnano la maggior parte dei sistemi venosi superficiali e profondi nel loro decorso normale e le disfunzioni dei due sistemi spesso determinano i gonfiori più gravi delle gambe che prendono il nome di flebo-linfedema.

Purtroppo, le malattie delle vene e dei linfatici non sono generalmente considerate di carattere prioritario e le liste di attesa per l’assistenza presso le strutture pubbliche possono allungarsi eccessivamente, fino a casi letteralmente dimenticati dal sistema. Può essere interessante anche sapere che nei pazienti in attesa di intervento chirurgico si osserva un peggioramento dell’insufficienza venosa di circa il 9% per anno. 

A questo si aggiungono i danni causati dalla disinformazione popolare e una stampa spesso imprecisa e non aderente ai dati provenienti dalla ricerca scientifica. Tutto ciò comporta ritardi e inappropriatezza dell’assistenza che favoriscono la cronicizzazione e l’evoluzione delle malattie verso gravi complicazioni invalidanti e difficilmente reversibili. Alcune possono essere addirittura fatali, come le trombosi venose profonde e le embolie polmonari, fortunatamente in un ristretto numero di casi, grazie alle moderne possibilità diagnostiche e le misure di prevenzione e trattamento.

Esistono molti quadri clinici di prevalente interesse estetico che spesso si sovrappongono ai più importanti problemi venosi. Mi riferisco in particolare ad alcune malformazioni vascolari congenite, che si presentano con deformità di vene e capillari superficiali, i cosiddetti angiomi, ma sono soltanto il segnale di una più importante e profonda malattia vascolare. Oppure, all’opposto, molte varici reticolari e teleangectasie, cioè i capillari comunemente noti, possono non dipendere da un’alterata circolazione ma soltanto da una dilatazione dei tratti periferici colpiti.

Illustrazione 2 - Chirurgia Vascolare

Le vene varicose, più propriamente dette “varici degli arti inferiori”, rappresentano la stragrande maggioranza delle flebopatie, oltre il 90%, sono quasi sempre associate all’insufficienza venosa superficiale (inversione del flusso) e talvolta anche a quella delle vene profonde. 

Infatti quando sono contemporaneamente interessati molteplici distretti venosi dell’arto inferiore la comparsa delle ulcere venose croniche è molto più frequente. Nel restante 10% i danni sono collegati a malformazioni congenite o precedenti trombosi delle vene profonde (sindrome post-trombotica) e sono caratterizzate da maggiore gravità dei sintomi e da un più elevato rischio per una nuova trombosi.

Illustrazione 3 - Chirurgia Vascolare
 

Quanto è comune l’insufficienza venosa?

Nei paesi occidentali l’incidenza dell’insufficienza venosa, le conseguenti invalidità e rischi crescono con l’età. Come è noto, la predisposizione alle malattie delle vene presenta evidenti caratteri di ereditarietà. Infatti si calcola che il 65% dei maschi ed il 90% delle femmine nate da genitori con varici tendono a loro volta a sviluppare la stessa malattia. 

Purtroppo le varici non si limitano a causare disturbi ed inestetismi, ma si complicano con flebiti (infiammazioni acute delle vene superficiali e relative trombosi) in circa Il 10-20% dei casi e nel 10-20% si associano a trombosi profonda o si estendono alle vene profonde e causano embolia polmonare dallo 0.04 allo 0.08%. 

A questo punto è possibile affermare che questa catena di eventi che ha inizio con le “banali” vene varicose può essere interrotta con un’azione di diagnosi e terapia precoci. Sembra importante aggiungere che recenti ricerche scientifiche hanno dimostrato che la presenza di voluminose varici degli arti inferiori incrementa in modo significativo il rischio di scompenso cardiaco acuto.

I linfedemi, che, come abbiamo detto, possono presentarsi isolati oppure affiancare le malattie delle vene (flebolinfedema), conseguire a traumi, infezioni, tumori ed altre malattie di ordine generale, rappresentano nel mondo un’altra patologia assai diffusa e invalidante e si calcola che abbia già colpito ben oltre 140 milioni di casi.


Illustrazione 4 - Chirurgia Vascolare


Quali sono i sintomi?

  I principali sono stati accennati all’inizio del paragrafo precedente:
 
  • gonfiore;
  • dolore a riposo;
  • crampi;
  • danni della pelle e dei tessuti sottostanti che assumono il colorito scuro. 
Qui si possono formare le ulcere croniche, che possono provocare dolore anche a riposo, specialmente se si associano stati di ipertensione arteriosa, insufficienza delle arterie o dei linfatici (ulcere miste). Spesso i pazienti attribuiscono i dolori delle cosce e delle gambe alle malattie delle vene, anche se derivano invece da disturbi artritici, artrosici o neurologici.

Per poterli distinguere, giova ricordare che i dolori delle vene scompaiono o si attenuano con il movimento, i crampi sono sempre rari e notturni e tutto peggiora con il caldo: l’esatto contrario delle malattie di altra origine.

Le flebiti superficiali si presentano in gambe raramente gonfie, con vene ingrossate, rosse, dure e dolenti. Le trombosi venose profonde invece conferiscono alle gambe gonfie un colorito scuro (cianotico) o pallido. Altrettanto spesso vengono da noi osservati casi di gambe rosse, gonfie e con intenso prurito, classificate come “flebiti”. Si tratta invece di “false flebiti”, come fenomeni allergici o di gonfiori linfatici (linfedemi) complicati da infiammazioni acute (linfangiti).
 

Come si effettua la diagnosi di insufficienza venosa?

È fondamentale un’accurata raccolta d’informazioni del paziente (anamnesi), sulla storia naturale della malattia, gli eventuali esami e trattamenti già eseguiti. Per qualcuno, medici e pazienti, le informazioni raccolte prima della visita clinica possono sembrare una perdita di tempo, mentre, al contrario, ne rappresentano il cardine fondamentale e spesso portano alla diagnosi prima ancora dell’osservazione diretta.

Quando si passa alla visita è bene non dimenticare la clinica tradizionale che si può eseguire con le più classiche manovre di osservazione e palpazione. Con dei semplici lacci emostatici applicati in punti strategici la visibilità delle varici cambia considerevolmente e fornisce indicazioni affidabilissime sulle sedi e le cause del disordine venoso.

Illustrazione 5 - Chirurgia Vascolare


Nel corso della visita è possibile studiare la situazione con un esame di 1° livello, eseguito con ecocolordoppler. Questo fornisce i primi approfondimenti sulla natura, la presenza, la distribuzione e le cause della malattia. Normalmente, viene posta l’indicazione alle cure dopo questo unico accertamento preliminare. 

Nei centri di alta specializzazione si eseguono i cosiddetti esami non invasivi di 2° livello. L’ecocolordoppler permette di misurare i valori delle insufficienze di ogni singolo segmento venoso, individuare le cause anatomiche, i diametri venosi, lo stato funzionale delle valvole oltre a valutare l’età e l’estensione di eventuali trombi contenuti all’interno delle vene. È possibile quantificare il danno circolatorio globale con la misurazione delle pressioni venose (flebotensiometria) e, se necessario, studiare l’efficienza della pompa venomuscolare con lo studio delle spostamento dei volumi venosi (pletismografia). La diagnostica di 2° livello è anche indispensabile nei casi più gravi e nello studio delle varici recidive, quelle causate dall’insuccesso di trattamenti precedenti.

Nei casi più complessi (malformazioni congenite, trombosi, linfedemi cronici, esiti traumatici, tumori etc.) sono spesso necessarie indagini di 3° livello, costituite dalla diagnostica per immagini mediante esami radiologici, come le angiografie, e di tecnologia avanzata come la tomografia assiale computerizzata (TAC) e la risonanza magnetica (RM). Non è del tutto raro dover ricercare le cause della malattia indagando su altre patologie associate.

Solo con questa impostazione è possibile progettare il trattamento migliore, limitare gli errori ed ottenere risultati ottimali scegliendo il trattamento più idoneo, che modernamente significa il meno invasivo e contemporaneamente il più efficace. Spesso, questo percorso permette di individuare le vere cause di malattia e talvolta di programmare una possibile soluzione al problema dei cosiddetti “inguaribili”.

 

Quali terapie esistono?

Le cure mediche consistono nella somministrazione di farmaci, di derivazione industriale o naturale, che possono limitare il processo degenerativo delle pareti venose, recuperandone elasticità, impermeabilità, tono muscolare e integrità del rivestimento interno (endotelio). 

Quest’ultima funzione assume particolare importanza nella prevenzione delle trombosi, venose soprattutto nei soggetti a rischio. Non si devono attendere dalle cure mediche farmacologiche, fenomeni simili alla guarigione, ma può essere ottenuta un’interessante riduzione dei sintomi, della progressione della malattia e delle sue possibili complicazioni. Un’attenzione a parte deve essere dedicata all’impiego degli anticoagulanti, somministrabili per via venosa, sottocutanea oppure orale, che permettono di abbattere drasticamente l’incidenza delle trombosi e delle embolie polmonari.

Le cure fisiche sono principalmente rappresentate dall’elastocompressione con calze e bendaggi di vario tipo. Si tratta di una vera e propria scienza che deve essere impostata con i criteri diagnostici già descritti e che rappresenta il supporto fondamentale prima, durante e dopo qualunque pratica terapeutica, sia essa farmacologica, chirurgica, sclerosante o endovascolare. Essa rappresenta, inoltre, uno dei principali metodi di prevenzione delle trombosi. La scelta della classe di compressione delle calze elastiche dovrebbe essere basata su di una rigorosa misurazione della taglia e delle pressioni venose. Fanno parte delle cure fisiche i massaggi, il linfodrenaggio manuale, le cure termali, la compressione meccanica o manuale ed altre applicazioni di tecnologia recente. 

 

Trattamenti chirurgici: quali sono?

La chirurgia è anch’essa un enorme argomento che comprende lo studio, la progettazione e l’esecuzione di interventi che vanno dalla demolizione, più o meno estesa, delle vene malate (safenectomie e varicectomie) ai più sofisticati interventi ricostruttivi (valvuloplastiche). Se gli interventi sono eseguiti correttamente, i risultati sono completi e stabili

Illustrazione 6 - Chirurgia VascolareIllustrazione 7 - Chirurgia Vascolare

Si inseriscono fra queste due tipologie gli interventi di chirurgia conservativa, che non prevedono, almeno teoricamente, alcuna asportazione ma solo interruzioni venose a scopo di correzione della circolazione. Sono particolarmente indicati nelle fasi iniziali della malattia e nei soggetti con malattie delle arterie che possono richiedere interventi di sostituzione delle arterie malate con segmenti venosi.

Le ulcere venose croniche sottoposte a cure mediche mostrano la tendenza a guarire e poi a ricomparire, mentre quelle sottoposte al trattamento chirurgico del disordine vascolare guariscono stabilmente nel 74% dei casi. Nei casi più resistenti, gli autoinnesti di pelle forniscono spesso risultati definitivi. Se gli interventi chirurgici sono integrati dalle moderne tecniche di scleroterapia o di laser endovenoso, è possibile eseguirli ambulatoriamente, in anestesia locale e con un’immediata ripresa delle proprie attività. 

Un capitolo a parte è quello poco conosciuto degli interventi di correzione dei difetti congeniti o acquisiti delle vene profonde. È sufficiente sapere che questa è la chirurgia degli “inguaribili” che, però, è applicabile solo in un ristretto numero di casi altamente selezionati.

La scleroterapia, cioè la cura eseguita mediante iniezioni sclerosanti (di farmaci cicatrizzanti) nelle vene malate, si è notevolmente evoluta negli ultimi 20 anni con l’invenzione della schiuma. Alcuni dei farmaci liquidi sono miscelati con aria o gas inerte e possono essere utilizzati in dosi e concentrazioni ridotte. Forniscono oggi risultati migliori con meno complicazioni. Molti autori impiegano il metodo per il trattamento delle grandi vene, ma la ricerca scientifica dimostra che almeno nel 30-40% dei casi le vene si riaprono e si ammalano nuovamente dopo una media di 5 anni.

Noi, come la maggior parte degli specialisti, preferiamo eseguire la scleroterapia per il trattamento delle varici periferiche e dei capillari, oppure come complemento della chirurgia per limitare l’invasività degli interventi. Questa integrazione è quella che permette i più rapidi tempi operatori e di ricovero. Il trattamento sclerosante delle piccole vene periferiche (le varici reticolari) e dei capillari (le teleangectasie) rappresenta ancora il metodo più soddisfacente ed efficace. 

La tecnica richiede tre cose da parte del medico e del paziente: prudenza, tempo e pazienza. Il progresso tecnologico ha dato negli ultimi anni un ulteriore importante contributo per migliorare i risultati della scleroterapia: la transilluminazione. Con un piccolo strumento luminoso è possibile individuare vene varicose, generalmente quelle reticolari, molto superficiali e di piccolo calibro, normalmente invisibili ad occhio nudo con l’illuminazione tradizionale e non indagabili con altra strumentazione.

Illustrazione 8 - Chirurgia Vascolare


Le più recenti tecniche endovascolari, il laser endovenoso e le sonde a radiofrequenza, riproducono mediante l’azione termica gli stessi meccanismi cosiddetti cicatrizzanti della scleroterapia ma senza iniezione di farmaci. 

L’efficacia e la scarsa invasività di queste costose tecniche sono ancora in discussione e sembrano più che altro proponibili nei pazienti con importanti controindicazioni alla chirurgia o alla scleroterapia. Personalmente, vengono da noi utilizzate con soddisfazione nel trattamento intraoperatorio delle varici collaterali periferiche per limitare appunto l’invasività chirurgica ed i tempi dell’intervento.

A conclusione di questo paragrafo è bene sottolineare ancora una volta che i migliori risultati si ottengono non utilizzando una sola tecnica, ma integrando le varie tecniche fra loro per ottimizzarne l'efficacia.

 

Come si fa prevenzione?

La prevenzione può essere divisa in tre aspetti principali:
  • evitare o limitare l’insorgenza delle malattie; 
  • frenare la loro evoluzione verso forme più gravi e soprattutto; 
  • evitare le complicazioni, che, come abbiamo visto, possono creare problemi veramente seri.

L’insorgenza delle malattie delle vene deve essere sorvegliata nei soggetti con familiarità e con uno stile di vita che rappresenti uno o più fattori di rischio, quali: 

  • dieta non equilibrata e povera di vegetali e frutta;
  • consumo di alcolici
  • fumo
  • cure ormonali prolungate (contraccettivi orali, cortisonici ecc.);
  • eccesso di peso e la vita sedentaria;
  • ritmi intestinali non regolari;
  • mancanza di attività sportiva (si rimediare praticandola con l’aiuto di calze elastiche da prevenzione, escludendo gli allenamenti violenti). 
Nei casi con associati disturbi del sistema locomotore, l’assistenza fisioterapica appare fondamentale. In caso di dubbio sembra opportuno procedere alla prevenzione farmacologica ed alla diagnostica di 1° livello.

Nei casi con malattie conclamate è un grave errore attendere il peggioramento o sottovalutare i segnali clinici. Con una diagnosi (di 1° e 2° livello) e un trattamento precoci, anche nelle fasi più iniziali, è più semplice riportare la qualità di vita alla normalità, risolvere contemporaneamente i difetti estetici e avere effetti duraturi nel tempo, prevenendo ottimamente le complicazioni. Nei casi con associati disturbi del sistema locomotore, l’assistenza fisioterapica appare fondamentale.

Nei soggetti a rischio è oggi abituale la prevenzione delle complicazioni, soprattutto trombotiche, in gravidanza, prima dei voli di alta quota e lunga durata (gamba d’aereo o “sindrome della classe economica”), in corso di malattie generali invalidanti e/o immobilizzanti e soprattutto durante e dopo interventi di alta chirurgia. I principali mezzi di prevenzione sono i farmaci anticoagulanti e la compressione elastica con calze. Il rischio trombotico in chirurgia ed ortopedia raggiunge il 62% senza profilassi farmacologica e si riduce a meno del 2% con la profilassi farmacologica e con l'elastocompressione. Il rischio embolico passa analogamente dal 58% a meno dello 0.5%. Anche l’individuazione ed il trattamento precoce delle complicazioni maggiori, come le flebiti e le trombosi profonde sono indispensabili per evitare maggiore severità ed anche i rari eventi fatali.
 

Consigli utili

  • Il primo consiste nel non dare ascolto a fonti d’informazione non sufficientemente affidabili ed evitare i consigli non professionali di amici, conoscenti e “dottori improvvisati”. Di conseguenza, è importante la ricerca delle fonti d’informazione ufficiali e la consulenza di medici Specialisti la cui professionalità sia documentata e comprovata;
  • dare fiducia ai consulenti che seguono protocolli di osservazione clinica, diagnostica ed assistenza allineati con le raccomandazioni contenute in atti di verifica e consenso basati sull’evidenza dei risultati ed attuati in centri di alta specializzazione. È stato infatti sancito con una recente conferenza internazionale di consenso (Congresso Mondiale dell'Unione Internazionale di Flebologia 2009) che la figura del moderno “flebologo” richiede un’approfondita conoscenza di tutti i principi di base, teorici e pratici, della diagnostica più avanzata e di tutte le tecniche terapeutiche unitamente alla totale capacità personale di esecuzione. I vari percorsi sono raccomandati nelle moderne Linee guida redatte a cura delle più importanti Società Scientifiche;
  • anche nei confronti di soggetti che antepongono il problema estetico a quello clinico appare raccomandabile applicare le necessarie procedure diagnostiche per l’individuazione, localizzazione ed eventuale quantificazione di una insufficienza venosa cronica latente, iniziale o avanzata, il cui trattamento deve obbligatoriamente precedere qualunque intervento terapeutico a scopo estetico;
  • non sfuggire ai corretti percorsi diagnostici per motivi organizzativi, economici o per comodità personale;
  • non limitarsi all’applicazione delle terapie più immediate o più gradite e talvolta meno costose (non tutte le spese possono essere coperte dal Sistema Sanitario Nazionale). Esse devono essere scelte consapevolmente, dopo una corretta e semplice informazione basata sulle evidenze scientifiche.
 Conviene riflettere su quanto affermato nel passato da un Capo-Scuola di Angiologia Medica ai propri specializzandi a proposito di varici: “Cari ragazzi, ricordate: le varici rappresenteranno uno dei vostri principali settori professionali. Non fatele mai operare, altrimenti qualcuno guarisce!”. Certi esempi, anche se ironici e spiritosi, contengono talvolta delle verità confessabili solo sotto forma di scherzo, ma devono rappresentare modelli di una vecchia medicina da sostituire per alcuni importanti aspetti e da aggiornare alla luce delle conoscenze e moderne sempre affiancandole a quelle tradizionali (da non dimenticare mai).
 

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