Quando fare la prima visita ortopedica ai bambini?

La possibilità di reperire una grande quantità di informazioni, prevalentemente online, nonché l’interpretazione talvolta errata delle stesse, ha fatto crescere, negli ultimi anni, l'attenzione e l’asia che i genitori prestano verso patologie, o presunte tali, di interesse ortopedico.

Per tale motivo, sono diventate sempre più “famose” alcune patologie, quali: 

  • la scoliosi;
  • il piede piatto;
  • le deformità che interessano gli arti inferiori.
 

Perché portare il bimbo dall'ortopedico?

Il bambino è un paziente complesso. In primis perché è un soggetto in continua crescita ed evoluzione, in cui si pone la necessità di riconoscere, il prima possibile, alcune patologie a carattere evolutivo, in cui dei ritardi diagnostici possono talvolta compromettere i risultati e, quando richiesti, implicare dei trattamenti più impegnativi e complessi. 

Allo stesso tempo, situazioni che possono rappresentare per l’adulto delle situazioni patologiche, nel bambino spesso rappresentano solo fisiologiche tappe del processo di crescita.

Per l’ortopedico pediatrico dunque, diventa necessità imprescindibile una stretta collaborazione con il pediatra, il medico di base, il radiologo, il neurologo, il fisioterapista.
Una prima valutazione del bambino avviene di fatto nella fase immediatamente post-natale da parte del neonatologo che valuta, ove ci fosse bisogno, se indirizzare il nascituro ad una valutazione ortopedica neonatale, come può avvenire, per esempio, in caso di 

  • dubbia displasia congenita dell'anca; 
  • piede torto congenito;
  • torcicollo miogeno congenito.

In questa fase, è da tenersi in debita considerazione sia l'anamnesi familiare (la presenza o meno di patologie ortopediche nei genitori), sia l'anamnesi patologica prossima (il tipo di gravidanza, la modalità del parto).

Illustrazione 1 - Ortopedia e Traumatologia

 

Quando portare il bimbo dall'ortopedico?

Dopo il periodo perinatale una nuova valutazione ortopedica pediatrica può essere indicata dopo l’inizio della deambulazione.

 

In cosa consiste una visita ortopedica della prima infanzia?

Durante tale epoca di vita sono da valutare eventuali:

  • deformità del piede;
  • allineamento degli arti inferiori e superiori:
  • la corretta conformazione della colonna vertebrale

La presenza di un piede piatto non assume una connotazione patologica prima dei 4-5 anni, risultando un appoggio in piatto, fino a questa età, una condizione che fa parte del fisiologico sviluppo del piede di un bambino. Un’alterazione dell’asse calcaneare, associata o meno ad un piattismo plantigrado dopo questa epoca di vita, risulta meritevole di una valutazione specialistica, con conseguenti indicazioni e follow up.

Anche il ginocchio varo (le cosiddette “ginocchia a parentesi”) è un’altra condizione da considerare fisiologica entro certi limiti e fino ad una certa età, così come la deformità opposta, il ginocchio valgo (le cosiddette “ginocchia ad X”). Sono queste deformità che, quando assumono connotati patologici, necessitano talvolta di trattamenti chirurgici, a volte anche impegnativi, e/o approcci multidisciplinari.

In questa fase di vita si possono, inoltre, evidenziare atteggiamenti di 

  • deambulazione sulle punte (toe walking);
  • deambulazione a piedi intraruotati o extraruotati.

Anche in questo caso, tali disturbi alcune volte possono essere fisiologici, mentre altre volte no.

 

Perché è importante una visita in età pre-puberale?

In età pre-puberale l’ortopedico pediatrico dedica particolare attenzione alla valutazione della colonna vertebrale.

Le patologie di più frequente riscontro in questa fase della crescita sono: 

  • la scoliosi, più frequente nelle femmine; 
  • il dorso curvo giovanile, più frequente nei maschietti. 

La scoliosi è una deviazione laterale del rachide che può determinare la comparsa di un gibbo (quella che volgarmente viene definita “gobbetta”), e/o asimmetrie a più livelli.

Il dorso curvo giovanile, invece, si manifesta con un atteggiamento a spalle curve e addome prominente. Il problema delle "spalle curve" è, di fatto, un atteggiamento abbastanza tipico dell'”adolescente moderno”, favorito spesso anche dalle abitudini sedentarie.
Dall'età scolare una valutazione specialistica risulta consigliabile in entrambi i sessi, soprattutto con una anamnesi familiare positiva, seguiti spesso da controlli regolari fino a pieno sviluppo, in relazione ai grandi cambiamenti che interessano a più livelli il bambino.  Spesso in questa fase si può parlare ancora di atteggiamenti che, come tali, sono ancora sensibili a correzioni, seguendo indicazioni specialistiche.

Anche in questi casi una valutazione ortopedica, così come l’eventuale esecuzione di approfondimenti diagnostici, risultano sicuramente indicati per una diagnosi corretta e precoce, da cui derivano trattamenti corretti e precoci e risultati più favorevoli.  Ciò evita, molto spesso, terapie più impegnative e, talvolta, provanti anche da un punto di vista psicologico per il giovane paziente. Talvolta consistono, infatti, nei corsetti ortopedici o, quando indicato, anche in trattamenti chirurgici.

 

Quando si vedono i piedi piatti nei bambini?

Questa tematica rappresenta una problematica di frequente osservazione per l’ortopedico pediatrico. Sono pazienti, questi, i cui i genitori sono spesso “i primi a fare diagnosi”, evidenziando uno “strano” modo di deambulare o di appoggiare il piede nel bambino, associato talvolta ad una tendenza a deformare le scarpe o ad usurare la suola in maniera insolita. Molto spesso, in questa tipologia di pazienti, viene effettivamente appurata dallo specialista un’alterazione dell’appoggio plantigrado, nonché dell’asse calcaneare. L’elemento più significativo alla valutazione clinica è rappresentato dalla presenza di dolore, per tipologia e sede.  Esso può essere manifestazione di un appoggio plantigrado che non ha trovato un adeguato equilibrio biomeccanico, attraverso i fisiologici meccanismi di compenso, che sono presenti ad ogni livello nel nostro organismo.

Gli interventi terapeutici dell'ortopedico

Gli interventi terapeutici suggeriti dall’ortopedico sono vari e cambiano in funzione del quadro specifico, vanno dall’esecuzione di esercizi chinesiterapici, all’utilizzo di plantari, che possono rappresentare talvolta un buon aiuto per il miglioramento della sintomatologia algica. Tuttavia, è bene precisare, il plantare così come le diverse tipologie di scarpe indicate, non si pongono alcun obiettivo “correttivo” di quella che, di fatto, quando diagnosticata è una vera e propria deformità. Quest’ultima può, quando indicato, essere risolta in maniera definitiva solo con un intervento chirurgico, che prevede l’utilizzo di varie tecniche, in relazione ad ogni specifico quadro clinico. 

 

Bibliografia

  • Clemente, Gabriele, et al. Ortopedia pediatrica: domande e risposte. Università degli Studi di Pavia, 2015.
  • Memeo, A. "Novità in ortopedia e traumatologia pediatrica." Archivio di Ortopedia e Reumatologia 123 (2012): 1-2.
  • Treia, Dott Fabio. "Il piede piatto nel bambino." il caduceo: 16.