Cos’è la ragade anale?
La ragade anale è una ferita lineare localizzata all'ano, in genere posteriore rispetto ai genitali. Si tratta di una patologia abbastanza frequente che colpisce più frequentemente gli uomini rispetto alle donne, ma che può presentarsi a qualunque età, anche in quella pediatrica.
Quali sono le cause?
La causa principale per cui può manifestarsi una ragade anale è l'emissione di feci dure, che traumatizzano il delicato epitelio anale determinando una lacerazione. Anche la diarrea con feci acide e l'infiammazione dovuta alle cause più svariate possono causarne l'insorgenza.
In molti casi vengono chiamate in causa lo stress e la somatizzazione che, influendo sul sistema nervoso involontario, possono causare un ipertono, cioè una contrazione del muscolo anale detto sfintere interno, che non rilasciandosi al momento del passaggio delle feci può determinare lacerazioni epiteliali.
Hanno una considerevole difficoltà a guarire spontaneamente. Spesso le ragadi vengono confuse, non solo dai pazienti, con le emorroidi. Sono una delle cause più frequenti di sanguinamento e di dolore anale.
Quali sono i tempi di guarigione?
Alcune ragadi guariscono spontaneamente in una o due settimane, specie se le feci sono rese più morbide da una dieta adeguata. Non si conosce il motivo per cui altre ragadi invece diventino croniche.
Quali sono i sintomi?
La sintomatologia è caratteristica e il dolore è il sintomo principale. Il dolore si manifesta in tre tempi:
- all'inizio, durante il passaggio delle feci, il dolore è acuto, puntorio;
- segue un periodo libero dal dolore, che ricompare dopo 5-10 minuti di intensità molto più forte, talvolta insopportabile, che tenderà a scomparire spontaneamente solo alcune ore dopo;
- spesso, alla fine della defecazione, si può avere emissione di sangue rosso vivo, prurito, bruciore. Di rado l'emorragia è molto copiosa. Quando la ragade secerne una notevole quantità di siero può rendere l'ano "umido".
Talvolta il dolore e la contrazione spastica dello sfintere anale si estendono alla muscolatura anteriore del pavimento pelvico provocando disturbi urinari (dolore o difficoltà nell'urinare).
I sintomi delle ragadi possono simulare quelli di molte malattie come ascessi, emorroidi, ma anche tumori (dell'ano sebbene le ragadi siano malattie benigne che non tendono a cancerizzare), per cui è necessario che il paziente ricorra al primo sintomo allo specialista.
Come si diagnostica una ragade anale?
La visita proctologica, che richiede esperienza e delicatezza, consiste in un esame obiettivo accurato, dapprima visivo, in cui con lieve divaricazione dei margini anali è possibile evidenziare la ragade, poi esplorativo, in cui con delicatezza il dito esploratore può confermare la sede del dolore e quindi la ragade.
Talvolta, se la sintomatologia lo richiede o esistono dubbi diagnostici, è fondamentale una colonscopia, per escludere tumori o malattie intestinali infiammatorie come il Morbo di Chron di cui la ragade può essere la localizzazione anale.
Un esame importante nei casi di ipertono è la manometria ano-rettale che, eseguita in centri specializzati, serve a valutare lo stato degli sfinteri anali, ed a valutare quale sia il tipo di trattamento chirurgico.
La cura della ragade anale dipende dal tempo di insorgenza, nelle forme iniziali acute l'approccio medico, con una dieta opportuna, la regolarizzazione dell'alvo, l'igiene possono dare buoni risultati.
Nei casi di ragadi che stentano a cicatrizzare e con il tempo cronicizzato, malgrado molti utilizzino dilatatori meccanici, pomate a base di nitroglicerina, iniezioni di botulino, l'intervento chirurgico rimane l'unica cura risolutiva.
Come viene operata una ragade?
L'intervento chirurgico è scarsamente impegnativo per il paziente, tanto è vero che può essere addirittura eseguito in day hospital, ma normalmente si preferisce far fare al paziente un giorno completo di degenza.
L'intervento di breve durata, viene eseguito in anestesia generale o locale, consiste nella divulsione anale, che serve a rilasciare lo sfintere, la toilette della ragade, e una sfinterotomia (piccola incisione del muscolo) parziale per ridurre l'ipertono, a cui segue una plastica (cioè una sutura della mucosa) della lesione utile a ridurre il dolore post-operatorio. Alla fine dell'intervento si lascia una piccola garza intrisa di pomata anestetica sulla ferita chirurgica.
All'indomani dell'operazione si toglie la garza ed il paziente torna a casa. La defecazione può avvenire da subito regolarmente e senza problemi. La chiusura della piccola ferita avviene in un paio di settimane, al termine di cui i punti cadono da soli.
Il dolore nel post-operatorio è ben controllato con gli antidolorifici orali. Ci si può sedere già dal giorno dopo l'operazione, anche se è meglio stare distesi per un paio di giorni ancora. Oppure ci si può sedere cercando di non fare pressione sulla parte interessata.
La sfinterotomia parziale, se ben eseguita, è l'unico modo per impedire quelle forti contrazioni involontarie che causano la ragade e ne impediscono la guarigione. Ovviamente l'intervento deve essere eseguito da chirurgo di provata esperienza perché una sezione troppo ampia dello sfintere potrebbe determinare incontinenza sia a gas che alle feci con invalidità permanente.
Dopo l’intervento la ragade si può ripresentare?
L'intervento chirugico di ragade anale, come detto, previene il riformarsi della ragade ma, anche se perfettamente eseguito, non previene ulteriori successive piccole lesioni dell'epitelio dell'ano.
Quindi è bene sapere che qualche sanguinamento occasionale potrà sempre avvenire nel futuro, in caso di stipsi ostinata (o di emissione di feci dure e voluminose), è bene che il paziente consumi pasti ricchi di fibra ( verdure, frutta, etc), beva molta acqua, faccia una regolare attività fisica (almeno una mezz'ora di passeggiata al giorno), ed esegua un'accurata igiene personale.
In conclusione, una diagnosi precisa porta sempre all'opzione terapeutica più adatta al singolo caso e risolve un problema che spesso condiziona in modo determinante la qualità della vita per la sintomatologia spesso intensa ed invalidante.
Bibliografia
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