Cosa sono le carotidi?

Le carotidi sono le arterie che portano la maggior parte del sangue al cervello. La carotide comune, che nasce dall’aorta a sinistra e da uno dei suoi rami (il tronco anonimo) a destra, si biforca circa alla metà del collo in altre due carotidi:

  • l’esterna che irrora la tiroide, la lingua, la faccia e così via;
  • l’interna che trasporta il sangue  direttamente, ossia senza rami collaterali, al cervello.

Questa è quella che, ovviamente, ci interessa di più perché se si ammala può provocare un ictus. Ma andiamo con ordine.

Illustrazione 1 - Chirurgia Vascolare
 

Qual è la patologia carotidea più diffusa?

La malattia che più frequentemente colpisce in generale le arterie è l’arteriosclerosi, ossia il progressivo accumulo di piastrine, colesterolo e calcio sulla parete del vaso con la formazione di un ispessimento, assimilabile in parte al calcare nei tubi dell’acqua, localizzato che può progredire sino a chiudere l’arteria (trombosi) o perdere pezzi (emboli) che si spostano con la corrente sanguigna e vanno a chiudere come un tappo arterie di calibro minore più avanti nel torrente circolatorio.
 

Cos'è l'ictus?

Per ictus intendiamo un evento cerebrale che determina una sintomatologia, variabile a seconda della localizzazione della trombosi o embolia, di durata compresa fra poche ore (TIA) e tempi variabili sino a determinare una disabilità permanente (stroke).

Sintomi tipici dell'ictus

I sintomi tipici dello stroke sono costituiti da emiplegia (paralisi permanente di un lato del corpo) associato più o meno ad afasia (impossibilità di parlare) se viene colpito il lato sinistro ove hanno sede i centri della parola. E’ bene, a questo punto, ricordare che il cervello è costituito da due emisferi, destro e sinistro, che controllano rispettivamente la parte opposta del corpo: l’emisfero destro controlla il lato sinistro del corpo e viceversa. I TIA, invece, sono la manifestazione più lieve degli accidenti cerebro-vascolari e sono quanto mai variabili potendo manifestarsi sotto forma di vertigine, cecità temporanea di un occhio, svenimento di breve durata e così via.

Diagnosi con ecocolordoppler

La sede da dove più frequentemente si staccano gli emboli è il primo tratto della carotide interna ed è lì che bisogna guardare con attenzione per attuare una prevenzione corretta, non tralasciando ovviamente il resto delle arterie comprese le vertebrali, responsabili dell’apporto di sangue posteriore al cervello. L’esame di scelta per lo screening è l’ecocolordoppler. Se si identifica una lesione (placca) nella carotide interna, se ne devono valutare il grado di stenosi e la morfologia. Il grado di stenosi, ossia quanto la lesione riduce la circonferenza dell’arteria e quindi quanto lume residuo attraverso cui passa il sangue resta, si misura in percentuale. Stenosi maggiori del 65% hanno altissime probabilità di causare una lesione cerebrale in soggetti asintomatici mentre 45% è il limite posto per le lesioni in soggetti che hanno una storia di ictus o TIA. Oltre questi limiti è necessario intervenire. 
 

Quali interventi sono disponibili per il trattamento?

L’intervento si può eseguire open, ossia con un’incisione sul collo e una ripulitura dell’interno dell’arteria oppure per via percutanea, ossia inserendo dall’inguine o dal braccio una sonda che ha sulla punta un palloncino per dilatare l’arteria e con la quale si può introdurre un tubicino (stent) che, inserito nel vaso, vi viene lasciato per mantenerne il lume allargato. La morfologia della placca è altrettanto indicativa: placche di tessuto molle, ossia a basso contenuto di calcio, fortemente disomogenee o ulcerate, impongono una valutazione chirurgica attenta poiché possono essere causa di ictus entro breve tempo. Le lesioni tra il 45 e il 65% necessitano di terapia medica (antiaggreganti piastrinici tipo aspirina o simili) e controlli seriati nel tempo per valutare l’eventuale progressione della lesione.

Quanto è importante l'ecocolordoppler?

Termino sottolineando l’importanza dell’ecocolordoppler nella prevenzione di lesioni vascolari cerebrali e nell’indirizzamento verso un trattamento appropriato.

 

Bibliografia

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