Cos’è l’isterectomia? 

L’isterectomia è uno degli interventi ginecologici maggiori più diffuso. Da diverse indagini risulta che solo il 10-15% delle isterectomie viene eseguita per patologia maligna, mentre l’85-90% viene effettuato per patologia benigna, soprattutto fibromi (30-35%), prolassi uterini (15%), endometriosi (20%), metrorragie o più raramente nel post-partum per metrorragie o infarcimenti uterini. 
 

Illustrazione 1 - Ginecologia e Ostetricia


La medicina basata sull’evidenza ci impone di valutare l’appropriatezza degli interventi medici in relazione alla possibilità che offrono di promuovere o recuperare il bene salute, quindi l’isterectomia, un intervento chirurgico non privo di complicanze, sia precoci che tardive, è giustificata solo se è l’unico mezzo possibile per impedire o riparare un danno rilevante alla salute, e comunque privilegiando le vie di accesso meno invasive e l’asportazione della minor parte possibile dell’utero. 

Il collo dell’utero dovrebbe essere tolto solo in presenza di una propria patologia non altrimenti curabile, in quanto l’amputazione del collo, e quindi le alterazioni dell’innervazione circostante, potrebbe influire negativamente sulle funzioni urinarie, intestinali e sulla sessualità. Tra le complicanze più rilevate vi sono i disturbi psicologici e sessuali, ma i risultati sono alquanto discordanti. 

 

Vantaggi e svantaggi dell’isterectomia 

Studi prospettici hanno evidenziato una riduzione dei sintomi sia con la terapia medica che chirurgica, quindi l’isterectomia dovrebbe essere l’ultima ratio, quando i trattamenti conservativi falliscono. Mentre i dati della letteratura precedentemente sostenevano un aumento delle disfunzioni sessuali, con frequente comparsa di dispareunia, diminuzione del desiderio, diminuita lubrificazione vaginale, gli studi più recenti non confermano questi dati. 

Non bisogna, infatti, dimenticare che la presenza di sintomi quali dolore pelvico cronico, menometrorragie o patologie inerenti la statica del pavimento pelvico, determinano modificazioni negative per la vita sessuale e psicologica della donna, sintomi che dopo l’intervento chirurgico vengono a cessare, in questi casi, quindi, l’isterectomia viene vissuta dalla donna come una liberazione, una guarigione da una malattia fastidiosa, che riporta uno stato di benessere psicofisico che si riflette in senso positivo sulla vita sessuale. 

Altre volte, invece, la donna vive la perdita dell’utero come una grave mutilazione della propria femminilità e come un impedimento alla soddisfazione sessuale, anche del partner, e intimamente non accetta l’intervento, sviluppando un vissuto depressivo-reattivo. Interferisce con il vissuto sessuale la “simbolizzazione” dell’utero da parte della donna, il sogno di possedere in eterno la creatività della Dea-Madre e quindi l’impossibilità ad incarnare quel sogno dopo l’intervento chirurgico. 

Scopo della presente ricerca è indagare le eventuali modificazioni dell’immaginario erotico, componente determinante della sessualità, in un gruppo di donne sottoposte ad isterectomia con conservazione degli annessi, per patologia benigna. 

 

Materiali e metodi 

Nel presente studio abbiamo esaminato un campione di donne (125) isterectomizzate per: fibromatosi uterina (72), prolasso genitale (32), menometrorragie recidivanti (16), apoplessia uterina post-partum (5), nelle quali gli annessi erano indenni e, quindi, sono stati conservati. L’età delle pazienti era compresa tra i 27 ed i 52 anni. Erano tutte donne già madri, appartenenti ad una realtà socioeconomica diversificata, da medio-bassa a medio-alta, e con una scolarità che andava dalla scuola media inferiore all’università. 

Nell’ambito dei controlli periodici post-intervento, abbiamo somministrato alle pazienti il test proiettivo, semi strutturato, di induzione psico-erotica TIPE di Abraham e Valente, integrato da un colloquio libero-guidato. 

Il TIPE (test di induzione psico-erotica) è uno strumento psico-diagnostico che si propone di indagare l’immaginario erotico nella sua dimensione relazionale mediante l’utilizzazione di 8 tavole in “bianco e nero” sufficientemente, ma non completamente, strutturate. Il test sollecita la proiezione di particolari aspetti della personalità, mentre stimola la capacità di elaborare fantasie erotiche più o meno vivaci; durante la somministrazione le 8 tavole vengono mostrate, una ad una, chiedendo al soggetto che cosa vede, cosa suppone succederà in un futuro prossimo e lontano, e come prevede possano evolvere nel tempo i rapporti tra i personaggi raffigurati nella vignetta. 

L’interpretazione dello stimolo, e quindi la proiezione, si basa soprattutto sulla connotazione temporale della risposta, dato che si richiede al soggetto di strutturare in senso dinamico una storia. Una peculiarità del test è di non essere in alcun caso disturbante e di consentire una lettura ed una interpretazione facili. 

I risultati rilevati nel nostro campione sono stati comparati con un campione di controllo costituito da 50 donne della stessa età e stessa realtà socioeconomica e culturale, che non avevano subito interventi demolitori dell’utero. Le risposte fornite da ogni soggetto sono state raggruppate in risposte a connotazione erotica (Σ E), suddivise in: 

  • E1 (eros sentimentale); 
  • E2 (eros sessuale); 
  • E (compresenza dei due eros). 

Mentre quelle di tipo non erotico (Σ non-E) sono state a loro volta distinte in: 

  • F (fisiche); 
  • L (ludiche); 
  • O (di operosità); 
  • V (di attività vitali); 
  • U (di utilità). 
 

Risultati 

Le risposte a connotazione genericamente erotica (Σ E) mostrano, nel gruppo studiato, un aumento di frequenza (25% circa) rispetto al controllo con X² = 3.72, p = n.s. 

In particolare, è aumentata la frequenza delle risposte di tipo E2 (eros sessuale) e, seppure in lieve misura, di quelle di tipo E (con presenza dei due eros), diminuisce invece la determinante E1 (eros sentimentale). 

Per quanto riguarda le risposte a connotazione non-erotica (Σ non-E), nel gruppo di donne isterectomizzate, si osserva un calo di frequenza, specie per le risposte F (fisiche) e V (di attività vitali), con aumento relativo delle risposte L (ludiche) e O (di operosità) con X² = 15.3, p<0.01. 

 

Conclusioni 

Il benessere e l’appagamento sessuale si fondano su due bisogni fondamentali: il bisogno di intimità e il bisogno di eccitazione, per la donna l’intimità emotiva è il valore “principe”; una parte critica nella soddisfazione è costituita dalla qualità dei legami affettivi. 

La qualità della vita sessuale dopo l’intervento demolitivo sull’utero dipenderà anche e, forse soprattutto, da quale era la struttura della personalità del soggetto, dalla qualità dei legami affettivi precedenti l’evento e quindi in definitiva dalla qualità della relazione. 

Anche se l’intervento chirurgico comporta l’asportazione di un organo interno, questa può essere vissuta come una mutilazione visibile (ferita narcisistica), con conseguenti sentimenti di incompletezza e reazioni depressive. Le donne più giovani sono particolarmente vulnerabili sotto il profilo emotivo, specie se l’attrazione fisica costituisce una base fondamentale della relazione. Il timore è quello di non attrarre, di non piacere. Nel rapporto sessuale l’uomo deve dimostrare molto, la donna assai poco, ma se lei non suscita il desiderio di lui, non sa piacergli, si sente sconfitta. 

L’incremento delle risposte di tipo Erotico-Sessuale e Ludico (variabili intimamente connesse nella strutturazione della sfera sessuale dell’individuo) riscontrato nel campione studiato, potrebbe essere, a nostro avviso, attribuito o a un’ipertrofia del fantastico erotico compensatoria di una carente soddisfazione sessuale, oppure ad un effettivo miglioramento della vita sessuale (come in alcuni casi è emerso dai risultati del colloquio libero-guidato) in seguito alla scomparsa, dopo l’intervento, dei sintomi fastidiosi e/o dolorosi che affliggevano la donna e l’hanno condotta al tavolo operatorio. 

Tuttavia, la mancata significatività statistica della risposta a connotazione erotica e l’esiguità del campione non ci permettono, al momento, di propendere per l’una o l’altra delle due ipotesi formulate.