Negli anni ho creato una rete di sostegno ai pazienti affetti da linfedema che si avvale di un approccio multidisciplinare con l’ausilio di colleghi in altre specialità, fisioterapisti, estetiste e altri soggetti dedicati al problema.
Ma cos’è il linfedema? E’ un “gonfiore” causato dal ristagno di linfa. Per capire cos’è la linfa devo spiegare per sommi capi la circolazione nel suo insieme. Le arterie portano il sangue ai tessuti, le vene lo riportano al cuore per poi inviarlo ai polmoni per l’ossigenazione e, infine, i vasi linfatici portano al cuore l’acqua in eccesso dei tessuti, i germi che devono essere eliminati, una parte di proteine e altro. I vasi linfatici passano per dei collettori detti linfonodi che costituiscono le stazioni di “filtraggio” di alcune sostanze e dei germi le cui stazioni principali sono all’inguine, nel cavo ascellare, nel collo, nella regione sopraclaveare, nel mediastino e nell’addome. L’intoppo causa del ristagno può verificarsi a vari livelli e distinguiamo un linfedema in primitivo, ossia senza una causa apparente, che di solito colpisce l’arto inferiore sinistro nei soggetti di sesso femminile e un linfedema secondario. Le cause del primo non si conoscono bene (linfonodi piccoli?, sistema linfatico insufficiente? e altre teorie) e la cura può essere medica (vedi linfedema secondario) o chirurgica (interventi di una certa complessità con successi relativi). Il secondario può essere in rapporto a varie cause, non sempre evidenti. Tumori, chirurgia soprattutto se con asportazione delle stazioni linfatiche per ragioni oncologiche (vedi chirurgia della mammella), radioterapie, insufficienza venosa, malattie dei linfonodi, insufficienza epatica, cardiaca e renale, postura errata, obesità, immobilizzazione prolungata e altre condizioni patologiche costituiscono le cause più frequenti di linfedema. Che fare, quindi, in presenza di questa patologia così ingombrante? Innanzitutto si deve agire sulla causa che la determina cercando di risolvere a uno o più livelli le problematiche di base del paziente. Poi si possono mettere in atto le varie terapie fisiche (ginnastica posturale, attività fisica, riabilitazione precoce, etc.), manuali (linfodrenaggio, massaggi, etc.) e con ausili (pressoterapia, bendaggio elastico, idromassaggio, etc.) che agiscono direttamente sul sintomo alleviando il soggetto dai disturbi, costituiti principalmente da senso di peso di varia entità all’arto colpito e prevenendo sequele come le linfangiti (infiammazioni simili alle flebiti dei vasi linfatici) e sclerosi (indurimento e colorazione della cute) dei tessuti.