Cos'è il glaucoma cronico?
Il glaucoma cronico è una malattia degenerativa del nervo ottico, a decorso lento, che non si accompagna, in genere, a segni di irritazione oculare. Insorge senza una causa dimostrabile o apparente. Lasciata al suo corso, la progressiva degenerazione del nervo ottico, deputato a trasmettere gli impulsi visivi al cervello, causa una lenta ma inesorabile ed irreversibile diminuzione dell'estensione del campo visivo, cui consegue, nei casi più gravi e trascurati, una cecità più o meno totale.
Cosa può provocare il glaucoma?
Il principale ed accertato fattore di rischio è l'ipertensione oculare. Possono poi essere considerati come fattori di rischio:
- la miopia;
- l'età avanzata;
- la familiarità per il glaucoma;
- l’etnia nera;
- il diabete mellito;
- l'ipotensione arteriosa.
Come si manifesta?
Il glaucoma cronico, per lungo tempo, può non provocare alcun sintomo tale da indurre il paziente a consultare il medico oculista. Infatti, tale affezione viene spesso diagnosticata durante visite oculistiche occasionali, richieste semplicemente per una prescrizione di occhiali. Solo quando la malattia è già in fase avanzata si hanno disturbi della vista. Nella maggioranza dei casi, il glaucoma cronico coinvolge entrambi gli occhi, anche se l'inizio dell'affezione può non essere contemporaneo.
Come viene diagnosticato?
Il medico oculista può diagnosticare il glaucoma cronico attraverso i seguenti esami:- tonometria o misurazione della pressione intraoculare. L’aumento della pressione intraoculare (IOP) al di sopra dei 21 mmHg può, infatti, essere considerato sospetto;
- esame del fondo oculare: la valutazione dell'aspetto anatomico del nervo ottico e della retina circostante, spesso, permette di selezionare gli occhi con tendenza a soffrire per tale patologia;
- esame del campo visivo computerizzato: è lo studio della percezione luminosa nella visione centrale. La presenza di difetti tipici, di intensità ed estensione variabile, testimoniano la presenza della malattia;
- gonioscopia: è un esame semplice che ha lo scopo di esplorare l'aspetto anatomico dell'angolo irido-corneale. In esso infatti risiede il sistema di filtrazione dell'umore acqueo: il trabecolato. E' determinante per una corretta strategia terapeutica.
A questi esami si possono affiancare ulteriori indagini quali la pachimetria corneale e l'HRT (tomografia retinica laser Heidelberg). Tali indagini sono indicate in particolare nello studio di casi clinici dubbi o meno eclatanti (borderline).
Quando deve essere curato?
Il medico oculista, dopo avere valutato i vari aspetti clinici e strumentali degli occhi in esame, può decidere se iniziare una terapia. Dunque, la scelta di curare un occhio non è legata unicamente ai livelli di pressione intraoculare, ma allo stato di salute dell'intero sistema visivo.
Come tenerlo sotto controllo?
I danni provocati dal glaucoma cronico, in genere, non possono né migliorare né guarire completamente. È molto importante la diagnosi precoce, cioè quando le lesioni del nervo ottico sono ancora minime ed il campo visivo e la vista non sono stati compromessi, o lo sono solo parzialmente. E' consigliabile eseguire gli eventuali esami strumentali e le visite oculistiche di controllo, con cadenze indicate dal medico oculista.
Come si cura?
Bisogna ridurre i livelli della pressione intraoculare. Ancora oggi questa rimane l'unica forma di terapia efficace. E’ necessario individuare e raggiungere un target pressorio di sicurezza per ogni singolo occhio. Grazie ai presidi farmacologici attuali, si può impedire il più delle volte la progressione del glaucoma cronico. Il medico oculista oggi può prescrivere terapie sempre più semplici da effettuare, perlopiù con l'uso di una sola qualità di collirio da instillare una sola volta al giorno (monoterapia).
Il secondo obiettivo si prefigge di migliorare l'irrorazione sanguigna del nervo ottico: a tal fine andranno individuate e corrette condizioni quali
- il diabete mellito;
- le dislipidemie;
- le anemie;
- il vasospasmo;
- l'ipertensione arteriosa;
- l'iperviscosità ematica.
Talvolta, la terapia medica locale, malgrado l'associazione di più prodotti farmacologici, non è così efficace nel ridurre la pressione intraoculare e/o nell'arrestare la progressione della malattia. In questi casi si fa ricorso a procedure parachirurgiche laser (Trabeculoplastica Argon Laser, Iridotomia Yag laser, ed altre tecniche) spesso efficaci ma non definitive.
Quando si opera il glaucoma?
Negli occhi che non rispondono adeguatamente alla terapia medica locale, né a quella laser, o in presenza di un’ inarrestabile peggioramento del campo visivo si ricorre ad un intervento chirurgico allo scopo di creare una drastica riduzione della pressione intraoculare.
Sono gli interventi "filtranti": La trabeculectomia è una procedura chirurgica che consiste nel creare un tramite diretto tra l'ambiente intraoculare e quello extraoculare al disotto della congiuntiva, nel quale far filtrare l'umor acqueo. La sclerectomia profonda è una procedura chirurgica meno invasiva volta a correggere la ridotta filtrazione dell'umor acqueo ristabilendo meccanicamente la pervietà del sistema filtrante e creando una camera di raccolta e di deflusso nella parete sclerale.
Come si mette il collirio?
Instillare le gocce del collirio prescritto rispettando gli orari e la frequenza indicata dal medico oculista, assicurandosi che penetrino bene nell'occhio.
E' certamente utile imparare la tecnica di autoinstillazione del collirio, per non dipendere da aiuti esterni: dopo aver lavato le mani, ci si deve sedere su una sedia oppure si può stare sdraiati a letto, bisogna aprire bene ambedue gli occhi e guardare verso un punto di riferimento posto sul soffitto sopra di sè. Subito dopo, si deve abbassare con delicatezza con l'indice della mano sinistra la palpebra inferiore.
È consigliabile interporre un fazzolettino di carta monouso tipo veline facciali; in tale maniera fra l'occhio e la palpebra si forma una specie di "sacca" che serve a ricevere le gocce di collirio. Qui, con la mano destra, vanno instillate 1-2 gocce del prodotto. Il flacone deve essere posto ad alcuni centimetri di distanza; chiudere le palpebre, senza stringerle, e attendere per qualche secondo l'assorbimento del prodotto. È possibile asciugare, tamponando, l'eccesso del prodotto fuoriuscito dalle palpebre. Lavarsi le mani ultimata l'operazione.
I vari colliri che riducono la pressione intraoculare non sono tra loro uguali, anche se l'effetto farmacologico finale è analogo. Alcuni possono determinare un lieve bruciore all'atto dell'installazione che permane per alcuni secondi (al massimo 30"), altri possono causare lievi offuscamenti visivi. Sono, così, possibili vari altri effetti collaterali. Si tratta di fenomeni spesso del tutto innocui che non danneggiano l'occhio. Il paziente può informare l'oculista dell'esistenza di tali disturbi. In ogni caso, non si deve sospendere mai di propria iniziativa la terapia prescritta.
Il medico di famiglia ed ogni altro medico specialista consultato dovrebbero essere messi al corrente dell'affezione morbosa in atto e della relativa terapia prescritta, per i possibili effetti collaterali e per le eventuali interferenze farmacologiche.
Bibliografia
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