IMPIANTO RETINICO (VISIONE BIONICA)

CHE COS’È

Trattasi di una protesi impiantata sulla retina a livello maculare che sostituisce la funzione di cellule strutturalmente degenerate (fotorecettori). Consente a tutti gli effetti una stimolazione della via ottica in maniera elettrica. Attualmente solo l’impianto retinico ARGUS Second Sight è stato approvato dalla FDA, gli altri sono sperimentali.
La Second Sight sta investendo ultimamente anche su un impianto corticale chiamato ORION, a discapito di quello retinico ARGUS. Nel mondo sono stati impiantati circa 300 Argus di cui 55 in Italia.
Le protesi si possono impiantare a vari livelli:
  • RETINICO: Impianti sopra-retinici (Toscana): ARGUS SECOND SIGHT;
                              Impianti sotto-retinici (Germania, Tubingen);
  • SOPRACOROIDEALE (Australia, Giappone, Corea del Sud);
  • NERVO OTTICO (Belgio, Cina);
  • CORTECCIA OCCIPITALE: ORION SECOND SIGHT (U.S.A.).

COME FUNZIONA

Il sistema è composto da una parte interna all’occhio ed una parte esterna.
Quest’ultima presenta una piccola telecamera fissata a dei particolari occhiali attraverso cui il paziente assume l’informazione visiva. Questa, attraverso un cavo, arriva ad un’unità di elaborazione video (fissata alla cintura del paziente). L’informazione viene poi rimandata di nuovo su, attraverso il cavo, ad un’antenna anch’essa fissata agli occhiali. L’antenna wire-less manda l’informazione al microchip interno all’occhio. Il microchip è impiantato sulla retina a livello maculare ed è costituito da elettrodi. Ogni elettrodo stimola un gruppo di cellule ganglionari retiniche. Il sistema fissato alla cintura è dotato di filtri. Il paziente decide se usare un filtro bianco su nero, nero su bianco, può decidere il chiarore delle immagini, il contrasto, lo zoom.


COSA VEDE IL PAZIENTE

Visione in scala di grigi, Campo visivo centrale (12-20 gradi). Può localizzare porte/finestre, vedere un vestito se è chiaro o scuro, vedere il viso di una persona cara. Non di più. Il paziente deve imparare ad interpretare questi pattern visivi dopo la riabilitazione.

PATOLOGIE TRATTATE

Retinite pigmentosa. 1 caso di Stargardt avanzato. Fallita la sperimentazione sulla DMLE secca.

PAZIENTI INCLUSI

  • Adulti >25 aa
  • Acuità visiva P.L. o minore
  • Degenerazione fotorecettori
  • Storia precedente di visione soddisfacente
  • Buon livello mentale/cognitivo
  • Buona salute generale
  • Forte motivazione del paziente e della famiglia

PAZIENTI ESCLUSI

  • Glaucoma e neuropatie ottiche
  • Difetti mezzi diottrici
  • Traumi bulbo oculari

CHIRURGIA

Abbastanza complessa e lunga. Approccio via pars plana; si applica il microchip che è un chiodino di 0.9 mm sulla macula. Le complicanze descritte sono state distacco di retina con PVR, distacco di coroide.

RIABILITAZIONE

Lunga e faticosa. Si necessitano parecchie visite di controllo affinchè il paziente apprenda ad interpretare i pattern visivi.

RETINA ARTIFICIALE LIQUIDA

CHE COS’È

Sospensione acquosa di nano-particelle polimeriche fotosensibili che rimpiazzano i fotorecettori degenerati. Queste particelle, stimolate dalla luce, attivano le cellule ganglionari e quindi le vie ottiche. In circa 1 mm cubo ce ne sono 2500.


INTERVENTO

Si effettua, attraverso una cannula guida, una iniezione via pars plana di questa soluzione polimerica sotto la retina. Si attiva di conseguenza la pompa dell’EPR che quindi riassorbe il liquido sottoretinico e le particelle si fermano cosi a livello dello strato dei fotorecettori. Esse si agganciano alle cellule ganglionari (visto in microscopia elettronica). Il vantaggio rispetto agli impianti protesici è che viene coperta fino al 90% della superficie retinica, dando maggiore campo visivo.
L’intervento è meno invasivo e ripetibile, visto che si tratta di una iniezione. Il materiale è biocompatibile e l’effetto è duraturo.


PATOLOGIE TRATTATE

Retinite pigmentosa, DMLE secca. Attualmente non ci sono pazienti operati, è ancora in via sperimentale.

TRAPIANTO DI RETINA (Istituto Clinico S.Anna Brescia)

Prelievo di tessuto retinico autologo prelevato dalla periferia retinica di pazienti con AMD essudativa avanzata e trapiantato in zona maculare.
Il trapianto di retina è stato effettuato in 9 occhi di altrettante persone all’ultimo stadio della forma umida o essudativa della degenerazione maculare legata all’età (AMD), malattia che può causare cecità centrale. Non vedendo ormai praticamente nulla – quasi tutti riuscivano a malapena a contare le dita della mano –, oltre metà dei soggetti (5 su 9) hanno avuto un miglioramento dopo essersi sottoposti all’intervento chirurgico citato. Nel migliore dei casi sono stati recuperati due decimi, in altri tre casi un ventesimo, mentre in ulteriori quattro casi si è rimasti alla conta delle dita (ossia nessun miglioramento); invece un’altra persona è passata dalla mera percezione del movimento della mano alla conta delle dita.
Non sono state notate complicanze importanti come il distacco di retina. Anche se saranno necessarie ulteriori sperimentazioni su un numero superiore di persone, il trapianto di retina rappresenta una della soluzioni chirurgiche che in futuro si potrebbero considerare. [I ricercatori concludono quindi che “l’innesto combinato di porzioni di retina del complesso epitelio pimentato retinico-coriocapillare (RPE-choroid) e di retina neurosensoriale è una potenziale alternativa chirurgica per occhi con degenerazione maculare essudativa all’ultimo stadio, compreso un concomitante foro maculare refrattario”].