Cos’è la tiroidite di Hashimoto?

La tiroidite di Hashimoto è una malattia molto diffusa in tutto il mondo, soprattutto tra la popolazione femminile.

Illustrazione 1 - Endocrinologia

È certamente, la causa più frequente d’ipotiroidismo, perlomeno nelle zone in cui lo iodio ambientale è normale. La T. di Hashimoto, ha una patogenesi autoimmune, infatti sono presenti, invariabilmente, alti livelli circolanti di anticorpi antitiroidei, soprattutto anticorpi anti-TPO ma anche anticorpi anti-TG. Esiste una predisposizione genetica alla malattia, non ancora perfettamente identificata. Oltre alla predisposizione genetica, altri fattori di rischio, sono:
 
  • sesso femminile;
  • gravidanza;
  • alcuni farmaci (amiodarone, litio, citochine);
  • radiazioni;
  • età;
  • infezioni (epatite C).
La malattia può colpire a tutte le età ma l’incidenza aumenta con il progredire degli anni. La tiroide è infiltrata da cellule del sistema immunitario (linfociti B e T) che, progressivamente, distruggono le cellule tiroidee, da qui il termine, usato in passato, di “tiroidite cronica linfocitaria”. In rari casi, è possibile che sia presente anche della fibrosi. Inizialmente, un aumento del TSH porta ad un aumento della produzione di ormoni tiroidei, oltre che ad un aumento di volume della tiroide, ma col passare del tempo, lo stimolo del TSH diventa insufficiente a mantenere una buona funzionalità, per cui i livelli ematici di FT4 finiscono con l’essere sempre più bassi. La malattia esordisce, generalmente, con un gozzo non troppo grande accompagnato da un modesto ipotiroidismo, ma può esordire anche con ipotiroidismo senza gozzo, o con gozzo senza ipotiroidismo.
 

Come si effettua la diagnosi?

La diagnosi si basa soprattutto sul reperto di valori molto alti di autoanticorpi, accompagnati da un aspetto caratteristico all’ecografia: nella prima fase, i segni ecografici sono aspecifici e si osservano un aumento del volume, con aree più o meno estese di aumento dell’ecogenicità (colore chiaro sul monitor) che possono associarsi ad incremento della vascolarizzazione; in fasi più avanzate si ha un aspetto tipico della tiroidite di Hashimoto che consiste in una disomogeneità diffusa, con strie fibro-cicatriziali.
 

Qual è la terapia di riferimento?

La terapia dipende dal quadro clinico e laboratoristico. In caso di valori di TSH non troppo elevati e livelli normali di ormoni tiroidei, è possibile attendere ed eseguire controlli regolari ogni 6-12 mesi, a meno che non ci siano già fenomeni fibrotici. In presenza di un gozzo molto grande e/o che comprima le strutture vicine è indicata la terapia soppressiva (del TSH) con levotiroxina, che determina una rapida regressione del gozzo nella maggior parte dei casi. Anche in caso d’ipotiroidismo franco è indicato iniziare la terapia sostitutiva, sempre con levotiroxina.

La chirurgia, invece, trova indicazione solo in pochissimi casi: quando il gozzo persiste anche dopo un periodo di terapia soppressiva, provocando fenomeni compressivi della trachea (con disturbi respiratori), dell’esofago (con disturbi della deglutizione) e/o dei nervi ricorrenti (con disturbi del linguaggio). In passato alcuni hanno somministrato cortisonici allo scopo di abbassare i livelli di autoanticorpi ma questo approccio è ormai in disuso, perché gli effetti collaterali superavano di molto i benefici ed anche perché, alla sospensione del trattamento, gli anticorpi tornavano alti.

 

Bibliografia

  • Caturegli P, De Remigis A, Rose NR. Hashimoto thyroiditis: clinical and diagnostic criteria. Autoimmun Rev. 2014 Apr-May;13(4-5):391-7.