Cosa sono le suturatrici meccaniche?

Dopo il grande sviluppo della mucoprolassectomia meccanica (SA) per il trattamento del prolasso muco-emorroidario, con l'introduzione delle suturatrici meccaniche circolari PPH01 e PPH03 (Procedure for Prolapse and Hemorrhoids - Ethicon Endo-Surgery, Cincinnati, OH, USA), dedicate e sempre più perfezionate, l'ideatore della SA, Antonio Longo, ha rivolto la sua attenzione alle cause che determinano l’instaurarsi di questa patologia, spingendo le sue ricerche ai casi di maggiore complessità anatomica e funzionale.

Grazie ad approfonditi studi fisio-patologici, favoriti dalle moderne tecniche di acquisizione ed elaborazione di immagini, è giunto a formulare la “teoria unitaria del prolasso”. Questo ha portato al superamento del limite della correzione del semplice prolasso muco-rettale, con la realizzazione di interventi sempre più complessi, spinti fino alla resezione transanale del retto a tutto spessore con anastomosi retto-rettale (Stapled Trans-Anal Rectal Resection - STARR), ottenuta prima con l'ausilio delle stesse suturatrici impiegate per la SA (con doppia stapler PPH01 o PPH03) e poi, nella variante Transtar, con la suturatrice semicircolare ricaricabile CCS30 (Ethicon Endo-Surgery - Cincinnati, OH, USA).

 Illustrazione 1 - Chirurgia Proctologica e Proctologia


Da parte di Longo e di altri autori c'è stata una corsa progressiva all'introduzione di numerose varianti degli interventi STARR e Transtar, spesso consistenti anche in piccoli particolari tecnici per facilitare le manovre chirurgiche, “smussare” alcuni angoli controversi e, in definitiva, migliorare i risultati operativi, ottimizzando gesti manuali, materiali, tempi chirurgici e le metodiche stesse.

I limiti tecnici della STARR e della Transtar sono stati costantemente e ripetutamente evidenziati ed analizzati nel corso di numerosi dibattiti, oltre che sulle più importanti riviste scientifiche. Le soluzioni a tali problemi sono state suggerite sia dallo stesso Longo, che da altri autori. Attualmente esiste una relativa stabilizzazione in questo campo con una certa omogeneizzazione tecnica nelle performance chirurgiche degli interventi in esame ma, in ogni caso, l'argomento, data la sua novità, si presta facilmente ad ulteriori proposte e contributi migliorativi.

 

Quali criticità presentano le suturatrici?

La SA, ormai universalmente conosciuta come “intervento di Longo”, dopo il successo iniziale (e, di conseguenza, le polemiche da parte dei detrattori), si è rivelata ben presto, agli occhi dello stesso ideatore, una tecnica non sempre efficace e vistosamente inadeguata nei prolassi di maggiore entità: il limite principale, nonostante l'impiego di suturatrici dedicate, è la discrepanza tra la capacità del case della suturatrice e la quantità di prolasso da asportare, cosicché, in molti casi, nonostante una perfetta realizzazione tecnica, persiste, al termine dell'intervento, un prolasso residuo importante.

Questo ha indotto molti chirurghi a eseguire una ulteriore mucosectomia utilizzando, in immediata successione, una seconda stapler ad altezza diversa: le due suture circolari, parallele, situate a pochi centimetri una dall'altra, non si sono rivelate una buona soluzione, risultando fonte di complicanze quali maggiore incidenza di emorragie e stenosi, immediate e tardive, ma, soprattutto, favorendo la necrosi ischemica dell'anello di mucosa rettale interposto, per devascolarizzazione a monte e a valle.

Longo, constatata l’evidente necessità di utilizzare una doppia suturatrice nei prolassi più voluminosi, ha intuito la necessità di ottenere una unica linea di sutura: per tale motivo ha iniziato ad impiegare una stapler per la resezione del prolasso dell'emicirconferenza anteriore e una seconda stapler sequenziale per il trattamento del prolasso posteriore; da Longo e da altri 7-9 sono stati adottati accorgimenti particolari, come emiborse di tabacco singole o multiple (da 2 a 4) e/o punti staccati “a paracadute”, fino al raggiungimento di una tecnica più o meno standardizzata, definita prolassectomia con doppia stapler, che consente l'asportazione di una maggiore quantità di prolasso.

A parte alcune sporadiche segnalazioni di complicanze, spesso dovute ad errori tecnici o a tentativi di ulteriori modifiche individuali e/o estemporanee, la prolassectomia con doppia stapler si è dimostrata una procedura eseguibile di routine e decisamente affidabile, nonostante piccole difficoltà tecniche, una delle quali consistente nella formazione abituale (e relativa necessità di affondamento e/o resezione) di due “orecchie” nei punti di convergenza laterali destro e sinistro delle due suture semicircolari, anteriore e posteriore.

Dopo un iniziale, ma breve, entusiasmo è emerso, però, che nemmeno la doppia stapler dava buoni risultati in tutti i casi: mentre il prolasso mucoso ed emorroidario esterno subiva morfologicamente un netto miglioramento, spesso residuavano sintomi funzionali come l'urgenza defecatoria, imprevedibile e con aspetti patogenetici e terapeutici ancora non chiari, del resto comuni a molti interventi ano-rettali, sia per l'aumento della sensibilità che per la riduzione di volume e compliance del retto. 

Tuttavia, il problema maggiore consisteva nella persistenza di difficoltà defecatorie: se in molti casi tale problema migliorava nel post-operatorio, in altri non si registravano significative variazioni, con pazienti, prevalentemente di sesso femminile, costretti a laboriose sedute sul wc, ad abituale impiego di lassativi e/o clisteri e a digitazioni, e con qualità della vita decisamente alterata.

 

Come funziona la resezione della parete rettale?

Tecnicamente semplice, ma geniale dal punto di vista intuitivo, è stato per Longo il passare da una semplice mucosectomia rettale ad una resezione della parete rettale a tutto spessore, realizzando una vera e propria anastomosi retto-rettale meccanica per via transanale. Del resto, l'esame istologico del resecato dopo SA, eseguita sia con PPH01 che con PPH03, sia con singola che con doppia stapler, evidenziava spesso la presenza di “fibre muscolari”, di “tratti di tonaca muscolare” e, in alcuni casi, di “parete rettale”: se questo, inizialmente, è stato considerato un errore tecnico, successivamente è stato accettato come un evento comune, non fonte di problemi e addirittura come elemento favorente una migliore fissazione e stabilità del lifting mucoso.

La prolassectomia con doppia stapler è evoluta, quindi, verso la STARR che, realizzata con una doppia stapler PPH01, ha rappresentato una svolta nel trattamento della defecazione ostruita da prolasso e invaginazione rettale, nonché del rettocele, evitando e soppiantando interventi relativamente complessi e meno efficaci, come quelli di Block, Sarles, Delorme, oltrechè quelli di resezione rettale e/o rettopessi per via addominale, laboriosi, discretamente rischiosi, gravati da alte percentuali di insuccesso e recidiva, e con possibile peggioramento dei sintomi funzionali defecatori.

Anche la STARR ha però messo in evidenza il problema della quantità di prolasso asportabile, rappresentato dal limite volumetrico definito dalla capacità del case delle suturatrici: è stato capito che c'era bisogno di strumenti che consentissero di asportare, à-la-demande, un tratto di parete rettale adeguato alle dimensioni reali della porzione prolassante del viscere, fino alla possibilità di una asportazione pressoché totale del retto: Longo, confortato dalla collaborazione di bio-ingegneri e dalla disponibilità di centri di ricerca, ha realizzato la suturatrice semicircolare ricaricabile CCS30-Transtar, con cui ha iniziato ad eseguire la resezione transanale del retto con evidenziazione dell'apice del prolasso, con multiple suture a sopraggitto e trazione dei capi a paracadute, incisione meccanica longitudinale dell'invaginato fino al limite prescelto, resezione circolare della doppia parete mediante “staplerate” sequenziali (circa 5-6 in totale) e revisione manuale, a termine, della sutura e dell’emostasi.

Il limite (teorico) della Transtar, segnalato dallo stesso Longo, è rappresentato dal prolasso rettale totale esterno, superiore a 3 cm dal margine anale, ma il discorso è così recente che si presenta ampiamente aperto: per ora, prudenzialmente, nei casi di prolasso rettale superiore a tali misure, rimane valido ed indicato l'intervento di Altemeier. 

La Transtar, più impegnativa della STARR dal punto di vista tecnico (richiede una learning curve maggiore, con training formativo specifico in step successivi, in centri altamente specializzati sotto tutoraggio di esperti), gravata da tempi chirurgici prolungati e maggiormente dispendiosa dal punto di vista economico (il DRG relativo non copre il costo dei materiali), non è stata accettata da tutti, anche per alcune complicanze iniziali più o meno gravi (emorragie, deiscenze, stenosi e/o chiusure del retto per suture “spirali”, fistole retto-vaginali, ecc.), prevedibili per ogni nuova metodica, ma che hanno indotto alcuni autori 14-17 al “ritorno” alla STARR, considerata tecnica efficace e meglio gestibile.

 

Esperienza personale

In oltre 12 anni di esperienza operativa, ho personalmente eseguito oltre 5.000 interventi proctologici che, progressivamente nel tempo, hanno rappresentato una percentuale sempre maggiore della casistica operatoria; sempre maggiore è risultata la percentuale di utilizzo delle suturatrici meccaniche, prima limitato al trattamento del prolasso muco-emorroidario, poi anche a quello di ODS.

Nel 1997, dopo i primi 2 casi di SA con l’impiego della suturatrice SDH33, sono seguiti numerosi altri interventi, con l’introduzione di strumenti dedicati, prima PPH01 e PPH03 e successivamente CCS30-Transtar: il numero medio di pazienti operati con stapler è aumentato, fino ad attestarsi sulla media di 120/anno, raggiungendo, alla fine del 2010, i 1.637 casi.

Alla luce dell’esperienza acquisita (emerge in letteratura che i risultati di tali tecniche sono operatore-dipendenti a parità di suturatrice impiegata), ho saltuariamente utilizzato e testato suturatrici di produttori diversi, sia dei più noti, sia di quelli meno conosciuti, di provenienza diversa: l'esperienza con tali presidi è risultata sempre negativa, in termini di scarsa ergonomia, di evidente inadeguatezza dei materiali e di difetti nella chiusura dei punti metallici, anche se, in realtà, i risultati a breve e lungo termine non hanno evidenziato maggiori complicanze, insuccessi o recidive, rispetto ai device impiegati di routine; dalla letteratura si evince che le complicanze delle SA sono, a parità di operatore, suturatrice-dipendenti. 

Invece, i prodotti abitualmente utilizzati hanno sempre risposto adeguatamente alle richieste tecniche, per cui la scelta di tali strumenti è proseguita immutata, con le garanzie di efficacia e sicurezza acquisite in base all'esperienza. Tuttavia, si è sentita l'esigenza di trovare una via alternativa tra la non sempre sufficiente correzione del prolasso ottenuta con la STARR e la complessità tecnica e gli alti costi della Transtar. Inoltre, molti operatori avvertono la necessità di un presidio che permetta di eseguire una resezione rettale di entità adeguata, senza dover estrarre e reintrodurre più volte lo strumento, con il rischio di “perdere l'orientamento” e realizzare suture spirali, irregolari o asimmetriche, problema ancora non risolto. 

Recentemente sono state introdotte sul mercato nuove suturatrici circolari CPH (in base al calibro: CPH32 e CPH34), prodotte da Chex Healtcare e certificate FDA: i test operatori personalmente effettuati hanno confermato dati, già presenti in letteratura, di efficienza ed adeguatezza di tali presidi, con aspetti qualitativi molto simili, ma non superiori, a quelli normalmente impiegati. Per tale motivo, nonostante le buone impressioni preliminari, non si sono riscontrati validi motivi (se non il prezzo lievemente inferiore) di sostituire i prodotti comunemente in uso, ben conosciuti, già abbondantemente testati e di sicura efficacia ed affidabilità. Tuttavia, alcune caratteristiche delle suturatrici CPH, soprattutto del modello CPH34, sono risultate interessanti per:

  • il case di elevata capacità che, in associazione con una testina “escavata”, offre la possibilità di accogliere una maggiore quantità di resecato rispetto alle suturatrici PPH;
  • la presenza di 4 scanalature longitudinali (rispetto alle classiche 2) per il passaggio dei fili di trazione del prolasso; 
  • un numero più elevato di agrafes, dotate di un ottimale sistema di chiusura che, insieme a un buon calibro della sutura finale (34 mm), consente, teoricamente, la riduzione dell’incidenza di alcune complicanze, quali deiscenza, sanguinamento e stenosi;
  • dotazione nel kit di un duplice CAD, il classico circolare e uno alternativo, dotato di alette anteriore e posteriore, incompleto ai lati, adattabile a bacini stretti con tuberosità ischiatiche ravvicinate (prevalentemente maschili);
  • presenza di alette sul pomello di chiusura, che consentono un avvitamento più ergonomico;
  • due misure di calibro (32 e 34 mm) e conseguente possibilità di scelta.

In particolare i punti 1 e 2 hanno indotto ad utilizzare tale suturatrice per la realizzazione della STARR, per ottenere una più uniforme e migliore trazione sul prolasso e una più ampia resezione: tale metodica è stata denominata STARR one-stapler o più semplicemente, StarrOne.

 

Metodica operatoria

Si posiziona il paziente (quasi sempre l'indicazione operatoria riguarda il sesso femminile), perlopiù in anestesia spinale, in posizione proctologica “spinta”, col perineo sporgente dal piano del letto operatorio. Si utilizza un tavolino di appoggio davanti all'operatore e si illumina il campo solo con luce frontale. Tutte le fasi dell'intervento vengono documentate fotograficamente. 

Disinfezione della cute perineale, ano e vagina con tampone endovaginale che viene rimosso al termine dell’intervento. Si esplorano preliminarmente ano-retto e vagina, con il semplice ausilio della valva “a farfalla” del kit CPH. Si dilata manualmente lo sfintere con delicatezza e gradualità, fino a consentire l’introduzione del CAD che viene ancorato alla cute peri-anale; estratto il mandrino si constata, anche grazie a manovre di introduzione-estrazione di garze, la reale entità dell'invaginazione, che può arrivare al margine inferiore del CAD, a volte superandolo leggermente.

Con l’ausilio di un tampone montato, si passa un primo punto sulla mucosa dell'apice estremo anteriore del cilindro prolassante: la trazione su questo punto consente un secondo passaggio più profondo che interessa la parete muscolare del retto. Si repertano le code dei fili su pinza emostatica.Si ripete la manovra posteriormente, poi, con l'aiuto che sottende i punti anteriore e posteriore, si appongono punti simili a destra e sinistra, con possibilità di trazionare il prolasso sui 4 punti cardinali: l'ottimale esposizione che ne risulta assicura all'operatore la certezza di poter gestire agevolmente il viscere invaginato con la possibilità di attirare all'interno del case della suturatrice la quantità di prolasso desiderata.

Si introduce la suturatrice, completamente aperta, nel lume rettale, sicuramente oltre la linea dei punti di trazione, ma non oltre il margine superiore del CAD; tramite l'apposito uncinetto si estraggono i fili di trazione nelle 4 apposite corrispondenti scanalature del case. Le code dei fili vengono solidarizzate tra loro con pinze emostatiche per consentire una adeguata ed uniforme trazione al momento opportuno. Si avvita gradualmente e progressivamente il pomello di chiusura della suturatrice, mantenuta sempre lungo l'asse longitudinale del retto, trazionando, nel contempo, i fili che attraggono il cilindro invaginato all'interno del case; prima della chiusura completa si controlla l'adeguatezza del tessuto da resecare e la parete vaginale posteriore, che deve risultare mobile e scorrevole, non impegnata nella stapler

Si completa la chiusura della stapler fino all'indice di operabilità visibile nell’apposita finestra, situata nel versante superiore dello strumento; nell'ambito del range di chiusura, segnalato in “zona verde”, è possibile una limitata discrezionalità da parte dell'operatore, in base alle sue sensazioni e all’esperienza; in ogni caso non è opportuno, in caso di resistenza, completare forzatamente al limite massimo il serraggio, dato che il range di operabilità consente una scelta non obbligata di tale opzione. Lo schiacciamento eccessivo dei tessuti può provocare necrosi marginali e/o cattivo ancoraggio delle agrafes, con conseguenze spiacevoli.

Ripetuti gli opportuni controlli finali, sia sulla posizione del bordo della stapler entro i limiti del CAD, sia sull’integrità della parete vaginale, tolta la sicura, si procede alla sutura; dopodiché, senza bisogno di attesa, si allenta leggermente la stretta, con lo svitamento del pomello di chiusura, e si estrae la suturatrice.

Il resecato viene immediatamente visionato per constatarne completezza, regolarità, morfologia e dimensioni. È possibile misurarne il volume mediante immersione in soluzione fisiologica in un contenitore appositamente graduato. Si controlla la pervietà del lume rettale e la regolarità della sutura anastomotica meccanica; si procede ad eventuale emostasi con punti a X; in ogni caso, si ponpongono punti a X ai 4 punti cardinali, come rinforzo della sutura.

Si rimuovono il CAD e il tampone vaginale e si eseguono controlli finali, sia del retto che della parete vaginale posteriore. Constatata la buona riuscita della procedura si termina con l'introduzione, quale spia di un eventuale sanguinamento post-operatorio, di una lunghetta nel retto al di sopra dell'anastomosi, ancorata con punto di seta che, al di fuori del margine anale, viene legato a un rotolino di garza onde impedirne l'eventuale risalita all’interno. Tale doppia garza interna-esterna, in caso di decorso normale e in assenza di eclatanti complicanze emorragiche, viene rimossa dopo qualche ora nella stessa giornata dell'intervento. Generalmente non è richiesta cateterizzazione vescicale, né prima né dopo l'intervento.

 

Casistica personale

A tutto il 2010, sono stati realizzati 8 interventi StarrOne, di cui 6 con CPH34 (tutti in donne) e 2 con CPH32. L'inizio dell'esperienza StarrOne risale al settembre 2009, con il primo intervento eseguito su una donna di 50 anni con ODS da prolasso invaginativo e rettocele, con notevoli ripercussioni psicologiche sulla qualità di vita, oltre che prolasso muco-emorroidario di IV grado, con ano umido. 

All’intervento si è evidenziato che la possibilità di raccolta del tratto invaginato del retto era superiore alle aspettative, tanto da indurre a rinunciare all’utilizzo di una doppia stapler, poiché una sola suturatrice si è rivelata sufficiente; la regolare e ampia sutura finale, senza importante sanguinamento, rafforzata con punti manuali solo in corrispondenza dei punti cardinali, offriva adeguate impressioni di sicurezza

La tecnica è stata decisa estemporaneamente, considerate le caratteristiche del prolasso e quelle della suturatrice CPH34 a disposizione; la confezione del “paracadute” è stata realizzata con 4 suture a sopraggitto sui quadranti antero e postero-laterali destro e sinistro comprendenti, alla fine, l'intera circonferenza del margine distale del prolasso rettale; tale artificio, negli interventi successivi, è stato abbandonato, a vantaggio dei 4 punti di ancoraggio prima descritti. Il decorso postoperatorio della paziente è stato regolare e i risultati funzionali a breve termine eccellenti. Al follow-up a 1, 3, 6, 12 mesi i risultati tecnici sono stati soddisfacenti con esiti chirurgici ben stabilizzati, in assenza di prolasso e rettocele, con rima di sutura mucosa alta, ampia ed estensibile, sfintere normotonico, con contrazione e rilasciamento volontari conservati, buona defecazione con frequenza giornaliera e nessuna necessità di assistenza, ma, soprattutto, con il superamento dei problemi psicologici legati all'alterazione della qualità di vita.

Questo primo successo ha costituito un invito per ulteriori esperienze. Nel secondo intervento StarrOne, con utilizzo programmato della CPH34, evitando borse di tabacco e sopraggitti, sono stati impiegati, per la trazione sul margine distale del cilindro invaginato, solo 4 suture apposte nei punti cardinali, i cui fili sono stati estratti ognuno dalle corrispondenti 4 scanalature dello strumento, con totale attrazione del tessuto da resecare all'interno del case; il risultato tecnico è stato ottimale e ha indotto a perseguire tale strada con adozione della quadruplice trazione anche negli interventi successivi: questo ha portato a una decisa semplificazione tecnica e ad una sensibile riduzione dei tempi operatori.

In 2 pazienti sono state utilizzate suturatrici CPH32. Il primo caso, nel novembre 2009, riguardava un giovane uomo di 36 anni con diagnosi di prolasso mucoemorroidario di IV grado, con ano umido, che doveva essere sottoposto a SA, ma che, dopo posizionamento del CAD, si è rivelato portatore di un importante prolasso invaginativo che non poteva giovarsi di una semplice mucosectomia; dopo colloquio informativo estemporaneo col paziente in anestesia spinale e acquisite le immagini della vistosa invaginazione, si è proceduto a StarrOne con la CPH32, con la quale era stato deciso di realizzare il previsto intervento di SA. Nel secondo caso, del marzo 2010, il device di calibro inferiore è stato utilizzato in una paziente di piccola corporatura, con diametro ano-rettale di dimensioni ridotte.

 

Discussione

Allo stato attuale esistono due “schieramenti principali” di proctologi: quello degli specialisti più conservatori che propendono per interventi tradizionali e consolidati, di cui conoscono bene pregi e difetti, diffidando, invece, delle nuove proposte tecniche e, in particolare, dell'impiego di suturatrici meccaniche, alle quali riservano indicazioni di utilizzo molto limitate, e quello dei fautori della sutura meccanica che l’adottano nella maggior parte dei pazienti; tra questi due gruppi principali esiste un più ristretto numero di specialisti eclettici che adattano, opportunamente, le indicazioni alla diagnosi, secondo logiche e scelte personali dettate da scienza e coscienza; infine, ai due estremi, vi sono, da una parte, alcuni “integralisti” secondo cui le suturatrici non andrebbero mai usate e dall'altra, coloro che ritengono l’utilizzo delle suturatrice la soluzione a quasi tutti i problemi ano-retto-perineali.

La StarrOne rappresenta un'esperienza del tutto preliminare sulla possibilità di realizzazione di una STARR, in caso di ODS da prolasso invaginativo e rettocele, con l'impiego di una sola suturatrice circolare CPH34, di ampio calibro, ampia capacità e versatilità.

I controlli degli 8 casi finora trattati consentono una buona valutazione preliminare del metodo, in assenza di complicanze importanti, con risultati tecnici soddisfacenti e riscontro soggettivo positivo da parte dei pazienti, con disturbi e sequele sopportabili, che ricalcano l'andamento dei maggiormente collaudati interventi di STARR e Transtar.

 

Conclusioni

Non si ritiene possibile, al momento, trarre conclusioni sulla validità della StarrOne, i cui risultati andranno rivalutati a distanza su numeri di gran lunga maggiori. Nemmeno si possono stabilire, con precisione, indicazioni e limiti di tale metodica: in linea di massima, ritengo, alla luce della mia esperienza, che la STARR con doppia stapler possa considerarsi, potenzialmente, in fase di superamento, dato che la StarrOne persegue gli stessi obiettivi, con gli stessi risultati, ma con una maggiore facilità tecnica e con costi dimezzati grazie all'utilizzo di una sola stapler. 

La Transtar conserva invece una validità per i prolassi di dimensioni maggiori, considerando tali quelli in cui il margine inferiore dell'invaginazione supera il limite esterno del CAD e che, quindi, raggiungono un volume tale da non poter essere completamente contenuti, nemmeno dal case di una suturatrice CPH34. 

Per i prolassi totali esterni di dimensioni maggiori l'indicazione principale rimane l'intervento di Altemeier.

 

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