C’è un rapporto tra la guida e le malattie proctologiche?
È ben noto l’impiego di ciambelle più o meno miracolose da parte di automobilisti affetti da malattie nella regione sacro-coccigea e/o anale, che cercano in tale modo di trovare sollievo alle proprie sofferenze.
Anche se una eccessiva vita sedentaria è sempre da sconsigliare (sarebbe meglio talvolta fare i famosi “quattro passi”), in realtà, un diretto nesso causale tra guida di autovetture e patologie anorettali è stato fino ad oggi suggerito in caso di sedili molto duri ed in condizioni di terreno molto accidentato solo per la condizione definita cisti sacrococcigea (CS) o sinus pilonidalis (letteralmente “nido di peli”). Infatti il Dr. Louis Buie, già nel lontano 1944 coniò per questa patologia il termine di “malattia della jeep” avendo egli notato, appunto, che i militari coinvolti in tale attività ne soffrivano più frequentemente degli altri.
La CS colpisce soprattutto soggetti di sesso maschile irsuti, e consiste in un’infezione cronica localizzata poco al di sopra del solco gluteo e causata da peli che vengono “intrappolati” in tale zona fino ad accumularsi in vere e proprie cisti. La malattia si può manifestare in fase acuta con il dolorosissimo ascesso sacro-coccigeo oppure in fase cronica.
Come trattare le cisti sacrococcigee?
Nel primo caso è necessario incidere e drenare l’ascesso, mentre in caso di malattia in fase di cronicizzazione si può suggerire al paziente o di tentare la via “conservativa” (tenere la parte ben pulita e depilata) oppure, con maggiori possibilità di successo, la terapia chirurgica. Questa, in centri non dedicati, viene tradizionalmente eseguita mediante escissione di ampie aree, con conseguente severo dolore postoperatorio, lunga convalescenza (più di un mese) e innumerevoli medicazioni. Infatti, le ampie ferite centrali, hanno la tendenza a guarire in tempi molto lunghi e, se suturate, spesso si riaprono (deiscenza).
Invece, in moltissimi casi ed in accordo agli studi di John Bascom, pubblicati sin dal 1980 (“Pilonidal disease: origin from follicles of hairs and results of follicle removal as treatment”. Surgery, 1980; 87: 567-72), è possibile operare la CS mediante escissione mirata dei soli orifizi cutanei centrali. Tale escissione può essere eseguita mediante bisturi secondo la tecnica originale di Bascom, oppure mediante trephine o curettes per biopsia “punch”, secondo una variante Israeliana (Moshe Gips et al.).
Eventuali più ampie incisioni (ad esempio per drenare ascessi) andranno eseguite solo lateralmente, dove, sempre per motivi meccanici, le ferite tendono a guarire in tempi rapidi. Solo in caso di malattia plurirecidiva, molto estesa e complicata si potranno prendere in considerazione ampie escissioni che, se eseguite mediante la preparazione di appropriati lembi cutanei (ad esempio: plastica a “Z”), guariscono in tempi più brevi ma pur sempre lunghi (generalmente 10-12 giorni).
Guida e malattia emorroidaria
Per quanto concerne la malattia emorroidaria, non è stato mai dimostrato un diretto nesso causale tra questa e la posizione seduta alla guida di autoveicoli e/o motocicli. Al contrario, la stazione eretta prolungata è stata indicata essa come fattore predisponente allo sviluppo di malattia emorroidaria, insieme alla stipsi e ad una certa familiarità. Tuttavia le emorroidi (definite come by-pass artero-venosi che divengono abnormemente sviluppati e tendono a sanguinare e prolassare, ossia a fuoriuscire all’esterno dell’ano), effettivamente, in fase di prolasso, causano (come è ovvio) fastidio se ci si trova seduti, per esempio, alla guida di autovetture. Il prolasso emorroidario è "auto-riducibile" (secondo grado, fuoriesce durante la evacuazione per poi rientrare da solo), oppure può essere ridotto manualmente (terzo grado) o divenire del tutto “irriducibile” (quarto grado della malattia emorroidaria). In quest’ultimo caso risulta evidente come la condizione possa procurare fastidio alla guida di autoveicoli/motocicli.
Da non confondere con la malattia emorroidaria prolassata (gavoccioli rivestiti da mucosa rosea in cui il sintomo principale è il sanguinamento di colore rosso vivo) è la trombosi emorroidaria esterna (con gavoccioli rivestiti da cute e in cui il sintomo principale è il dolore, che può essere veramente drammatico).
Come trattare le emorroidi?
In caso di malattia emorroidaria, la terapia può essere conservativa (medica) nel primo grado (con ammorbidenti fecali e lassativi di volume), interventistica non chirurgica nel secondo o anche terzo grado (il sottoscritto predilige la legatura elastica secondo Barron, che, quasi sempre del tutto indolore, può essere eseguita in ambulatorio e necessita di 4 o 5 sedute a distanza di circa un mese l’una dall’altra), o interventistica chirurgica. In tale caso la scelta è tra:
- tecniche di emorroidectomia “aperta” o “chiusa”;
- intervento di emorroidopessi mediante cucitrice meccanica;
- dearterializzazione emorroidaria (metodo THD).
L’emorroidectomia “chiusa” (ad esempio secondo Ferguson) è molto praticata negli USA e riduce al minimo il rischio di sanguinamento post-operatorio. Il dolore, che tanto spaventa i pazienti prima dell’intervento, viene minimizzato o addirittura del tutto annullato mediante accorgimenti tecnici che fanno parte del bagaglio culturale del chirurgo colorettale (ad esempio, vanno evitati i dolorosissimi tamponi rettali, il paziente va fatto evacuare al più presto, etc.); inoltre l’anestesista potrà somministrare anestetici endovenosi a rilascio progressivo e graduale.
Abbandonata dalle più importanti Società Scientifiche del settore (quali l’American Society of Colon and Rectal Surgeons e la Società Italiana di Chirurgia Colo-Rettale) è la crioterapia, mentre il laser trova posto solo nella fantasia popolare e nell’immaginario collettivo. Infatti il laser è disponibile solo in pochissimi centri e, ad ogni modo, i dati della letteratura dimostrano che non presenta vantaggi particolari rispetto all’utilizzo del bisturi elettrico.
Guida e ragadi anali
Una frequente e dolorosissima condizione morbosa anale (frequentemente associata alla malattia emorroidaria) e che spesso costringe l’automobilista od il motociclista a non potere guidare il proprio veicolo, od a farlo in condizioni di grave disagio, è la ragade anale. Neanche la ragade (che consiste in una fissurazione, piaga o “taglio” a carico dell’ano, situato quasi sempre sulla linea mediana posteriore, forse a causa di una minore irrorazione di tale area) è tuttavia “causata” dalla posizione di guida seduta, che risolta semplicemente insostenibile quando, in realtà, la malattia è già insorta.
Ancora una volta la stitichezza rappresenta un importante fattore predisponente. La terapia consiste in, tra gli altri:
- ammorbidenti fecali;
- dilatatori anali;
- unguenti a base di nitroglicerina;
- nifedipina o altri vasodilatatori;
- infiltrazioni di tossina botulinica.
Anche in questo caso, tuttavia, l’opzione più risolutiva appare l’intervento chirurgico, che, in mani esperte, risolve definitivamente la condizione morbosa. L’intervento più eseguito è la sfinterotomia laterale interna, in cui viene incisa una piccola parte di sfintere anale interno per “detendere” la parte e favorire in definitiva la guarigione della ragade, con risoluzione istantanea dello spasmo, esso stesso causa del dolore.
Bibliografia
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- Dykstra MA, Buie WD. Anal fissures. CMAJ. 2019 Jul 2;191(26):E737. doi: 10.1503/cmaj.190074.