Il rapido diffondersi del Coronavirus nella popolazione ha preso tutti di sorpresa. Gli italiani non avrebbero mai immaginato di essere tutti, ma proprio tutti, esortati vivamente a rimanere a casa, rinunciando a logiche di profitto, convivialità e dinamismo moderno. La velocità con cui tutto è accaduto, ancora non ha fatto metabolizzare la situazione, non completamente, non a tutti. Ciò che ci aspetta è un periodo medio-lungo di domiciliazione delle nostre vite e, come sempre accade, ne uscirà meglio e più forte chi affronta le nuove condizioni con resilienza.
La resilienza è la capacità di sfruttare in modo vantaggioso e dinamicamente costruttivo i traumi trascorsi. È tipica di persone che fanno leva sulle difficoltà per creare nuove soluzioni adattative. È una caratteristica che si impara sin dall’infanzia, ma si sviluppa nel tempo, crescendo ed affrontando gli ostacoli e le avversità. Non è mai troppo tardi per esercitarla e riscoprirla. Ed è proprio una emergenza come quella del Coronavirus ad essere l’opportunità per educarsi alla resilienza, al fine di saper affrontare con lucidità e forza emotiva i duri giorni che verranno e non farsi trovare impreparati quando l’emergenza sarà finita.
Il mio ruolo professionale è anche quello di sostenere motivazioni e resilienza. Per star bene, in salute, è necessario saper governare le emozioni, senza repressioni, canalizzandole nel modo corretto.
I tanti giorni trascorsi in casa non saranno uguali per tutti; per alcuni è il riposo tanto atteso, per altri è una costrizione non voluta. Ma tutti dovremo trovare le risorse emotive adeguate per il senso civico richiesto, affinché si riduca il contagio nella collettività.