Cos'è l’antigene prostatico specifico (PSA)?
L’antigene prostatico specifico (PSA) rappresenta il più importante marcatore per il tumore della prostata. Dalla sua introduzione nella pratica clinica si è assistito a una drastica riduzione della mortalità per questo tumore. Nonostante ciò il PSA non può essere considerato il marcatore perfetto.
La concentrazione di PSA totale correla con le dimensioni della prostata e con le patologie che la possono colpire. Il dosaggio del PSA totale non è quindi in grado di indicare con precisione se la prostata sia affetta da iperplasia benigna (comunemente intesa come ingrandimento o ipertrofia della prostata), da un’infezione o da tumore. In termini tecnici si dice che il PSA è un test a bassa specificità per la diagnosi di tumore della prostata.
Qual è la concentrazione nei pazienti con tumore della prostata?
I pazienti con tumore della prostata hanno un PSA <4 ng/ml in circa il 25% dei casi, mentre il 60-70% dei pazienti con PSA >4 ng/ml hanno il PSA elevato semplicemente per l’ingrandimento benigno della prostata. Determinare il rischio di tumore della prostata in presenza di valori di PSA mediamente elevati (2-10 ng/ml) non è quindi semplice ed è necessario sottoposi alla biopsia prostatica. Ma la maggior parte dei pazienti che vengono sottoposti a biopsia prostatica ricevono un risultato negativo, perché il PSA non era elevato a causa di un tumore.
Di conseguenza vengono eseguite molte biopsie prostatiche che potrebbero essere evitate. Ricordiamo che la biopsia della prostata è un esame invasivo che prevede l’esecuzione di almeno 10-12 prelievi e, nonostante sia mediamente ben tollerato, non è scevro da complicanze.
Esistono marcatori alternativi?
Conoscendo i limiti di specificità del PSA, da molti anni si è alla ricerca di altri marcatori che permettano di quantificare più accuratamente il rischio di tumore della prostata e evitare l’esecuzione di biopsie non necessarie.
PSA totale: cos'è?
Il PSA totale comprende il dosaggio della molecola in forma legata alle proteine e in forma libera, quest’ultima chiamata PSA free. Il PSA free è presente in cinque isoforme. Il [-2]proPSA è la più stabile di queste cinque isoforme ed è correlata alla presenza di tumore della prostata. Il Prostate Health Index (phi) è il risultato derivato dalla combinazione del dosaggio del PSA totale, del PSA free e del [-2]proPSA (secondo la relazione: phi = ([-2]proPSA/PSAfree) x √ PSA totale).
Quali sono le concentrazioni nei pazienti con carcinoma?
I ricercatori hanno osservato che la concentrazione di [-2]proPSA è significativamente più elevata nel sangue di pazienti affetti da carcinoma prostatico e risultano statisticamente più elevati sia la % di [-2]proPSA ([-2]proPSA/PSA free) che l’indice phi. Nei pazienti con PSA totale compreso fra 2-10 ng/mL, con esplorazione rettale non sospetta ed età superiore a 50 anni, la % di [-2]proPSA e l’indice phi sono significativamente più accurati del PSA e del PSA free nell’identificazione dei pazienti affetti da neoplasia prostatica. [-2]proPSA, % di [-2]proPSA e indice phi sembrano correlare con tumori che avranno uno sviluppo clinico e con l’aggressività della neoplasia. Infatti è stato dimostrato che in pazienti che hanno sviluppato forme clinicamente significative e/o aggressive di neoplasia presentano valori elevati di [-2]proPSA, % di [-2]proPSA e indice phi.
Quanto è efficace per la diagnosi di tumore alla prostata?
Si pensa che il [-2]proPSA e l’indice phi, ottenendo una migliore specificità del PSA totale e del PSA free per la diagnosi di tumore, aiuteranno a ridurre il numero di biopsie prostatiche non necessarie. Questi nuovi test mostrano risultati promettenti, ma gli studi necessitano sicuramente di ulteriori conferme su casistiche più ampie. Inoltre, anche se il [-2]proPSA e l’indice phi sembrano più accurati possono sbagliare (cioè risultare positivi in assenza di tumore) e per la diagnosi di tumore della prostata è sempre necessario eseguire una biopsia prostatica.
In quali paesi si utilizzano?
Il [-2]proPSA e l’indice phi da circa un anno sono stati approvati per l’utilizzo clinico sia negli Stati Uniti che in Europa. Tuttavia in Italia i test non sono attualmente rimborsabili dal Servizio Sanitario Nazionale e vengono eseguiti in un limitato numero di centri.
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