Come evitare recidive delle cistiti?

Le linee guida urologiche ci danno le seguenti indicazione riguardo la profilassi delle recidive delle cistiti:
 
  • eliminazione dei fattori di rischio;
  • terapia non antibiotica;
  • profilassi antibiotica nel caso in cui i precedenti accorgimenti falliscano.
Illustrazione 1 - Urologia

Per quanto riguarda la terapia non antibiotica è stato dimostrato che, tra tutte le opzioni proposte e studiate, una dosa giornaliera di 2g di D-Mannosio sia in grado di ridurre il rischio di recidiva, in maniera significativamente maggiore rispetto al placebo.
 

Che significa eliminare i fattori di rischio?

Per eliminazione dei fattori di rischio si intende:
 
  • effettuare una accurata igiene quotidiana con detergenti intimi a pH simile a quello fisiologico vaginale (3,4-4,5);
  • intensificare igiene in corso di mestruazioni;
  • evitare biancheria intima sintetica e pantaloni troppo stretti;
  • cambiare assorbente interno frequentemente;
  • evitare lavande vaginali disinfettanti;
  • urinare prima e dopo il rapporto sessuale;
  • bere molta acqua;
  • trattare la stitichezza e avere adeguato apporto di fibre.
 

Cos'è la terapia non antibiotica?

Terapia non antibiotica: esistono numerosi prodotti studiati per ridurre il rischio di recidive delle cistiti; quei prodotti la cui efficacia è stata più testata sono i seguenti:
 
  • acidificare le urine può aiutare a ridurre la sintomatologia disurica. Nessuno studio condotto in maniera efficace ha portato a risultati tali da consigliarne l’utilizzo nella pratica clinica;
  • l’utilizzo di cranberry: i dati in letteratura sono discordanti. Il suo effetto si basa sulla presenza di proantocianidine (antiossidanti con proprietà antinfiammatoria) di tipo A che sarebbero in grado di ridurre la motilità e quindi effetto antiaderente sui microrganismi quali Pseudomonas Aeruginosa, E. Coli, Proteus Mirabilis. Non è chiara ancora la dose e la formulazione consigliata data la miriade di formulazioni presenti (compresse, succhi, polveri, sciroppi ecc.);
  • probiotici (in particolare i lattobacilli presenti nella flora vaginale) che avrebbero una funzione barriera contro i patogeni. Sappiamo come un alterato ecosistema vaginale sia connesso ad un aumentato rischio di infezioni, possono essere pertanto somministrati sia per via orale che localmente a livello vaginale;
  • utilizzo di antinfiammatori non steroidei: inibendo la biosintesi delle prostaglandine prodotte in corso di infiammazione e aumentate nelle urine delle pazienti affette da cistite, sarebbero in grado di alleviare la sintomatologia, ma non esistono studi sulla loro efficacia nel ridurre il rischio di recidive;
  • l’esatto meccanismo di azione delle erbe medicali utilizzato per trattare la cistite non è noto, e poco chiaro soprattutto per l’eterogeneità dei prodotti e delle piante utilizzate in tutto il mondo. I fitofarmaci potrebbero avere un effetto immunomodulante, di prevenzione dell’adesione batterica, riduzione della proliferazione e moltiplicazione dei microrganismi ed in alcuni casi azione battericida;
  • la profilassi immunoattiva di fatto l’unica ad oggi fortemente raccomandata per tutte le età e sostenuta dalle linee guida dato il buon profilo di sicurezza. Si tratta di lisati batterici in grado di up-regolare la risposta immunitaria alle infezioni urinarie. Esistono formulazioni orali (non in commercio in Italia) e intramuscolari (meno efficaci);
  • le instillazioni endovescicali di acido ialuronico e condroitina solfato e glicosamminoglicani: queste formulazioni hanno comprovato la loro efficacia nel trattamento delle cistiti interstiziali, chimiche e attiniche, potrebbero essere utili anche nel trattamento delle cistiti batteriche anche se il loto efficacia non è ancora stata provata scientificamente. Stesso discorso per le formulazioni orali;
  • la terapia estrogenica vaginale, e non per via orale, ha un ruolo nelle donne in menopausa con carenza estrogenica a livello locale; tali prodotti risultano sicuri sotto il profilo oncologico, possono dare irritazione vaginale, risultati variabili in base al dosaggio e al tipo di estrogeno utilizzato;
  • supplementi vitaminici: la vitamina C è nota nella profilassi delle infezioni con due meccanismi di azione: acidificazione delle urine ed effetto batteriostatico per ridurre nitrati urinari in grado di reagire con ossido nitrico;
  • agopuntura, meccanismo di azione sconosciuto, ma su alcuni pazienti efficace.
 

Qual è il meccanismo di azione del D-mannosio?

Il D-mannosio assunto oralmente viene assorbito nel tratto gastrointestinale ed escreto immodificato nelle urine, dove esplica la sua azione “suturando” i recettori a cui si legano i batteri uropatogeni e impedendo l’infezione.

La fase di invasione da parte dell’E. Coli è preceduta dalla sua adesione alla membrana uroteliale. L’E. Coli è dotato di numerose strutture adesive, Fimbrie e Pili, che consentono a questi microrganismi di aderire e colonizzare le mucose dell’ospite. Gli E.Coli Uropatogeni (UPEC) sono caratterizzati dalla presenza di Pili di Tipo 1 che consistono di subunità: FIMA, FIMF, FIMG, e FIMH. Quest’ultima si lega in modo preciso a recettori uroteliali ricchi di uroplachina 1, una glicoproteina ricca di mannosio. Il D-mannosio è in grado di legare queste strutture e di impedire il legame tra le FIMH e le uroplachine 1. Inoltre, una quota di D-mannosio assorbito potrebbe contribuire alla riparazione dell’epitelio danneggiato. È infatti dimostrato che i mammiferi utilizzano D-mannosio per la biosintesi di glicoproteine che costituiscono parte dell’urotelio.

I lavori in letteratura indicano, nella profilassi delle infezioni urinarie non complicate, ricorrenti dosaggi variabili da 1,4 a 2 grammi al giorno (in mono o bi somministrazione) per una durata variabile da 3 a 6 mesi continuativamente o a cicli.

Nella terapia delle infezioni non complicate, in fase acuta ed in alternativa all’antibioticoterapia, la letteratura indica una prima fase di 3 g di D-mannosio al giorno (in 2-3 somministrazioni/die) per 3-5 giorni seguita da una seconda fase (di 7-10 giorni) con un dosaggio da 1,5 grammi in mono o bi-somministrazione).

La terapia antibiotica come profilassi delle recidive prevede l’utilizzo continuativo di basse dosi di antibiotici per 3-6 mesi e viene presa in considerazione solo quando le prima due opzioni (modificazione dello stile di vita e terapia non antibiotica) siano risultate inefficaci.
 
  • nitrofurantoina 50/100 mg una cpr al giorno;
  • fosfomicina 3 gr ogni 10 giorni;
  • in alternativa l’antibiotico può essere assunto dopo ogni rapporto sessuale.
 

Bibliografia

  • Kranjcec, B., et al. D-mannose powder for prophylaxis of recurrent urinary tract infections in women: a randomized clinical trial. World J Urol, 2014. 32:7
  • Alton G, et al. Direct utilization of mannose for mammalian glycoprotein biosynthesis. Glycobiology. 1998 Mar;8(3):285-95