Nell'ultimo weekend si e' svolto a Milano il congresso annuale dell'EAU (European Association of Urology), la societa' Europea di Urologia, leader assoluta nel campo dell'Urologia mondiale. Durante il congresso sono stati presentati i risultati a 15 anni dello studio PROTECT (Hamdy, NEJM, 2023). Questo e' uno studio inglese che ha analizzato i risultati di chirurgia, radioterapia o sorveglianza attiva nei pazienti con tumore alla prostata localizzato (senza metastasi a distanza). Piu' di 1500 uomini sono stati arruolati per valutare l'efficacia dei tre diversi trattamenti, con circa 500 assegnati in modo casuale a sorveglianza attiva, altri 500 circa a prostatectomia radciale (chirurgia) e altri 500 circa a subire la radioterapia a livello della prostata.
Lo studio ha dimostrato che, a prescindere dalla terapia che il paziente possa aver ricevuto, dopo 15 anni di follow-up, la mortalità specifica per cancro alla prostata rimane bassa. Questo e' altrettanto vero nei pazienti che optano per un'iniziale sorveglianza clinica senza una terapia attiva (chirrugia o radioterapia). Ovviamente, le tre opzioni presentano profili di sicurezza e effetti collaterali diversi, per cui rimane fondamentale adattare ad ogni paziente la terapia adatta, a seconda dei desideri del paziente in termini di qualita' della vita.
I pazienti con tumore alla prostata localizzata devono quindi esigere spiegazioni dal loro urologo su questi tre approcci (chirurgia, radioterapia o sorveglianza) alla luce di questi risultati, identificando la terapia migliore per le loro specifiche esigenze.