Esiste un collegamento tra sessualità e cardiopatia?
Da studi osservazionali effettuati negli ultimi cinque anni risulta un'alta prevalenza di disfunzione erettile (DE) in persone affette da malattie cardiovascolari (fino al 49%) ed è stato anche messo in evidenza che nel 67% dei pazienti nei quali la DE era associata all'angina, il disturbo era insorto circa 3 anni prima della comparsa dei sintomi coronarici.
I dati sembrano dunque confermare l'importanza dei disturbi della funzione sessuale come "marker" precoce di coronaropatia.
Il riscontro, quindi, di una condizione di DE isolata deve fare sorgere il dubbio che questa possa essere la spia di una malattia vascolare sistemica ancora non manifesta come:
- l'ipertensione;
- il diabete;
- la cardiopatia ischemica
Così, da una malattia considerata fino a qualche anno fa di tipo squisitamente uro-andrologico si è ora passati a considerare la DE come una malattia "vascolare".
Quali sono le prove?
Tre sono gli elementi a favore di questo nuovo modo di pensare:
- l'elevata prevalenza nei pazienti affetti da DE dei comuni fattori di rischio per l'arteriosclerosi quali ipercolesterolemia, fumo, diabete e ipertensione;
- l'alta frequenza di tale disturbo in malattie vascolari note quali la cardiopatia ischemica (44-65%), l'ipertensione arteriosa (25-68%), l'ictus cerebrale (80%);
- le modificazioni funzionali e organiche tipiche della arteriosclerosi, cui vanno incontro i vasi arteriosi, sono riscontrabili anche a livello della circolazione peniena
Sono cardiopatico: posso avere rapporti sessuali?
L'argomento "sesso" è stato sempre coperto da profonda riservatezza, sia da parte del medico che del paziente. Oggi che vi è disponibilità di farmaci "favorenti" l'attività sessuale, nati per affrontare il problema, di non irrilevante portata, della DE, questa problematica è emersa in maniera più evidente.
Non disponiamo, in letteratura, di abbondante mole di dati sul rapporto fra impegno fisico, attività sessuale e cardiopatie,e, contrariamente a quanto ad una riflessione superficiale si possa immaginare, non è dimostrata una significativa incidenza dello sforzo fisico eseguito durante attività sessuale quale causa di morte improvvisa.
Ci sono degli studi in merito?
Uno studio condotto nell'ormai lontano 1963 su una popolazione giapponese,aveva dimostrato che, su 5559 casi di morte, solo in 34 poteva riconoscersi uno stretto rapporto fra attività sessuale e morte: in questo studio, peraltro, nel 77% dei casi, si era trattato di rapporti sessuali extraconiugali consumati al di fuori delle mura domestiche.
Emergeva dunque già da allora quello che è rimasto un concetto fondamentale importante, allorquando ci si trovi a dover "autorizzare" la ripresa dell'attività sessuale dopo un evento acuto cardiovascolare ad un paziente in condizioni cliniche stabili, ovvero l'importanza del "coinvolgimento emotivo" che è evidentemente massimo in occasione di un rapporto fugace o clandestino, laddove si cerca di compiere una "performance particolare".
Per il resto, si assume che una prestazione sessuale "normale", pur coinvolgendo l'apparato cardiocircolatorio con moderati aumenti della pressione arteriosa e della frequenza cardiaca, equivalga alla esecuzione di un test da sforzo condotto fino al II-III stadio Bruce.
Dal punto di vista psicologico, poi, e del reinserimento sociale, è sicuramente importante per il paziente sapere di poter riprendere, così come altre quotidiane attività, anche questa funzione.
Quali sono i farmaci “favorenti”?
Il paziente che esce della nostre strutture non soltanto pone il quesito della ripresa della funzione sessuale, ma è anche interessato all'uso dei medicinali "favorenti" , anche per motivi legati alla frequente concomitanza di diabete mellito o per effetto collaterale di terapie cardiovascolari, possibili induttori di DE: la disponibilità di questi farmaci è recente (1995-96), ma già dal 1999 disponiamo delle Linee Guida dell'ACC/AHA e di un Consensus Document pubblicato sul numero di marzo dello stesso anno dell'American Journal of Cardiology, relativamente alle controindicazioni all'uso di Sildenafil (la molecola capostipite, a cui sono recentemente seguiti tadalafil e vardenafil) in pazienti cardiopatici.
Quali sono i rischi del Sildenafil?
Dalle Linee Guida si evince, in sintesi, che il farmaco è sicuramente controindicato nei casi di:
- concomitante assunzione di nitrati, che vanno eventualmente sospesi almeno 72 ore prima dell'assunzione della compressa;
- PA < 90/50 mmHg;
- ipertensione arteriosa severa in politerapia;
- infarto miocardico acuto recente (sei mesi);
- angina instabile;
- scompenso cardiaco di grado avanzato;
- retinite pigmentosa;
- ulcera peptica attiva.
Appare evidente come, in definitiva, le controindicazioni cardiovascolari all'uso di farmaci favorenti la prestazione sessuale, finiscano, di fatto, per coincidere con le controindicazioni all'attività sessuale stessa o, comunque, con l'incapacità fisica obiettiva a svolgere anche un'attività fisica che comporti uno sforzo appena più che lieve.
Bibliografia
- Bergami M, Scarpone M, Bugiardini R, Cenko E, Manfrini O. Sex beyond cardiovascular risk factors and clinical biomarkers of cardiovascular disease. Rev Cardiovasc Med. 2022 Jan 14;23(1):19. doi: 10.31083/j.rcm2301019. PMID: 35092211.
- Drugs and Lactation Database (LactMed®) [Internet]. Bethesda (MD): National Institute of Child Health and Human Development; 2006–. Sildenafil. 2022 Jul 18. PMID: 29999677.