Quali patologie colpiscono le gengive?
Le parodontopatie sono classificate in due grandi gruppi: gengiviti e parodontiti. Sia le gengiviti che le parodontiti possono essere localizzate, quando interessano non più del 30% dei denti, o generalizzate, quando interessano tutta o quasi tutta l'arcata dentaria.
Le gengiviti sono lesioni infiammatorie reversibili del cavo orale e sono facili da trattare, mentre le parodontiti, che interessano l'apparato di sostegno del dente (il parodonto), sono caratterizzate da un'attivazione cronica del sistema immunitario difficile da contrastare.
Come per le gengiviti, la causa prima delle parodontiti è la placca batterica, il "biofilm" presente, più o meno abbondantemente, sulla superficie delle corone dentali e delle mucose del cavo orale; ma a determinare la malattia gioca un ruolo importante la risposta infiammatoria dell'ospite. C'è, inoltre, un'interdipendenza tra la malattia parodontale ed alcune malattie sistemiche, come il diabete, l'aterosclerosi vascolare, l'artrite reumatoide, le gravidanze patologiche, l'obesità, ed alcune sindromi metaboliche, nel senso che l'insorgenza e l'auto-mantenimento dell'una è influenzata dalle altre.
Quali forme ha la parodontite?
Secondo l'American Academy of Periodontology, in base all'evoluzione si distinguono una parodontite cronica, più frequente nell'adulto, e una parodontite aggressiva, più frequente nella pubertà. La prima si manifesta con infiammazione gengivale, sanguinamento spontaneo e/o al sondaggio, perdita di attacco con formazione di tasche parodontali e, infine, con riduzione in altezza dell'osso alveolare. Nella seconda, le stesse manifestazioni evolvono in modo rapido e progressivo e sono localizzate elettivamente a livello dei primi molari e degli incisivi.
La parodontite aggressiva è stata associata (Jordan et al. 2005) ad una più elevata frequenza del "polimorfismo" della lattoferrina nella saliva, nelle popolazioni afro-americane rispetto a quelle caucasiche, e, più recentemente, (Mizuro et al. 2011) ad un disordine della chemiotassi (proprietà delle cellule di essere attratte o respinte da alcune sostanze chimiche, come le tossine batteriche) dei leucociti neutrofili. Possiamo quindi sostenere che le parodontiti hanno un'evoluzione progressiva che va dall'infiammazione gengivale alla perdita di attacco e alla riduzione in altezza dell'osso alveolare, fino alla mobilità e alla perdita del dente come conseguenza finale. Tale processo, se diagnosticato precocemente e curato immediatamente, può anche essere reversibile, evitando di ricorrere ai trattamenti più complessi come la terapia rigenerativa dell'osso.
Cosa provoca l’infiammazione?
Nell'infiammazione dei tessuti parodontali giocano un ruolo importante due fattori: la presenza di sostanze pro-infiammatorie, come le citochine (interleuchina 1-alfa, interleuchina 1-beta, e in particolar modo l'interleuchina 6, peraltro già presente nel fluido crevicolare gengivale in condizioni normali), e la presenza, o meno, della lattoferrina, influenzata dall'omeostasi del ferro, ovvero la ripartizione di questo elemento tra i tessuti, le secrezioni e il circolo sanguigno. Un accumulo di ferro nelle cellule, nei tessuti e nelle secrezioni (la saliva), fa sì che un processo infiammatorio si automantenga nel tempo. Inoltre, la citochina pro-infiammatoria interleuchina-6 (IL-6) è anche coinvolta nella produzione degli osteoclasti, le cellule deputate al rimaneggiamento fisiologico dell'osso. Passiamo ora in rassegna le varie azioni dell' IL-6, mettendole a confronto con quelle della lattoferrina. L' IL-6 è:- responsabile dell'accumulo di ferro nei tessuti e nelle secrezioni;
- provoca, di conseguenza, una carenza di ferro nel circolo sanguigno;
- responsabile dell'aumento degli osteoclasti e della diminuzione degli osteoblasti;
- responsabile quindi dell'automantenimento del processo infiammatorio.
Al contrario, la lattoferrina inibisce l'IL-6, quindi:
- provoca l'assenza di ferro libero nei tessuti e nelle secrezioni;
- è responsabile dell'aumento degli osteoblasti e della diminuzione degli osteoclasti;
- facilita la guarigione dell'infiammazione e del danno tessutale.
Possiamo quindi dedurre che, allo stato delle più recenti acquisizioni, per la diagnosi delle parodontiti, ai criteri su cui ci si è basati finora (indice gengivale, indice di placca, indice di sanguinamento, sondaggio parodontale, esami radiografici), utili solo quando la perdita di attacco è ormai in atto e rilevante, se ne aggiungono altri che permettono di indirizzare l'opera di prevenzione e cura delle parodontiti, e cioè l'analisi del fluido crevicolare gengivale delle citochine pro-infiammatorie (inclusa l'IL-6), ed anche analisi del sangue volte a rilevare anomalie del metabolismo del ferro, e la presenza della lattoferrina salivare in forma libera o digerita.
Bibliografia
- Aggiornamento sulla Diagnosi Parodontale - Società Italiana di Parodontologia (S.I.d.P.), Roma, 4 ottobre 1999 - Dott.P.P. Cortellini, Presidente S.I.d.P.;
- Terapia Parodontale-Strategie per il controllo dell'infezione-S.I.d.P.-Roma, Centro Congressi Frentani,22 maggio 2004 - Dott. P.P. Cortellini;
- Il recupero della dentizione parodontalmente compromessa - corso di aggiornamento OMCeO, Roma, Auditorium Antonianum, 1 aprile 2017;
- Carranza, F. A.: “Parodontologia clinica”- A Delfino Ed. , 1a ristampa , Roma 2014 vol.1°;
- “Lattoferrina e parodontopatie” , Valenti,P. Et al. - “Doctor OS” - Giugno 2016.